Da Corriere della Sera del 06/11/2005
«Guerriglieri? No, autolesionisti che bruciano le loro scuole»
Jean Michel Thénard: la polizia può poco contro i violenti, sono presi in una spirale di gioco e collera anarchica
di Elisabetta Rosaspina
PARIGI - Se non saranno le scuse di Sarkozy, saranno le sberle dei genitori a fermarli. O nient'altro. Tanto meno la polizia. I piromani notturni delle periferie di Parigi sono in trappola, bloccati in un vicolo cieco almeno quanto il loro grande nemico, il ministro degli Interni Nicolas Sarkozy: più si ostinano a dar fuoco alle polveri, più danno ragione a chi li condanna. Lo pensa e lo scrive Jean Michel Thénard, opinionista del quotidiano di sinistra Libération . «Le auto che incendiano ogni notte, sono le auto dei loro vicini. Le scuole che bruciano, sono le loro scuole. Gli autobus che attaccano, sono quelli che portano al lavoro i loro genitori e a scuola i loro fratelli. La donna disabile che hanno ustionato era anche lei una diseredata di periferia - riflette Thénard -. Prima o poi saranno i loro stessi familiari a imporre di farla finita con la guerriglia urbana».
Ma se non andrà così, la violenza che stringe d'assedio Parigi non farà altro che esasperare sempre più l'opinione pubblica e mettere in imbarazzo la sinistra, che ha sempre difeso gli immigrati.
«È vero, la sinistra ha sempre sostenuto le ragioni di chi è discriminato. Ma aveva cercato di prevenire la violenza con la sicurezza. È stato il governo di destra a smantellare la polizia di quartiere istituita dall'ex primo ministro Lionel Jospin. Gli agenti locali entravano in contatto con la popolazione dei quartieri più difficili, ci vivevano. Conoscevano le persone e si facevano conoscere. Sarkozy, nel 2002, ha stabilito che interpreta la sicurezza solo come repressione».
La via d'uscita?
«Una possibilità è che Sarkozy si scusi delle espressioni usate nei confronti di questi giovani, definiti una "feccia". Ma non sembra intenzionato a farlo, per il momento. La seconda è che siano gli adulti, i genitori a dire basta. E poi c'è un aspetto da non sottovalutare in questa rivolta: quello ludico».
Ludico?
«Certo. Questi ragazzi sono sulle prime pagine di tutti i giornali, ci sono le telecamere, arrivano giornalisti da tutto il mondo. La collera è soltanto uno degli elementi incendiari. Che non ci sia una strategia o una guida politica è dimostrato dai loro obiettivi. Devastano i loro stessi quartieri: se ragionassero politicamente, andrebbero a dar fuoco alle auto parcheggiate a Neully, dove vive il ministro degli Interni».
Ma a sinistra, la coscienza è davvero a posto? Nessuna responsabilità, nessun ripensamento?
«Sul piano della sicurezza direi di no. Sul piano politico invece sì. Il problema delle periferie ha almeno vent'anni e la sinistra ha governato per 15 degli ultimi 24 anni: in materia di integrazione, scuola, servizi sociali, occupazione avrebbe potuto fare di più».
Ma se non andrà così, la violenza che stringe d'assedio Parigi non farà altro che esasperare sempre più l'opinione pubblica e mettere in imbarazzo la sinistra, che ha sempre difeso gli immigrati.
«È vero, la sinistra ha sempre sostenuto le ragioni di chi è discriminato. Ma aveva cercato di prevenire la violenza con la sicurezza. È stato il governo di destra a smantellare la polizia di quartiere istituita dall'ex primo ministro Lionel Jospin. Gli agenti locali entravano in contatto con la popolazione dei quartieri più difficili, ci vivevano. Conoscevano le persone e si facevano conoscere. Sarkozy, nel 2002, ha stabilito che interpreta la sicurezza solo come repressione».
La via d'uscita?
«Una possibilità è che Sarkozy si scusi delle espressioni usate nei confronti di questi giovani, definiti una "feccia". Ma non sembra intenzionato a farlo, per il momento. La seconda è che siano gli adulti, i genitori a dire basta. E poi c'è un aspetto da non sottovalutare in questa rivolta: quello ludico».
Ludico?
«Certo. Questi ragazzi sono sulle prime pagine di tutti i giornali, ci sono le telecamere, arrivano giornalisti da tutto il mondo. La collera è soltanto uno degli elementi incendiari. Che non ci sia una strategia o una guida politica è dimostrato dai loro obiettivi. Devastano i loro stessi quartieri: se ragionassero politicamente, andrebbero a dar fuoco alle auto parcheggiate a Neully, dove vive il ministro degli Interni».
Ma a sinistra, la coscienza è davvero a posto? Nessuna responsabilità, nessun ripensamento?
«Sul piano della sicurezza direi di no. Sul piano politico invece sì. Il problema delle periferie ha almeno vent'anni e la sinistra ha governato per 15 degli ultimi 24 anni: in materia di integrazione, scuola, servizi sociali, occupazione avrebbe potuto fare di più».
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