Da La Repubblica del 16/11/2005

Iraq, il Senato frena Bush "Faccia rapporto ogni 3 mesi"

Torture, scoperto un carcere a Bagdad con 170 detenuti

Il presidente ha perso l'appoggio di molti senatori del suo stesso partito
Fallito un tentativo democratico di imporre un calendario per il ritiro delle truppe

di Alberto Flores D'Arcais

KYOTO - Dopo una notte trascorsa nella Kyoto Geihinkan, rinnovata residenza dei Giardini Imperiali nel cuore dell'antica capitale del Giappone, George W. Bush inizia stamattina la sua visita ufficiale con un tour al Tempio del Padiglione d'Oro; in questa atmosfera ovattata, tra giardini curati al millimetro e piccoli ruscelli che invitano alla meditazione, avrà forse potuto lasciare da parte per qualche istante i problemi che si è portato dietro da Washington. Problemi non da poco, che hanno segnato fin dall'inizio il lungo viaggio in Asia e che il presidente americano si trascinerà appresso anche nelle prossime tappe in Corea del Sud, Cina e Mongolia; problemi che ruotano tutti attorno allo stesso tema: la guerra in Iraq.

Quando Bush è sceso dall'Air Force One insieme alla First Lady Laura, le agenzie stavano iniziando a battere i numeri dell'ultimo (negativo) sondaggio; quando è andato a dormire, i giornali Usa uscivano con editoriali di fuoco; e quando si è risvegliato il Senato americano aveva già votato a stragrande maggioranza (79 favorevoli, 19 contrari) un emendamento al Defense Bill - la legge quadro sulla Difesa - in cui si ordina alla Casa Bianca di riferire al Congresso ogni tre mesi sugli sviluppi del conflitto in Iraq, si impegna l'amministrazione Bush a «non restare in Iraq un solo giorno in più del necessario» e si chiede che il 2006 sia «un periodo di significativa transizione ad una piena sovranità irachena, creando così le condizioni per giungere ad un rientro scaglionato delle truppe Usa».

L'emendamento era stato presentato dal capogruppo repubblicano Bill Frist e da John Warner - il senatore repubblicano della Virginia che è a capo della Commissione Forze Armate del Senato ed è uno dei più accesi sostenitori della guerra in Iraq -, che avevano fatta propria una richiesta partita dall'opposizione democratica dopo che il Senato (a maggioranza repubblicana) aveva respinto (58 a 40) un emendamento democratico che chiedeva a Bush un calendario per il ritiro dall'Iraq. Un voto che se fosse passato avrebbe significato la totale sconfessione della Casa Bianca.

Un compromesso, quello raggiunto al Senato, raggiunto nonostante la pesante controffensiva di Bush e degli uomini del presidente; e reso ancora più amaro dal compromesso sulla delicata questione delle torture e dei diritti dei prigionieri di Guantanamo - che potranno in caso di condanna da parte dei tribunali militari fare appello alle corti civili - voluto dal senatore repubblicano dell'Arizona John McCain, figura di spicco del Grand Old Party che oltre ad essere stato per cinque anni prigioniero dei vietcong è uno dei più probabili candidati alla Casa Bianca 2008.

Il problema dei detenuti è reso ancora più d'attualità dalle nuove testimonianze di ex prigionieri iracheni, che accusano i soldati Usa di averli torturati e in due casi addirittura (ma su questa versione c'è molto scetticismo) di averli messi nella gabbia dei leoni per costringerli a confessare colpe che non avevano. Ma è di ieri la scoperta di una prigione segreta nei sotterranei del ministero degli Interni di Bagdad in cui oltre 170 iracheni, in gran parte sunniti, sono stati ritrovati in grave stato di denutrizione e probabilmente sono stati vittime di torture. Il presidente Jaafari ha ordinato l'apertura di un'inchiesta, sollecitato dagli americani.

Di fronte agli attacchi democratici, che lo accusano di aver manipolato l'intelligence per giustificare l'invasione dell'Iraq agli occhi dell'opinione pubblica e che adesso chiedono una nuova commissione d'inchiesta, George Bush - che dalla fine dell'estate era rimasto sulla difensiva per i rovesci interni seguiti al disastro Katrina - era passato al contrattacco con il discorso pronunciato il Veteran Day e ripetuto più o meno con le stesse parole lunedì in Alaska: i democratici, sostiene il presidente, sono degli «irresponsabili», visto che due anni fa erano d'accordo con la Casa Bianca sulle armi di sterminio di massa in mano a Saddam. Una controffensiva appoggiata dagli uomini del presidente (ultimo ieri Rumsfeld) e dai documenti che lo staff della Casa Bianca sta facendo circolare da giorni, che ricordano le dichiarazioni a favore della guerra di senatori democratici come Hillary Clinton e John Kerry, e che attaccano il capogruppo democratico Harry Reid e il senatore Carl Levin (il più critico della Casa Bianca); il tutto accompagnato da una serie di filmati-spot che il partito repubblicano sta facendo girare sui network televisivi.

La controffensiva non è stata però sufficiente per evitare a Bush il voto di ieri al Senato, con i senatori repubblicani oggi più attenti al voto di medio termine del 2006 che non alla fedeltà nei confronti del presidente. Voto che per la Casa Bianca arriva a poche ore di distanza dal sondaggio della Gallup per Cnn/Usa Today in cui il presidente americano raggiunge tutti i suoi record negativi: solo il 37 per cento degli americani approva oggi il suo operato (era il 57 per cento nel febbraio scorso, all'inizio del secondo mandato), il 63 per cento è oggi contro la guerra (era il 48 a febbraio). Ma il dato più rilevante è che anche sulla gestione della "guerra al terrorismo", cavallo di battaglia di Bush dall'11 settembre 2001, una sia pur risicata maggioranza (49 per cento contro 48) ritiene che Bush abbia fallito.

Sullo stesso argomento

Articoli in archivio

Voto bipartisan mentre il presidente è in Asia. I repubblicani bocciano la richiesta per un calendario, ma impongono un rapporto ogni tre mesi
Il Senato a Bush: nel 2006 studi il ritiro
Scoperto un carcere delle forze di sicurezza di Bagdad: i detenuti morivano di fame
di Ennio Caretto su Corriere della Sera del 16/11/2005
È lui ad aver rivelato che la Plane era una spia della Cia, forse mentendo sotto giuramento
Ciagate, Dick Cheney nei guai potrebbere rischiare l'impeachment
di Alberto Flores D'Arcais su La Repubblica del 26/10/2005

News in archivio

El Baradei: ''Pochi sforzi da Consiglio di Sicurezza per affrontare minaccia nucleare''
Iran: Ahmadinejad ''Sì a colloqui con Usa su Iraq, ma non ci fidiamo''
Il presidente iraniano: ''Gli americani cercano di seminare zizzania tra i Paesi islamici e renderli dipendenti dagli Usa''
su Adnkronos del 25/03/2006
 
Cos'� ArchivioStampa?
Una finestra sul mondo della cultura, della politica, dell'economia e della scienza. Ogni giorno, una selezione di articoli comparsi sulla stampa italiana e internazionale. [Leggi]
Rassegna personale
Attualmente non hai selezionato directory degli articoli da incrociare.
Sponsor
Contenuti
Notizie dal mondo
Notizie dal mondo
Community
• Forum
Elenco degli utenti

Sono nuovo... registratemi!
Ho dimenticato la password
• Sono già registrato:
User ID

Password
Network
Newsletter

iscriviti cancella
Suggerisci questo sito

Attenzione
I documenti raccolti in questo sito non rappresentano il parere degli autori che si sono limitatati a raccoglierli come strumento di studio e analisi.
Comune di Roma

Questo progetto imprenditoriale ha ottenuto il sostegno del Comune di Roma nell'ambito delle azioni di sviluppo e recupero delle periferie

by Mondo a Colori Media Network s.r.l. 2006-2024
Valid XHTML 1.0, CSS 2.0