Da Corriere della Sera del 23/11/2005
Berlusconi prepara il ritiro dall’Iraq nel 2006
Il governo italiano sta pensando a una nuova missione civile o di addestramento per la polizia
di Ennio Caretto
WASHINGTON - Il 2006 sarà l'anno del disimpegno militare italiano dall'Iraq. In visita a Tunisi, il premier Silvio Berlusconi dichiara che le truppe potrebbero rimpatriare tra 12-13 mesi: «Ci ritireremo solo quando gli iracheni riusciranno a sostituire con le loro le nostre forze di polizia. Se domandate quale data noi e gli alleati abbiamo discusso, è la fine del 2006». Da Washington, dopo un colloquio con il collega americano Donald Rumsfeld, il ministro della Difesa Antonio Martino precisa che «i tempi e i modi della progressiva riduzione delle truppe saranno da me delineati al Parlamento a gennaio», quando si dovrà rifinanziare la missione. Ma il ministro aggiunge che gli italiani potrebbero restare o tornare in Iraq in un'altra veste. Ipotizza una seconda missione alla conclusione della prima: «Dopo le elezioni di dicembre il governo iracheno non avrà bisogno di essere legittimato dall'Onu e potrebbe chiederci istruttori per la polizia o corpi civili».
Le dichiarazioni di Berlusconi e Martino confermano che l'alleanza sta concordando una exit strategy. Il premier italiano sottolinea i progressi del governo e delle forze irachene, e ricorda che «non abbiamo partecipato alla guerra ma siamo intervenuti con una missione di pace per aiutare l'Iraq, assicurare l'ordine pubblico e creare le condizioni per l'avvento della democrazia». Rileva anche che nelle ultime settimane le nostre truppe sono scese del 10 per cento, e che «abbiamo addestrato 9 mila poliziotti e mille soldati e realizzato 500 programmi per rimettere in piedi le infrastrutture a Nassiriya». Martino evidenzia che «il graduale rientro dei nostri soldati non comporta alcuna rinuncia agli impegni presi con alleati e governo iracheno» e che Rumsfeld «è in sintonia» con l'Italia. Di qui la prospettiva della missione-due, che starebbe a cuore sia a Washington sia a Bagdad.
Il ministro della Difesa introduce tuttavia una nota di cautela: osserva che la data della fine del 2006 «è un orientamento da verificare tecnicamente sul terreno». Una nota che non traspare nelle dichiarazioni a Roma del leader della Margherita Francesco Rutelli. Rutelli segnala che se il centrosinistra vincerà le elezioni, il ritiro potrebbe essere affrettato, sia pure di non molto: «Avverrebbe dalla metà del 2006, nel giro di pochi mesi, d'accordo con le autorità irachene e con l'impegno della comunità internazionale di non lasciare gli iracheni da soli». Al Cairo, dove si conclude la Conferenza della riconciliazione tra gli iracheni promossa dalla Lega araba, gli sciiti fanno una concessione ai sunniti, firmando un comunicato a favore del disimpegno occidentale: chiedono date specifiche per il ritiro delle truppe, condizionandolo però «a un immediato programma nazionale di ricostituzione delle nostre forze di sicurezza».
Le dichiarazioni di Berlusconi e Martino confermano che l'alleanza sta concordando una exit strategy. Il premier italiano sottolinea i progressi del governo e delle forze irachene, e ricorda che «non abbiamo partecipato alla guerra ma siamo intervenuti con una missione di pace per aiutare l'Iraq, assicurare l'ordine pubblico e creare le condizioni per l'avvento della democrazia». Rileva anche che nelle ultime settimane le nostre truppe sono scese del 10 per cento, e che «abbiamo addestrato 9 mila poliziotti e mille soldati e realizzato 500 programmi per rimettere in piedi le infrastrutture a Nassiriya». Martino evidenzia che «il graduale rientro dei nostri soldati non comporta alcuna rinuncia agli impegni presi con alleati e governo iracheno» e che Rumsfeld «è in sintonia» con l'Italia. Di qui la prospettiva della missione-due, che starebbe a cuore sia a Washington sia a Bagdad.
Il ministro della Difesa introduce tuttavia una nota di cautela: osserva che la data della fine del 2006 «è un orientamento da verificare tecnicamente sul terreno». Una nota che non traspare nelle dichiarazioni a Roma del leader della Margherita Francesco Rutelli. Rutelli segnala che se il centrosinistra vincerà le elezioni, il ritiro potrebbe essere affrettato, sia pure di non molto: «Avverrebbe dalla metà del 2006, nel giro di pochi mesi, d'accordo con le autorità irachene e con l'impegno della comunità internazionale di non lasciare gli iracheni da soli». Al Cairo, dove si conclude la Conferenza della riconciliazione tra gli iracheni promossa dalla Lega araba, gli sciiti fanno una concessione ai sunniti, firmando un comunicato a favore del disimpegno occidentale: chiedono date specifiche per il ritiro delle truppe, condizionandolo però «a un immediato programma nazionale di ricostituzione delle nostre forze di sicurezza».
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