Da La Stampa del 24/07/2006
Originale su http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/esteri/200607articoli/8093...

In migliaia costretti a fuggire. Circola una lista con i nomi di 461 persone che sono «ricercate»

L'ultimo mistero in Iraq: la strage degli scienziati

Dalla fine della guerra oltre duecento sono stati assassinati

di Stefania Maurizi

NEL carnaio generale dell'Iraq, dove ormai i morti non si contano più, sta succedendo qualcosa che, a quanto pare, non interessa ai grandi media internazionali: qualcuno sta sterminando gli scienziati iracheni. La vicenda ha i contorni di un vero e proprio mistero, su cui però nessuno indaga. Eppure, la lista dei massacri è lunga e trucissima: secondo riviste autorevoli come Science e Nature, dalla fine della guerra del 2003 a oggi sono stati eliminati più di 200 scienziati di alto profilo e migliaia di loro sono stati costretti a fuggire dall'Iraq. A peggiorare la situazione, nelle settimane scorse è intervenuta una «hit list»: un elenco di 461 scienziati, accademici e intellettuali da colpire. Chi lo ha compilato e messo in circolazione? Chi c'è dietro la strage di cervelli?

Indubbiamente alcuni degli omicidi vanno ricondotti all'esplosione di violenza generalizzata che ha investito l'Iraq: vendette tra vecchi amici e nemici del regime, tentativi di estorsione e truci violenze su base settaria, ma nel complesso la strage appare organizzata e sistematica. C'è chi parla del lavoro di professionisti che puntano a liquidare scienziati che, in alcuni casi, hanno un expertise correlato alle armi di distruzione di massa, expertise che potrebbe far gola a molti; chi sostiene che le teste d'uovo vengono colpite perché collaborano con gli americani e chi al contrario insiste che vengono eliminati proprio perché non collaborano. Tra le organizzazioni che sostengono questa tesi c'è il «The Brussells Tribunal», un comitato internazionale costituito sul modello del Tribunale Russell, promosso negli Anni 60 dal grande filosofo Bertrand Russell per investigare e far conoscere le atrocità americane in Vietnam. Secondo il «Brussells», la strage di scienziati, accademici e intellettuali sarebbe da ricondurre a squadroni della morte legati alle forze americane, che puntano a sterminare l'intellighenzia irachena che non accetta il nuovo corso americano.

Per mobilitare la Comunità internazionale, il comitato ha lanciato una petizione (www.brussellstribunal.org), che è stata sottoscritta da intellettuali di altissimo livello come Noam Chomsky, i premi Nobel José Saramago, Harold Pinter e John Coetzee. Tra i firmatari, per l'Italia spiccano Dario Fo, Franca Rame e Toni Negri. A tutt'oggi, però, la petizione è rimasta sulla carta: nessuna misura è stata presa per fermare la strage e per individuarne le cause, che rimangono avvolte nel mistero. L'unica certezza è che l'Iraq non potrà rinascere come Paese moderno se tutte le sue risorse tecniche e intellettuali vengono cancellate da omicidi e sistematiche fughe all'estero, come ormai succede da tre anni.

Forse, l'emergenza più immediata è quella legata alla fuga dei dottori: il sistema sanitario dell'Iraq, già gravemente provato dalla guerra, è stato devastato dall'esodo di migliaia di medici, che non tolleravano più di vivere in un Paese tanto pericoloso. Tra le fughe eccellenti va registrata quella di Ala Bashir, il chirurgo plastico che per 20 anni si è occupato della salute di Saddam, alimentando - proprio perché chirurgo plastico - varie storie alla X-Files sull'esistenza di sosia del Raìs. Saddam lo stimava tantissimo sia come dottore che come artista, perché Bashir è anche un noto pittore e scultore. Nel 2003, subito dopo la fine della guerra, Ala Bashir scappò dall'Iraq per mantenere la testa attaccata al collo e nella fuga si portò dietro tutti i documenti che poteva. Oggi vive in Inghilterra. A una nostra richiesta di intervista, persone vicine a lui ci hanno risposto che Ala Bashir «sarebbe disposto a parlare della sua arte, ma non di Saddam Hussein». Va comunque detto che non tutti i dottori si sono lasciati alle spalle il Raìs in quattro e quattr'otto. Hussain Majid, per esempio, ha avuto problemi a dimenticare. Capo dei medici della prigione di Abu Ghraib durante il regime di Saddam, Majid e i suoi guidavano le torture dei prigionieri ed emettevano falsi certificati di morte per chi non sopravviveva ai supplizi. Crollato il regime e finita la guerra, Majid fu assoldato dalle forze americane come ufficiale medico ad Abu Ghraib. Cambiò padrone, ma non abitudini. La sera del 4 novembre 2003, l'iracheno Monadel Al-Jamadi fu portato ad Abu Ghraib per essere interrogato. Sotto la supervisione della Cia, Al-Jamadi fu massacrato di botte, appeso al soffitto con le braccia legate dietro la schiena e la testa chiusa in un sacco. Soffrì parecchio prima di morire. A constatare il decesso «per un attacco di cuore» fu un non meglio identificato medico iracheno, che affiancava la Cia. Impossibile dire se quel medico fosse Majid o uno dei suoi scagnozzi rimasti in Iraq: l'unica cosa importante è che, crollato Saddam Hussein, il metodo Majid continuava a trionfare.

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