Da Corriere della Sera del 16/11/2005
Libération denuncia la «gaffe» della storica e accademica Hélène Carrère d’Encausse in un’intervista alla tv russa
«Il guaio degli immigrati francesi? Fanno 25 figli a testa»
di Massimo Nava
PARIGI - Come molti commentatori, Hélène Carrère d’Encausse, storica di fama mondiale, specialista della storia russa non ha messo piede nelle periferie. Ma come membro dell’ Académie française , Olimpo della saggezza nazionale, è autorevolmente autorizzata a parlarne. La sua visione del dramma che ha sconvolto il Paese è - come dire? - antropologica. «Queste popolazioni - ha detto in interviste a stampa e televisione russe - vengono direttamente dai loro villaggi dell’Africa. La ragione per cui i ragazzi stanno nella strada e i loro genitori non possono comprarsi un appartamento è la poligamia. In un alloggio vivono tre o quattro donne con venticinque bambini».
Naturalmente, secondo l’ illustre accademica, il ministro Sarkozy ha fatto bene a usare parole come «canaglie» e «feccia» rompendo il pensiero unico, «politicamente corretto» della televisione e dell’opinione pubblica francesi. «In Francia - sostiene - ci sono argomenti tabù, come i gruppi etnici, la seconda guerra mondiale e molte altre cose: esistono leggi e forme di censura che potrebbero essere state immaginate da Stalin». E’ possibile che la lettura integrale del testo spieghi meglio il pensiero, o che l’interessata smentisca, ma la sintesi di Libération rivela una sotterranea voglia - fra politici e intellettuali, non solo francesi - di «dire le cose come stanno», dimenticando che la comprensione dei problemi deriva proprio dalla cultura e dall’osservazione profonda della realtà, dall’attenzione a non usare la parte per il tutto.
Lo ha fatto ancora ieri in Parlamento, il ministro degli interni, Sarkozy, dicendo che, a proposito di criminalità, le sue parole che ha usato sono esatte, anche se sgradevoli. Mai come in questo periodo, le librerie sono piene di saggi contro il «pensiero unico» e la sacralità dei principi della République che nascondono ipocrisia e falle del sistema. A volte colgono nel segno, come quando spiegano che il fondamentalismo serpeggia nelle banlieue s, o come quando raccontano che i libri di storia della Francia traspirano anti americanismo e colonialismo. Anche il presidente Chirac ha coraggiosamente rotto il pensiero unico, denunciando che le discriminazioni esistono nella società francese.
A volte, per liberarsi di autocensure, si rischia però di restare prigionieri di pregiudizi, chiudendo il cerchio dell’ignoranza della realtà. In queste cose, il maestro è un certo Jean-Marie Le Pen. Ci fu un tempo in cui, in un’altra Accademia, quella di Belgrado, si imbastivano analisi del genere a proposito dei musulmani. Anche loro, secondo Karadzic, facevano troppi figli e non erano civili. In Serbia, il problema fu risolto con le armi. In Europa, circola sui giornali. Ma il pensiero è davvero «unico».
Naturalmente, secondo l’ illustre accademica, il ministro Sarkozy ha fatto bene a usare parole come «canaglie» e «feccia» rompendo il pensiero unico, «politicamente corretto» della televisione e dell’opinione pubblica francesi. «In Francia - sostiene - ci sono argomenti tabù, come i gruppi etnici, la seconda guerra mondiale e molte altre cose: esistono leggi e forme di censura che potrebbero essere state immaginate da Stalin». E’ possibile che la lettura integrale del testo spieghi meglio il pensiero, o che l’interessata smentisca, ma la sintesi di Libération rivela una sotterranea voglia - fra politici e intellettuali, non solo francesi - di «dire le cose come stanno», dimenticando che la comprensione dei problemi deriva proprio dalla cultura e dall’osservazione profonda della realtà, dall’attenzione a non usare la parte per il tutto.
Lo ha fatto ancora ieri in Parlamento, il ministro degli interni, Sarkozy, dicendo che, a proposito di criminalità, le sue parole che ha usato sono esatte, anche se sgradevoli. Mai come in questo periodo, le librerie sono piene di saggi contro il «pensiero unico» e la sacralità dei principi della République che nascondono ipocrisia e falle del sistema. A volte colgono nel segno, come quando spiegano che il fondamentalismo serpeggia nelle banlieue s, o come quando raccontano che i libri di storia della Francia traspirano anti americanismo e colonialismo. Anche il presidente Chirac ha coraggiosamente rotto il pensiero unico, denunciando che le discriminazioni esistono nella società francese.
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