Da The Indipendent del 28/12/2005
Originale su http://news.independent.co.uk/world/africa/article335324.ece

Ancora morte in Congo

di Meera Selva

Mentre il governo congolese cerca di ripristinare la sicurezza in vista delle elezioni del prossimo giugno l'ONU riferisce che circa un migliaio di truppe sostenute dall'Uganda terrorizzano il paese

Un peacekeeper delle Nazioni Unite e tre militari congolesi sono stati uccisi da ribelli sostenuti dall'Uganda a causa della guerra tra bande rivali in corso nella Repubblica Democratica del Congo.

Il governo congolese ha deciso di ristabilire la propria autorità nella regione considerando le elezioni generali del prossimo anno, garantite dopo che il popolo congolese ha votato a favore dell'adozione della nuova Costituzione del Congo da quarant'anni a questa parte.

Le ultime battaglie sono state parte integrante del tentativo di far uscire le truppe ribelli dai propri rifugi nelle foreste della zona orientale del paese. Si stima che a seguito dell'offensiva (durata una settimana) delle truppe congolesi sostenute da 600 peacekeeper dell'ONU – che hanno impiegato proiettili da elicottero – siano rimasti uccisi 35 ribelli. Sabato scorso, 200 peacekeeper nepalesi e 1.500 soldati del governo sono stati catturati nella città di Nioka nel distretto Ituri, una zona in mano ai ribelli.

Il Congo si sta tuttora riprendendo da cinque anni di guerra civile, un conflitto che ha ucciso quattro milioni di persone e che ha coinvolto sei paesi stranieri vicini. Alcune delle milizie che hanno combattuto questa guerra sono oggi attive nel Congo orientale, e ricevono sostegno dai governi del Rwanda e dell'Uganda.

Il portavoce delle Nazioni Unite Hans-Jako Reichen ha riferito che circa un migliaio di truppe sostenute dall'Uganda stanno commettendo violenze e terrorizzando civili nella Repubblica Democratica del Congo. Il governo congolese è determinato a ripristinare la sicurezza in vista delle elezioni parlamentari e presidenziali del prossimo giugno, specialmente nelle province orientali del paese ricche di minerali.

Saranno le prime elezioni per un governo democratico che possa sostituire un'amministrazione transitoria dopo anni di guerra. La settimana scorsa, milioni di cittadini congolesi sono accorsi alle urne per il referendum sulla Costituzione.

Negli ultimi sei anni, le Nazioni Unite hanno inviato 17.000 soldati – la più grande forza di "peacekeeping" del mondo – per contribuire alla sicurezza della regione. Da quando è iniziata la missione in Congo, sono stati uccisi 60 peacekeeper ONU.



Nella Repubblica Democratica del Congo la popolazione civile è schiacciata dalla guerra tra bande rivali. Gli scontri hanno provocato la fuga di migliaia di persone. Il primo dicembre in Katanga è stato attaccato un campo rifugiati, Mazwombe, a quasi millecinquecento chilometri a sudest della capitale Kinshasa, dove si erano accampate almeno 3.000 persone. L’attacco delle milizie al campo di Mazwombe è stata una rappresaglia sui civili, dopo che l’esercito è intervento nel villaggio di Mitwaba alla ricerca di ribelli mimai, guerriglieri tradizionali, invasati e superstiziosi. Per sfuggire alla violenza dei maimai, armati soprattutto di machete con cui fanno a pezzi tutti quelli che incontrano, la gente cerca rifugio nelle foreste, dove gli aiuti umanitari non possono arrivare, e si nutre di radici e frutta.

'Medici Senza Frontiere', che ha lanciato l’allarme, sospetta che molte migliaia di civili siano nel disperato bisogno di assistenza. Ma senza accesso alle aree dei combattimenti è impossibile fornire una reale stima dei bisogni della popolazione.
Annotazioni − Tradotto da Luca Donigaglia per Nuovi Mondi Media

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