Da IPS del 20/12/2005
Originale su http://www.ipsnews.net/news.asp?idnews=31502

Iracheni: lieti che il 2005 sia finito, ma con poche speranze per il 2006

di Arkan Hamed, Dahr Jamail

Nonostante le recenti elezioni parlamentari e una temporanea attenuazione della violenza, gli iracheni rimangono amareggiati per l'anno appena trascorso e scettici per il 2006

"In quanto professoressa in genere viaggio quotidianamente da casa all'università", ha detto Um Feras, un'insegnante di fisica all'università di Baghdad che ha chiesto di cambiare il suo nome per motivi di sicurezza. "Il 2005 è stato un anno terribile, e adesso per me è diventato inaccettabile andarmene da casa per insegnare a causa delle truppe, che indossano sempre occhiali da sole, anche nelle giornate buie, puntando i loro fucili a chiunque come se fossimo dei criminali".

Adesso la maggioranza degli iracheni di Baghdad teme le forze di sicurezza, mentre dozzine di persone sono fatte "scomparire" ogni settimana in tutta la città dalla polizia e dai soldati, mentre di recente sono state scoperte nuove stanze di tortura. La dottoressa Feras ha detto a IPS (Inter Press Service) che il caos quotidiano nelle strade di Baghdad, come le strade ed i ponti chiusi, la fanno sempre essere in ritardo, come la maggior parte dei suoi studenti. "Nulla va bene in Iraq", ha detto la dottoressa. "Torture, amici detenuti, saccheggi delle case, vedere i vicini soffrire di povertà, senza elettricità, senza acqua e battaglie armate ovunque. Ora non abbiamo sollievo da questa sofferenza".

A Baghdad l'elettricità resta molto al di sotto dei livelli pre-guerra, con la maggior parte delle case che ne gode per 3-5 ore al giorno. Nel frattempo, a dicembre, le esportazioni di petrolio sono crollate al ad un minimo che non si vedeva da due anni, mentre fino al 22 % dei 21 miliardi messi a disposizione dal governo statunitense per i progetti di ricostruzione in Iraq sono stati stornati per la sicurezza, secondo Dan Speckhard, il direttore dell'ufficio di gestione della ricostruzione in Iraq, che ha fatto l'annuncio ai reporter all'inizio di questo mese.

Quando le è stato chiesto delle sue speranze ed aspettative per il 2006, la dottoressa dice: "Voglio solo una vita normale ben lontana dagli interessi di quei bastardi che hanno invaso il nostro paese. Non mi preoccupo delle elezioni e della politica e dei nuovi partiti politici perché questi sono solo una piccola parte della strategia degli invasori". La dottoressa ha iniziato a piangere, poi ha aggiunto: "Il mio sogno per l'anno a venire è che gli invasori si ritirino, abbiamo iracheni che vorrebbero governare l'Iraq, [possiamo] costruire qualcosa che abbia a che fare con la la civiltà, abbiamo dei sentimenti per la nostra terra e vite per tornare alla situazione in cui ognuno di noi ama il prossimo e sente la benevolenza di Dio". Si è fermata per riflettere prima di dire, "Ma non posso dire che accadrà".

Altri iracheni, come Ismael Mohammed, un quarantenne che lavora nel settore del cuio, la pensano in maniera simile. "Il 2005 è stato peggio del 2004 perché le forze della coalizione stanno ancora gestendo tutto strettamente nelle loro mani, e nulla è cambiato tranne le facce dei governatori", ha detto a IPS a Baghdad". Stanno cercando di ottenere tutto quello che possono dall'Iraq, nel frattempo la situazione finanziaria sta peggiorando, la disponibilità di benzina è minore e le strade sono mal messe". Le sue idee sullo stato delle infrastrutture sono comuni a Baghdad, mentre l'Iraq soffre un tasso di disoccupazione superiore al 50%, le esportazioni di petrolio restano sotto i livelli pre-guerra, e le infrastrutture sono in sfascio tra le promesse infrante dell'amministrazione Bush.

"Democrazia? Dov'è la nostra democrazia?" ha chiesto Mohammed, che ha detto che il suo miglior giorno del 2005 è stato quando uno dei suoi cugini è stato rilasciato da Abu Ghraib."Libertà? La gente urla senza che nessuno ascolti. Tutto funziona con la corruzione, adesso. Vuoi essere un professore? Facile, devi solo darmi i soldi, e sei un professore". Mohammed ha detto a IPS che resta triste e perplesso perché suo cugino è stato ucciso di recente. "Siamo sciiti. Ma è stato ucciso". E chiede: "Chi trae profitto da questa costituzione, visto che ne abbiamo già una? Chi sta traendo profitto da tutto questo? Il cuoio iracheno era il migliore di tutto il Medio Oriente, ma ora sembra persino che la pioggia abbiamo smesso di cadere in Iraq, mentre il mio commercio ha smesso di crescere. Ora dobbiamo importare il cuoio!"

Secondo lo Institute for Policy Studies, un think tank con base a Washington, il valore dello stock azionario della Halliburtom, la vecchia compagnia militare del vice presidente statunitense Dick Cheney, con cui ha ancora legami finanziari, è aumentato del 138% dal marzo del 2003. La Halliburton ha vinto almeno 10 miliardi di dollari in contratti per le operazioni in Iraq.

Nel frattempo, nemmeno i cittadini statunitensi stanno beneficiando dall'occupazione. Il costo medio della guerra in Iraq per gli Stati Uniti è di 5.6 miliardi di dollari al mese per un totale di oltre 225 miliardi di dollari dall'inizio della guerra, spingendo il debito nazionale oltre gli 8 milioni di milioni di dollari, secondo il dipartimento del tesoro Usa. Per il 2006, Mohammed ha dato voce ai sogni di molti iracheni. "Per sbarazzarci degli invasori e avere Dio con noi, restituite le benedizioni al popolo iracheno", ha detto Mohammed a IPS. "Vogliamo buone persone in posizioni di autorità che compensino per gli iracheni che hanno sofferto. Vorrei vedere gli iracheni lavorare uniti, ponendo il bene del paese sopra le divisioni tra loro e vorrei che si relazionassero come esseri umani".

Mohammed ha aggiunto: "Abbiamo bisogno di un sacco di lavoro per ottenere vera sovranità e per risolvere i problemi portati dagli invasori, perché l'indipendenza non è così facile che possiamo ottenerla in un anno. La democrazia non può essere data così semplicemente; dobbiamo lavorare duramente per essa ed educare le persone a raggiungerla".
Annotazioni − Traduzione di Carlo Martini per comedonchisciotte.org

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