Da Il Manifesto del 08/06/2006

Un'arma contro il digital divide

Un mini computer, router e access-point autoconfigurante wireless. Ecco il Naaw, l'apparecchio in grado di rilevare la presenza di suoi simili e quella di una connessione internet wireless, sia essa W

di Gabriele De Palma

Si chiama Nuovo Apparato Autoconfigurabile Wireless ma sarà conosciuto con l'acronimo Naaw, e promette di risolvere molti problemi, dal digital divide alle emergenze causate dai disastri ambientali. E' stato realizzato grazie a una felice collaborazione tra il Politecnico di Torino e la società milanese IpWorld, con i finanziamenti del Ministero delle Attività Produttive e della Regione Lombardia, e consiste in moduli dalle dimensioni ridotte (dei cubi di 14 cm per lato) che sono alla stesso tempo mini computer, router e access-point autoconfiguranti wireless. Una volta in funzione i moduli Naaw rilevano la presenza di loro simili e quella di una connessione internet wireless, sia essa Wi.Fi., WiMax, Gprs/Umts o satellitare. Dopo essersi connessi alla dorsale internet, creano quindi una bolla Wi-Fi con tutti i Naaw interconnessi tra loro. Le mirabilie di tale soluzione sono numerose: la rete Naaw, innanzitutto, è altamente riconfigurabile, ovvero laddove alcuni elementi smettano di funzionare, i restanti si riorganizzano rapidamente by-passando il modulo non funzionante. Poi sono aggiornabili facilmente sia in termini di software - anche da remoto - che di hardware, essendo entrambi open source. L'hardware, oltre ad essere open, è anche modulare e quindi permette che al cubo si aggiungano progressivamente varie periferiche, da estensioni di memoria, a sensori di ogni sorta fino alle telecamere. Il vantaggio maggiore però dovrebbe risiedere nel prezzo che, sebbene non ancora stabilito, sarà molto inferiore alle altre soluzioni Wi-Fi oggi sul mercato. Ne abbiamo parlato con il professor Angelo Raffaele Meo, del Dipartimento di Informatica e automatica del Politecnico di Torino, il cui contribuito alla realizzazione del Naaw è stato decisivo.

Professor Meo, quali le applicazioni principali che immaginate per il Naaw?
«Il loro uso primario è nelle aree dove non è economico portare la fibra o il cavo. Inoltre possono essere impiegati ovunque siano installati apparati Wi-Fi in sostituzione degli apparati wi-fi proprietari realizzando economie di costo dell'ordine di un fattore 5 o addirittura 10. Ciò è possibile in virtù del fatto che è una soluzione open hardware, ovvero il passo successivo all'open software.»

Open hardware?
«Hardware il cui know-how che appartiene alla comunità. Un prodotto «open hardware» può essere venduto e comprato perchè «open»non significa «gratis», ma la sua struttura e il suo disegno sono patrimonio collettivo.»

Oltre a essere open, l'hardware è anche modulare, si aggiorna e potenzia senza traumi o sostituzioni.
«La modularità , ossia la scomponibilità in unità diverse, è requisito importante per la riduzione dei costi e il miglioramento dell'ingegneria di prodotto. In questo momento usiamo moduli hardware presenti sul mercato, ma in prospettiva pensiamo anche di progettare e sviluppare prodotti nostri anch'essi open. Ovviamente già ora tutto il software è rigorosamente open e sarà coperto da una licenza gpl.»

L'hardware è già compatibile con il nuovo sistema di numerazione di indirizzi web, l'ipv6?
«Sì, nel senso che i nostri moduli hardware e software sono aperti alla gestione di indirizzi a sei byte. Ma forse è ancora presto per l'ipv6. Vedremo: la questione dell'ipv6 è giusta, ed ha una soluzione ottimale; purtroppo tutto l'installato è ipv4, e vi sono problemi di compatibilità che si possono risolvere ma con costi non indifferenti.»

Quale le prime possibili applicazioni del Naaw?
«In termini di volumi la primaria applicazione è la creazione di bolle wi-fi, dove la soluzione di Ipworld è uguale alle soluzioni offerte dal mercato ma è caratterizzata da costi molto più bassi. Poi vengono le applicazioni video e poi la realizzazione di reti ampiamente riconfigurabili, che interessano le applicazioni militari e quelle civili, che sono complessivamente le più importanti. Penso ai grandi disastri ambientali: io vado con l'aereo e butto giù sul territorio un certo numero di questi oggetti, che si configurano da soli e creano la rete dando in pochissimo tempo la possibilità di trasmettere e comunicare.»

La protezione civile sembrerebbe essere molto interessata, e i Naaw sarebbero utili anche per la cosiddetta e-democracy.
«Sì, la protezione civile dovrebbe essere interessata, e per l'e-democracy la soluzione dei Naaw è valida soprattutto nelle aree montane, dove non c'è la larga banda. E' quindi molto interessante anche come strumento per il superamento del digital divide»

Il Naaw sarà brevettato?
«Noi potremmo brevettarlo ma io sono contrario ai brevetti: quindi cercherò di convincere i colleghi che non è legittimo brevettare qualcosa che tutto sommato ha un contenuto di lavoro nostro pari a 1 per cento rispetto al contenuto di conoscenze collettive che abbiamo utilizzato. Questo ragionamento vale per tutti i prodotti di oggi, non per questo in particolare: qualunque brevetto oggi è una piccola truffa perchè nasconde un contenuto di originalità che è piccolissimo rispetto al know how pregresso che c'è dentro.»

Insomma siamo confinati per sempre a essere nani sulle spalle dei giganti?
«Sì, per fortuna. E questo è bello.»

Il Naaw sembra una soluzione straordinariamente efficace. Quasi troppo. Non corre il rischio di trasformarsi da potenziale 'killer application' a 'killed application'? Non temete la reazione di chi fino a oggi ha avuto il monopolio del Wi-Fi e di dotare la nazione di connessioni a banda larga?
«Eh, sino a quando siamo piccoli possiamo vivere serenamente; se poi diventasse molto frequente l'uso dei moduli Naaw, dovremmo attenderci la vendetta dei potenti. Speriamo di no.»

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