Da Corriere della Sera del 17/11/2005
Operazione del Ros a Napoli e Brescia. La pista porta ai salafiti
Fermati tre algerini
L’intercettazione: «Il materiale è arrivato»
di Fiorenza Sarzanini
Li hanno pedinati, controllati, intercettati per mesi. E quando hanno capito che uno di loro stava per lasciare l’Italia, hanno fatto scattare le manette. Tre algerini sono stati fermati dai carabinieri del Ros di Napoli e di Brescia con l’accusa di aver progettato un attentato da compiere nel nostro Paese. Nelle conversazioni captate nelle ultime settimane parlano di «attacco contro gli infedeli», dicono di essere riusciti a «procurare il materiale». Adesso spetterà al giudice delle indagini preliminari decidere se convalidare il provvedimento dopo l’interrogatorio in carcere che potrebbe avvenire già questo pomeriggio.
LA RETE ITALIANA - L’accusa contestata è l’associazione a delinquere finalizzata al terrorismo internazionale. I tre - Yamine Bouhrama, 32 anni; Khaled Serai, 35; Mohamed Larbi, 31 - sono sospettati di far parte del «Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento», e in particolare di essere inseriti nell’organizzazione che fa capo a Lounici Djamel, l’algerino condannato dalla Corte di Cassazione per aver fornito appoggi logistici e aiuti economici, oltre alla fornitura di armi, ai terroristi del suo Paese.
Gli accertamenti sul gruppo cominciano nel 2002, quando il Sismi segnala il trasferimento di alcuni algerini da Napoli a Vicenza e concentra i controlli su un residence dove vivono esclusivamente extracomunitari, per la maggior parte maghrebini. Gli 007 individuano legami e collegamenti, arrivano a Bouhrama e Serai che risiedono a Brescia. Il primo viene indicato da molti come un «operativo in sonno». Si scopre che nel 2001 è stato in un campo di addestramento militare in Afghanistan, poi in Cecenia e nel Pankisi, in Georgia. Emergono contatti con alcuni componenti del gruppo che nel 2002 avrebbe progettato di compiere attentati a Londra con la ricina, il veleno ricavato dai semi di ricino: tra le persone arrestate in quell’operazione c’è infatti suo fratello Moulud.
I VIAGGI ALL’ESTERO - Nell’estate del 2004 i due algerini, utilizzando documenti falsi, si trasferiscono in Francia e poi in Norvegia. Restano nel nord Europa per alcuni mesi, poi rientrano nel nostro Paese e si spostano continuamente tra Brescia, Vicenza, Napoli e la provincia di Salerno. Proprio a Brescia entrano in contatto con Larbi, che gestisce un call center frequentato da stranieri, in particolare nordafricani.
Le intercettazioni attivate dai carabinieri del Ros e gli accertamenti compiuti dagli 007 registrano contatti con alcuni mujaheddin che si trovano in Bosnia e con altri fondamentalisti islamici che risiedono in Norvegia, in Francia e in Gran Bretagna. L’organizzazione con la quale dialogano è quella denominata Takfir wal Hija, finora accusata di aver gestito il flusso di combattenti verso l’Afghanistan e l’Iraq, ma sempre sospettata di aver sostenuto la rete terroristica europea.
LA MINACCIA DI ATTACCO - Nelle ultime settimane succede qualcosa di inaspettato. I tre cominciano a parlare di un attacco da compiere in Italia, di materiali da reperire, di fabbricazione di ordigni. Ascoltando le conversazioni gli investigatori si convincono che possa essere proprio Bouhrama a confezionare la bomba. Vengono disposti altri controlli, i tre sono costantemente pedinati. E quando si capisce che uno di loro potrebbe lasciare l’Italia, si decide di intervenire.
I fermi, concordati con il pubblico ministero, scattano martedì sera. I tre vengono presi e trasferiti in cella in attesa della convalida. Ma le indagini proseguono e altri provvedimenti di cattura potrebbero essere firmati dai magistrati nelle prossime ore. A disposizione del Gip è già stato messo il fascicolo che contiene le conversazioni intercettate e la documentazione sui contatti italiani e internazionali. Adesso sarà il giudice a dover stabilire se quelle dei tre algerini erano soltanto millanterie o se davvero fossero pronti a «colpire il nemico».
LA RETE ITALIANA - L’accusa contestata è l’associazione a delinquere finalizzata al terrorismo internazionale. I tre - Yamine Bouhrama, 32 anni; Khaled Serai, 35; Mohamed Larbi, 31 - sono sospettati di far parte del «Gruppo salafita per la predicazione e il combattimento», e in particolare di essere inseriti nell’organizzazione che fa capo a Lounici Djamel, l’algerino condannato dalla Corte di Cassazione per aver fornito appoggi logistici e aiuti economici, oltre alla fornitura di armi, ai terroristi del suo Paese.
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I VIAGGI ALL’ESTERO - Nell’estate del 2004 i due algerini, utilizzando documenti falsi, si trasferiscono in Francia e poi in Norvegia. Restano nel nord Europa per alcuni mesi, poi rientrano nel nostro Paese e si spostano continuamente tra Brescia, Vicenza, Napoli e la provincia di Salerno. Proprio a Brescia entrano in contatto con Larbi, che gestisce un call center frequentato da stranieri, in particolare nordafricani.
Le intercettazioni attivate dai carabinieri del Ros e gli accertamenti compiuti dagli 007 registrano contatti con alcuni mujaheddin che si trovano in Bosnia e con altri fondamentalisti islamici che risiedono in Norvegia, in Francia e in Gran Bretagna. L’organizzazione con la quale dialogano è quella denominata Takfir wal Hija, finora accusata di aver gestito il flusso di combattenti verso l’Afghanistan e l’Iraq, ma sempre sospettata di aver sostenuto la rete terroristica europea.
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