Da La Stampa del 18/11/2005
Originale su http://www.lastampa.it/cmstp/rubriche/girata.asp?ID_blog=43&ID_art...

Il presidente americano ottiene l’appoggio di Roh sulla linea dura contro Pyongyang

Bush: «Non tollereremo una Corea con l’Atomica»

Intesa con Seul, niente aiuti se il Nord non si piegherà

di Maurizio Molinari

GYEONGJU - «Una Corea del Nord con le armi nucleari non sarà tollerata». Stati Uniti e Corea del Sud serrano i ranghi e lanciano un monito comune a Pyongyang al termine del summit fra i due presidenti, George W. Bush e Roh Moo-hyun, riunitisi nella cornice dei templi buddisti di Bulguksa a Gyeongju, costruiti in legno 1300 anni fa ed ancora oggi simbolo dell'orgoglio coreano.

Il quinto vertice fra i due leader alla vigilia si presentava scivoloso per Bush in ragione dell'opposizione di Roh ad un deferimento della Corea del Nord al Consiglio di Sicurezza dell'Onu - ed anche all'ipotetico uso della forza militare - se i negoziati in corso non dovessero riuscire ad ottenere da Pyongyang l'abbandono totale del programma nucleare.

Le tensioni fra i due alleati erano cresciute nelle ultime settimane proprio a seguito dell'interruzione dei negoziati a sei - fra Cina, Giappone, Usa, Russia, Corea del Sud e Corea del Nord - sulle modalità di applicazione dell'accordo che dovrebbe portare Pyongyang ad abbandonare il nucleare militare in cambio della consegna di un reattore civile da parte degli Usa. Ma nella conferenza stampa tenuta in un hotel di Gyeongju le tensioni bilaterali hanno lasciato il posto ad una convergenza di intenti. «Non c'è ragione di ipotizzare un nuovo summit inter-coreano fino a quando la questione nucleare non sarà risolta» ha esordito Roh facendo capire che Seul non è disposta a fare da sponda diplomatica a Pyongyang. «Il punto è che una Corea del Nord armata del nucleare non sarà tollerata» ha aggiunto Roh, facendo capire che il regime di Kim Jong-Il deve rispettare l'impegno preso al disarmo.

Forte del sostegno di Roh, Bush ha ribadito la linea dura sulla vicenda del reattore civile: «Considereremo la consegna solo quando sarà stata verificato l'abbandono del programma nucleare da parte dei nordccoreani». E ancora: «D'altra parte se Pyongyang chiede aiuti è bene tenere presente che già ne riceve molti dalla Corea del Sud, vedo nel futuro una Penisola unita ed in pace». Insomma, Bush e Roh premono assieme su Kim Jong-Il con un lessico mirato a sottolineare l'isolamento di Pyongyang. Dietro la convergenza fra i due leader - che negli ultimi tre anni spesso hanno registrato forti contrasti, anche a causa dei toni antiamericani della campagna elettorale che portò Roh ad essere eletto nel 2002 - c'è una triplice intesa: sulla riduzione della presenza militare Usa in Corea del Sud, sul mantenimento dei 3000 soldati coreani in Iraq e sulla strategia nei confronti della Cina. Il sostegno di Roh conta molto per Washington in ragione del surplus commerciale della Corea del Sud nei confronti di Pechino.

Fra i templi di Gyeongju Bush ha avuto modo di discutere con Roh anche della Birmania - considerata il secondo avamposto della dittatura in Estremo Oriente dopo la Corea del Nord - tornando poi sull'argomento poche ore dopo a Pusan durante un incontro bilaterale con il premier della Malaysia, Abdullah Badawi. «La questione birmana è una priorità importante per Bush a causa della mancanza di libertà religiosa - spiega Mike Green, direttore per l'Asia del Consiglio per la sicurezza nazionale - e ne parlerà con i leader del Forum del Pacifico anche se non è formalmente al centro dell'agenda del summit». Bush tenterà di ottenere dal summit - che si apre questa mattina a Pusan con in agenda negoziato sul commercio globale e lotta al terrorismo - una dichiarazione congiunta sulla Birmania al fine di sottolineare l'isolamento politico di ella giunta militare.

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