Da Corriere della Sera del 29/11/2005
Originale su http://www.corriere.it/Primo_Piano/Scienze_e_Tecnologie/2005/11_Novemb...

Aperto a Montreal un vertice mondiale di verifica con 10 mila delegati

Ambiente: il Protocollo di Kyoto è a un bivio

Senza gli Stati Uniti non potrà sopravvivere oltre il 2012. Blair volta le spalle al resto dell'Ue, unica a difendere il trattato

di Franco Foresta Martin

MONTREAL - Il Protocollo di Kyoto affronta il più difficile esame internazionale da quando è stato concepito. È davvero utile a ridurre le emissioni di gas serra che riscaldano l’atmosfera? È economicamente conveniente? Oppure è «inefficace e costoso» come dice il presidente americano Bush che lo ha respinto? Soprattutto: quale sarà il suo futuro oltre la naturale scadenza del 2012? Per la prima volta il controverso trattato climatico, entrato ufficialmente in vigore lo scorso mese di febbraio, viene sottoposto a un tiro incrociato di osservazioni e verifiche, in un vertice mondiale che si è aperto lunedì a Montreal, in Canada, e che si è già meritato il primato di più affollata conferenza ambientale della storia. Più di 10 mila i partecipanti da duecento Paesi, confluiti nel grande Palazzo dei congressi di Montreal che, per l’occasione, viene alimentato dall'energia elettrica prodotta in una «wind farm» (generatori eolici) nella ventosa provincia di Alberta.

«Una conferenza di queste dimensioni produce gas serra per un equivalente di 12 mila tonnellate di anidride carbonica», calcola Berny Latreille, direttore di Environmental Canada. «Il nostro impegno è di neutralizzare queste emissioni ricorrendo a energie rinnovabili». E così Montreal sfoggerà per tutta la durata del summit, che si concluderà l’11 dicembre, autobus e navette sospinti da carburanti ecologici, sistemi di illuminazione e computer alimentati dal vento (di energia solare qui non se ne parla, visto che nevica in continuazione) e rigorosa selezione dei rifiuti per un riciclaggio immediato.

Quanto al Protocollo di Kyoto, fin dalle prime battute della conferenza, si capisce che il trattato salva-clima è a un bivio. Senza gli Stati Uniti non potrà sopravvivere oltre la sua scadenza del 2012. L’orientamento che emerge fra la componente tecnica dei delegati (i politici, cioè i ministri dell'ambiente e dell'energia, arriveranno nella settimana conclusiva della conferenza per prendere le decisioni finali) è

quello di formulare un nuovo trattato in cui pesino meno gli obblighi e le scadenze di riduzione. Più spazio alle cooperazioni scientifico-tecnologiche internazionali volte a sperimentare i processi energetici e produttivi meno dannosi per l’atmosfera e per l’ambiente, suggeriscono in molti, a partire dallo stesso Tony Blair che sembra avere voltato le spalle all'Unione europea, rimasta l'unico blocco a difendere l'attuale trattato climatico. «Ben vengano le tecnologie soft», commentano Jennifer Morgan del Wwf internazionale e altri esponenti dell’ambientalismo storico. «Ma sia ben chiaro che senza obblighi e scadenze non si andrà molto lontano. E i rischi di un clima impazzito a causa delle sempre più evidenti responsabilità dell’uomo non potranno che aumentare».

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