Da Corriere della Sera del 05/12/2005
«Spezziamo l’alleanza tra miliardari e comunisti»
Monsignor Joseph Zen: «È un cammino lento. Ma alla fine la spunteremo»
di Fabio Cavalera
HONG KONG - Monsignor Joseph Zen, vescovo cattolico di Hong Kong, ha pubblicamente appoggiato la manifestazione per il suffragio universale. «Il nostro è un cammino lento, graduale. Ma alla fine arriveremo in cima alla montagna».
È possibile un accordo con Pechino?
«Il regime comunista non vuole perdere la faccia. I democratici insistono nel porre il limite del 2007-2008 che è quello previsto dalla Costituzione. Credo però che gli spazi per il dialogo ci siano. Pechino dovrebbe accettare di ragionare e discutere quanto meno sulla possibilità, sì, di rinviare il suffragio ma di stabilire contemporaneamente una data certa. Non vogliono il 2007-2008? Dicano quando. Ma diano una indicazione precisa».
L'opposizione ha mandato un bel segnale.
«Il messaggio è chiaro. Di forza e di dolcezza. Noi diciamo a Pechino: abbiate fiducia figlioli, non spaventatevi».
Però la risposta è negativa.
«Purtroppo il governo per difendere le sue posizioni di potere tenta di dare più spazio ai nuovi capitalisti. Questa alleanza va spezzata. Vi è una convergenza di interessi. L'alleanza fra i vecchi comunisti ortodossi e i ricchi, a tutto svantaggio dei lavoratori e della povera gente. Il capitalismo cinese sta aggravando la distanza fra chi soffre e chi invece accumula ricchezze enormi. La disparità è spaventosa. Ecco, Pechino sta dalla parte dei miliardari egoisti. Tanto che non intende introdurre il suffragio universale perché limiterebbe il raggio di influenza, oggi sconfinato, delle lobby. Le quali agiscono attraverso le associazioni di categoria e i rappresentanti che queste nominano. Sono però convinto che con pazienza e determinazione la spunteremo».
È possibile un accordo con Pechino?
«Il regime comunista non vuole perdere la faccia. I democratici insistono nel porre il limite del 2007-2008 che è quello previsto dalla Costituzione. Credo però che gli spazi per il dialogo ci siano. Pechino dovrebbe accettare di ragionare e discutere quanto meno sulla possibilità, sì, di rinviare il suffragio ma di stabilire contemporaneamente una data certa. Non vogliono il 2007-2008? Dicano quando. Ma diano una indicazione precisa».
L'opposizione ha mandato un bel segnale.
«Il messaggio è chiaro. Di forza e di dolcezza. Noi diciamo a Pechino: abbiate fiducia figlioli, non spaventatevi».
Però la risposta è negativa.
«Purtroppo il governo per difendere le sue posizioni di potere tenta di dare più spazio ai nuovi capitalisti. Questa alleanza va spezzata. Vi è una convergenza di interessi. L'alleanza fra i vecchi comunisti ortodossi e i ricchi, a tutto svantaggio dei lavoratori e della povera gente. Il capitalismo cinese sta aggravando la distanza fra chi soffre e chi invece accumula ricchezze enormi. La disparità è spaventosa. Ecco, Pechino sta dalla parte dei miliardari egoisti. Tanto che non intende introdurre il suffragio universale perché limiterebbe il raggio di influenza, oggi sconfinato, delle lobby. Le quali agiscono attraverso le associazioni di categoria e i rappresentanti che queste nominano. Sono però convinto che con pazienza e determinazione la spunteremo».
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