Da La Repubblica del 23/11/2005

Inizia il governo rossonero guidato dalla Merkel: su 15 ministri, gli uomini sono nove. Già oggi la prima visita in Francia

Germania, il primo giorno di Angela

Svolta storica, una donna cancelliere. "Grazie Schroeder"

di Andrea Tarquini

BERLINO - Il bel sorriso di Angela Merkel ha celato l'emozione quando, alle 11 in punto, il presidente del Bundestag, Norbert Lammert, ha letto i risultati: «397 sì, 202 no, 12 astensioni. Cara collega, lei è la prima Cancelliera federale, per la prima volta la Germania ha una donna alla sua guida». La svolta storica si è consumata in un momento, nel nuovo clima di collaborazione quasi manageriale che unisce democristiani e Spd, i rivali storici della democrazia tedesca ora uniti nella Grosse Koalition guidata da una donna. E stamane, in omaggio alla tradizione creata da Konrad Adenauer, la Cancelliera volerà a Parigi per la prima visita ufficiale della sua èra.

«Accetto il risultato», ha detto Angela Merkel in abito-pantalone nero, con voce ferma ma quasi timida. Il suo predecessore Gerhard Schroeder, è stato il primo ad andare commosso a stringerle la mano. «Le auguro di cuore ogni successo», ha detto. Pausa, breve visita al capo dello Stato Horst Koehler per la nomina, poi tornata al Bundestag "Angie" ha pronunciato il giuramento: «Giuro di servire il popolo tedesco con tutte le mie energie, di rispettare la Costituzione, e che Dio mi aiuti». Poi ha festeggiato con il padre Horst Kasner, il fratello, il marito Joachim Sauer. Finiscono così i sette anni del governo rossoverde, gli ex sessantottini al potere. La Germania è guidata ora da una donna, e per la prima volta due politici cresciuti nell'Est (Merkel e il presidente spd Matthias Platzeck) sono gli uomini-chiave.

La novità di una donna al potere - e di un governo a fortissima rappresentanza femminile, 6 ministri su 15 - s'impone, ma contrastata, come spesso avviene alle svolte. I sì alla Cancelliera sono 51 in meno rispetto ai deputati dei tre partiti della Grande Coalizione. È un segnale delle resistenze dell'ala sinistra della socialdemocrazia all'alleanza con la Cdu-Csu, ma forse anche dei mugugni contro una donna leader. «Comunque la sua elezione», ha detto Lammert, «è un forte segnale. Per tutte le donne e anche per qualche uomo».

Schroeder ha minimizzato. «È un mugugno fisiologico», ci ha detto. «Per due terzi viene dalle file della mia Spd, il resto no. Ricordatevi che questa donna forte, nel suo partito, non ha solo amici. Forse è un voto anche a connotato regionale, i possibili no conservatori non vengono dal Nord», ha scherzato alludendo ai malumori della Csu bavarese. Il nuovo ministro degli Esteri, Frank Walter Steinmeier, invita a non drammatizzare. «Certo», dice, «quei no dalle file della Grosse Koalition sono più di quanto non mi aspettassi. Sono un disturbo estetico, non un fastidio per la forza del governo». Steinmeier si prepara, insieme alla Cancelliera, a una maratona diplomatica per presentare la nuova Germania rossonera (dai colori dei due blocchi, nero per i democristiani e rosso per la Spd) ad alleati e partner. Oggi volano insieme a Parigi e poi a Bruxelles, sede Ue e Nato. Giovedì sera Merkel sarà da Tony Blair, venerdì Steinmeier vedrà Fini a Roma. Il 2 dicembre difficile missione comune a Varsavia. A inizio 2006, voli a Washington, Mosca, Gerusalemme, Pechino.

Un'opinione pubblica scettica, conti pubblici da risanare, congiuntura debole, disoccupazione alta. La Germania che Merkel comincia a governare non appare un'eredità invidiabile. Più investimenti pubblici, più tasse, riforme ancora da concordare tra democristiani e Spd, nello spirito di quelle lanciate da Schroeder (tagliare i costi del welfare più generoso del mondo per garantirne la sopravvivenza), dovranno rilanciare il paese. Il programma è solo un punto di partenza. Eppure quel che forse conta di più, a Berlino gelida e invernale, è proprio il nuovo clima di unità in nome dell'interesse nazionale. Prendendo in consegna la Cancelleria da Schroeder, Frau Merkel ha pronunciato un caldo elogio per l'ex avversario: «Lei ha posto la pietra miliare del processo di riforme, voglio ringraziarla per quello che ha fatto per il nostro paese e per il successo dell'accordo».

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