Da Corriere della Sera del 19/11/2005

Sicilia, un’altra strage di immigrati in mare

Nove morti e 20 dispersi. Travolti da onde di 5 metri davanti alla spiaggia. Arrestati due egiziani

di Felice Cavallaro

POZZALLO (Ragusa) - Un’altra carretta salpata dalla Libia con 200 clandestini ha sfiorato giovedì sera gli scogli di Gozo, a due passi dall’isola di Malta, ma nonostante il mare forza 7 gli scafisti hanno preferito tirare dritto ancora per quattro ore verso la Sicilia, verso le spiagge di Ragusa. Sotto gli occhi delle autorità maltesi che, invece di soccorrere quel malandato peschereccio in balia della tempesta, si sono limitate ad avvertire Roma. Ed è finita in tragedia.

Con nove morti e venti dispersi, forse inghiottiti dalle onde alte cinque metri, a due passi dall’arenile dorato dove spesso si registrano le fiction tv del commissario Montalbano. A meno di cento metri dalla battigia. Un fondale di un metro e mezzo dove non bastava saper nuotare per salvare la pelle. Perché prima la chiglia del barcone s’è incagliata nella sabbia. Poi, aiutati da una violenta ondata, i trafficanti di braccia alla guida del peschereccio, tre egiziani, hanno tentato di stabilizzare lo scafo lanciando un’ancora, la poppa orientata a riva, il motore al minimo. Ma, mentre almeno cento disperati s’erano già tuffati terrorizzati, una seconda sberla del mare ha fatto ruotare su se stessa la barca come un frullatore impazzito. Fatale per tanti. Compreso uno dei tre egiziani, scaraventato in acqua e morto con altri otto clandestini poi rimbalzati a riva sotto gli occhi dei superstiti che, inzuppati, provavano a dileguarsi fra le campagne, oltre la statale.

Una notte d’inferno con carabinieri, agenti di polizia, finanzieri e marinai della Guardia costiera a caccia di naufraghi intirizziti e stremati, raggiunti fra vigneti ed angoli bui della marina di Scicli, vicino al porto di Pozzallo dove sono stati via via accompagnati. Tutti raccolti in un deposito della dogana, un enorme garage con cento sfoglie di gommapiuma a far da materassi. I volontari impegnati a distribuire coperte, latte caldo, acqua e panini. I militari a identificarli. Una marea di somali. Molti tunisini. All’alba ne hanno contati 177, fra i quali tre donne e 14 minorenni.

«Gli altri? Speriamo che siano riusciti a fuggire», ha sussurrato il capo del commissariato di Modica, Maria Antonietta Malandrino, un tocco d’umanità femminile davanti al dramma di venti assenti. E davanti all’angoscia di decine di immigrati che si presentavano in quel garage su scassate Mercedes cercando figli o fratelli attesi col barcone arenato. Come se si trattasse di normali linee di navigazione. Con giorni ed orari fissati da tempo.

È il caso di Chabane Ben Ali, un contadino tunisino di 46 anni, da sei al lavoro nelle serre della vicina Vittoria, piombato trafelato all’obitorio, ma felice all’uscita dopo avere visto in faccia quei nove cadaveri: «Mio figlio Mouez non è qui». E via di corsa al porto, davanti ai poliziotti che gli hanno lasciato sfiorare le transenne alzate all’ingresso dello sgangherato centro accoglienza. Gli occhi di Ben Ali son corsi oltre la saracinesca spalancata, sulla distesa dei disperati sdraiati per terra, frugando fra sagome e vestiti, finché un sorriso ha illuminato la sua faccia alla vista di un ragazzo imberbe. Deve essere suo figlio. Ma lui, muto, s’è infilato in macchina ed è corso via. Gli basta sapere che il figlio è vivo, che è da questa parte del mondo, che dopo il trasferimento al centro d’accoglienza di Crotone prima o poi potrà abbracciarlo.

Allora questo padre sarà soddisfatto di avere contribuito a raccogliere i duemila euro sborsati ai trafficanti. Cifra confermata da un teste che il capo della Mobile di Ragusa, Francesco Marino, è riuscito a far deporre, Hamed Godbari, un tunisino di 44 anni pronto a raccontare l’odissea: «Tutti abbiamo pagato da 1.500 a 2.500 euro. Per questo il nostro obiettivo era di arrivare ad ogni costo in Italia. Solo la morte poteva fermarci. E per questo davanti a Malta non abbiamo nemmeno chiesto aiuto».

Una scelta maturata con quei tre scafisti che avevano l’obiettivo di scaricare i «passeggeri» davanti alla costa di Pozzallo come qui hanno fatto quattro volte in un mese, 22 volte da gennaio. Un bilancio in crescendo con un totale di 2.000 nordafricani sbarcati e 16 scafisti arrestati. Com’è successo ieri con i due egiziani sopravvissuti e trovati in possesso di biglietti aerei per Casablanca. A riprova dell’esistenza di un’organizzazione che mette nel conto l’ipotesi di perdere il peschereccio, facendo però rientrare a casa mozzi e motoristi. Come accade da troppo tempo. Anche sulla rotta che passa da Malta senza trovare ostacoli.

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