Da La Stampa del 14/12/2005
Originale su http://www.lastampa.it/cmstp/rubriche/girata.asp?ID_blog=43&ID_art...

Pena di morte il capo delle gang di Los Angeles è stato giustiziato

L’agonia di Tookie turba gli americani

Trentaquattro minuti nelle mani del boia

di Maurizio Molinari

NEW YORK - Stanley Tookie Williams è morto con un’iniezione letale rivelatasi più difficile del previsto. Il dottore del penitenziario di San Quintino, in California, ha avuto bisogno di 34 minuti per riuscire a trovare la vena dove infilare la siringa a causa delle muscolose braccia del condannato a morte. Durante questo tempo, sembrato interminabile ai testimoni che hanno assistito all’esecuzione, nella camera della morte è successo quasi di tutto. L’ex co-fondatore della gang criminale dei Crips di Los Angeles è apparso teso, irritato ed «ha a più riprese guardato il medico come se gli stesse chiedendo "ma sai cosa stai facendo?"» ha raccontato una giornalista di una radio locale. Fino alla fine Williams, 51 anni, ha continuato a proclamarsi innocente per i quattro delitti del 1979 all’origine della condanna come hanno insistentemente ripetuto gli avvocati difensori leggendo la risposta al governatore della California, Arnold Schwarzenegger, che 12 ore prima gli aveva negato la grazia per «assenza di pentimento».

Mentre Williams mostrava insofferenza per l’ago che non riusciva ad entrare il pubblico ristretto - composto anche da alcuni suoi parenti - è rimasto in silenzio, esplodendo però in grida di rabbia quando è sopravvenuta la morte. «Lo Stato della California ha appena assassinato un uomo innocente» hanno strillato all’unisono i famigliari alzando il pugno in segno di protesta, imitando il gesto che distingueva i gruppi di militanti anti-segregazionisti degli anni Sessanta.

La contestazione ha colto di sorpresa il personale di sicurezza ed ha attirato l’attenzione di media, tv e siti Internet trattandosi di un episodio con pochi precedenti, che tradisce l’irritazione nella comunità afroamericana per l’esecuzione di un personaggio considerato da tempo il simbolo del recupero dei giovani dalla strada. Al momento dell’esecuzione erano presenti anche alcuni parenti delle quattro vittime del 1979 che - secondo il racconto di un giornalista dell’Ap - sono «rimasti di sasso» nel vedere i pugni alzati verso il cielo. Poco dopo Lora Owens, moglie del padre di una delle vittime del 1979, ha definito l’iniezione fatale «la giusta punizione a lungo dovuta» mentre un altro famigliare ha visto nel comportamento di Williams nella camera della morte «la conferma del fatto che era un ribelle».

Il portavoce del Dipartimento delle carceri, Terry Thornton, ha negato questa ricostruzione degli ultimi momenti parlando di un comportamento «compiacente, quieto e riflessivo» da parte di Williams che «poco prima aveva bevuto latte, visto la tv ed incontrato parenti ed avvocati». Il timore delle autorità della California è legato al rischio che le proteste afroamericane possano degenerare in violenze di strada proprio da parte di bande come i Crips. Ma fino a ieri sera la situazione nelle principali città era calma.

A sentenza eseguita fuori dal carcere di San Quintino la cantante Joan Baez ha improvvisato alcune canzoni, dicendo dal palco: «È stato portato a termine un assassinio a sangue freddo». Di fronte a lei una piccola folla innalzava cartelli per denunciare lo «Stato assassino» mentre il reverendo Jesse Jackson ha invitato a pregare per il morto.

Nel giorno dell’esecuzione Schwarzenegger è stato oggetto di dure critiche da parte di leader locali del partito democratico - che lo hanno accusato di essere una «donnicciola» per aver ceduto alle pressioni dei gruppi conservatori - e del «Los Angeles Times» secondo il quale l’errore del governatore repubblicano risale a quando in gennaio non fermò la prima condanna a morte sulla quale fu chiamato ad esprimersi «mancando l’occasione di affermare una volta per tutte che una società civilizzata non uccide per vendetta».

I nomi di maggiore spicco dei democratici - da Hillary Clinton a John Kerry - hanno invece compiuto un passo indietro, forse temendo quei sondaggi secondo cui il 64 per cento degli americani resta a favore della pena capitale sebbene la Corte Suprema di Washington negli ultimi anni ne abbia sempre più ristretto i limiti di applicazione avvalorando il timore che possa portare all’uccisione di innocenti. Come dimostra il fatto che negli ultimi 25 anni 122 condannati sono stati graziati o liberati anche a seguito di scelte clamorose come quella del governatore dell’Illinois George Ryan che nel 2003 svuotò il braccio della morte di ogni carcere.

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