Da La Nuova Ecologia del 17/11/2005
Originale su http://www.lanuovaecologia.it/ecosviluppo/politiche/4969.php
Lo smog copre l’effetto serra
L’ipotesi, che fa discutere la comunità internazionale degli scienziati, è emersa durante un convegno organizzato dal Cnr
Adesso si scopre che le nuvole di smog, soprattutto quello da polveri sottili, “fanno bene” all’effetto serra. «L'effetto di raffreddamento delle nubi atmosferiche di smog potrebbe aver mascherato del 50% il riscaldamento globale dovuto ai gas serra». Se non ci fosse cioè l'inquinamento da polveri, in parte naturale, in parte prodotto dall'uomo, la situazione climatica planetaria potrebbe essere più preoccupante di quella attuale. È un paradosso, ma rappresenta addirittura "un dilemma" per la comunità internazionale perché a «gli sforzi per ridurre l'inquinamento potrebbero smascherare l'effetto delle nubi di polvere e portare a una amplificazione del riscaldamento globale nei prossimi decenni».
A porre in questi termini l'interrogativo è uno scienziato che lavora all'istituto di oceanografia dell'Università californana di La Jolla, a San Diego, Veerabhadran Ramanathan. Ma il tema dell'aerosol, delle polveri sospese che interferiscono in numerosi modi diversi e contrastanti con il clima del pianeta sono tutti gli interventi che si susseguono durante la mattinata di ieri durante un convegno organizzato dal Cnr a Roma. A cambiare sono ancora le differenti valutazioni quantitative del fenomeno: per William Lau, capo del Laboratorio dell'atmosfera Nasa, le polveri schermano almeno il 10% della media delle radiazioni solari, mentre per Gian Paolo Gobbi dell'Istituto di scienze dell'atmosfera del Cnr l'areosol, l'insieme di particelle sospese composte da nitrati, polveri, carbone, ceneri, arriva a fermare un quarto della radiazione solare.
Sono centinaia le particelle della taglia di un micron a entrare nella grande coltre di polvere sospesa che dà luogo a quello che i ricercatori chiamano "nubi marroni atmosferiche". Questa massa di inquinanti può «ridurre di almeno del 10% la media della radiazione solare che raggiunge la superficie terrestre, producendo un effetto di raffreddamento globale che si oppone all'effetto serra», spiega Lau. Ma questo non significa che il mondo scientifico dà il benvenuto alla coltre di smog, piuttosto che «il pericolo potenziale potrebbe essere molto più grande di quanto non si sia calcolato finora». Anche perché le nubi di polveri influenzano non solo la radiazione solare ma anche il sistema delle precipitazioni: «Nonostante l'areosol faccia crescere il numero di nuclei di condensazione delle nubi - aggiunge il capo del laboratorio Nasa - prolunga nello stesso tempo la vita delle nuvole e inibisce la realizzazione delle gocce di pioggia».
«I dati da satellite - spiega Paolo Gobbi del Cnr - rivelano che una fitta, inquinata coltre si spande dovunque sul globo, dalle regioni popolate delle Alpi, dell'Himalaya, del pacoifico e l'Atlantico. Le nubi atmosferiche marroni si formano sopra gli Usa, l'Europa meridionale, l'Amazzonia, l'Africa meridionale e gran parte del sudest asiatico». Una vera e propria copertura che finisce per riflettere radiazioni luminose e termiche nello spazio – spiega - ma anche ad assorbire «il 25% della radiazione solare intercettata», diminuendo la febbre del pianeta.
A porre in questi termini l'interrogativo è uno scienziato che lavora all'istituto di oceanografia dell'Università californana di La Jolla, a San Diego, Veerabhadran Ramanathan. Ma il tema dell'aerosol, delle polveri sospese che interferiscono in numerosi modi diversi e contrastanti con il clima del pianeta sono tutti gli interventi che si susseguono durante la mattinata di ieri durante un convegno organizzato dal Cnr a Roma. A cambiare sono ancora le differenti valutazioni quantitative del fenomeno: per William Lau, capo del Laboratorio dell'atmosfera Nasa, le polveri schermano almeno il 10% della media delle radiazioni solari, mentre per Gian Paolo Gobbi dell'Istituto di scienze dell'atmosfera del Cnr l'areosol, l'insieme di particelle sospese composte da nitrati, polveri, carbone, ceneri, arriva a fermare un quarto della radiazione solare.
Sono centinaia le particelle della taglia di un micron a entrare nella grande coltre di polvere sospesa che dà luogo a quello che i ricercatori chiamano "nubi marroni atmosferiche". Questa massa di inquinanti può «ridurre di almeno del 10% la media della radiazione solare che raggiunge la superficie terrestre, producendo un effetto di raffreddamento globale che si oppone all'effetto serra», spiega Lau. Ma questo non significa che il mondo scientifico dà il benvenuto alla coltre di smog, piuttosto che «il pericolo potenziale potrebbe essere molto più grande di quanto non si sia calcolato finora». Anche perché le nubi di polveri influenzano non solo la radiazione solare ma anche il sistema delle precipitazioni: «Nonostante l'areosol faccia crescere il numero di nuclei di condensazione delle nubi - aggiunge il capo del laboratorio Nasa - prolunga nello stesso tempo la vita delle nuvole e inibisce la realizzazione delle gocce di pioggia».
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