Da La Stampa del 05/12/2005
Originale su http://www.lastampa.it/cmstp/rubriche/girata.asp?ID_blog=43&ID_art...

Le nuove alleanze di Bush secondo uno dei guru della Casa Bianca

«Cara vecchia Europa addio. Il futuro è il Club dei Quattro»

Per Thomas Donnelly gli equilibri globali si stanno spostando verso il Pacifico

di Maurizio Molinari

NEW YORK - «Quattro per quattro». Così riassume la nuova strategia globale della Casa Bianca il politologo Thomas Donnelly, nome di punta del centro studi neoconservatore di Washington «American Enterprise Institute» ed autore di un breve saggio intitolato «The Big Four Alliance» (L'alleanza dei quattro grandi). I «quattro» a cui Donnelly fa riferimento sono Stati Uniti, Gran Bretagna, Giappone ed India. Grande assente invece l'Europa continentale, già partner di ferro nella Guerra Fredda ma ora in declino negli equlibri del XXI secolo.

Leggendo assieme indiscrezioni che trapelano dall'amministrazione, valutazioni di colloqui avuti Casa Bianca e un'analisi critica dell'agenda del presidente George W. Bush (reduce da un viaggio in Estremo Oriente e in procinto di visitare, all’inizio del 2006, l’India) Donnelly trae la conclusione che dall'incontrastata egemonia Usa - la «Pax Americana» - sta «emergendo una strategia di alleanze che ruota attorno a quattro principi strategici che accomunano le quattro potenze». I principi condivisi sono: il timore dell'estremismo, dei governi dispotici e della proliferazione nucleare in Medio Oriente non può essere ignorato; l'aumento di potenza militare ed ambizione politica della Cina pone dei dubbi sul fatto che tale crescita sarà pacifica; la diffusione nel mondo di governi rappresentativi aumenta le prospettive di pace; la forza militare è uno strumento legittimo delle politiche nazionali. L'area dove le crisi si manifestano è l'Eurasia e le «quattro potenze» se ne trovano tutte geograficamente ai margini: gli Usa ne sono separati dagli Oceani, la Gran Bretagna dalla Manica, il Giappone dall'omonimo Mare e l'India dall'Himalaya.

«Proprio il fatto di essere ai margini - è la tesi di Donnelly - pone le quattro potenze nella condizione di bilanciare situazioni di squilibrio in Eurasia». Il motore di questa «nuova alleanza» è dentro l'amministrazione, dove Bush immagina per l'America un ruolo capace di far combaciare la propria egemonia globale con l'impossibilità di operare senza gli alleati. «La dottrina Bush che sta emergendo vede negli Stati Uniti un primus inter pares - scrive il politologo - fra gli altri tre alleati che divengono partner nella gestione della Pax Americana». A rendere possibile questo scenario è quanto avvenuto negli ultimi anni. La Gran Bretagna con Tony Blair ha confermato sui fronti della guerra al terrorismo la «special partnership che la lega agli Usa» unendo sostegno politico - spesso critico - alla preparazione di forze militari «orientate verso la totale interoperabilità con quelle americane dopo il breve flirt con l'esercito europeo». Il Giappone di Junichiro Koizumi «sta rimodellando la propria alleanza con gli Usa sull'esempio britannico» da un lato inviando truppe in Iraq ed Afghanistan, dall'altro dimostrando di volersi guadagnare il seggio permanente all'Onu con un profilo alto nel confronto con la Cina, nel negoziato nucleare con la Nord Corea e nella tutela di Taiwan. Infine l'India: «Per la Cia è il più importante Paese in bilico della comunità internazionale». Archiviata la stagione del non-allineamento, la più grande democrazia del Pianeta è un alleato naturale di cui gli Usa non possono fare a meno nella guerra al terrore per via del fronte aperto con i gruppi fondamentalisti in Kashmir. A differenza di Tokyo e Londra tuttavia New Delhi non ha ancora un forte coordinamento militare con gli Usa ma di questo parlerà Bush durante il viaggio di febbraio, che avrà in agenda anche la richiesta indiana di un seggio permanente al Consiglio di Sicurezza dell'Onu.

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