Da La Repubblica del 06/11/2005

Usa, Democratici all'attacco "Il caso Niger non è chiuso"

"L'Amministrazione fornisca documenti e testimonianze"

"Apprezziamo gli sforzi nel completare l'indagine, ma restano questioni da chiarire"
L'opposizione non si accontenta delle rassicurazioni dei vertici dell'Fbi
La stampa non molla la presa: "Tra il 2001 e il 2002 il Sismi trasmise tre rapporti alla Cia"

di Carlo Bonini

WASHINGTON - Nelle intenzioni di Palazzo Chigi, la carta che giovedì scorso il generale Nicolò Pollari aveva lasciato scivolare sul tavolo del Comitato parlamentare di controllo sui servizi doveva essere risolutiva. Sicuramente in grado di mettere al riparo il governo e la nostra intelligence da responsabilità «dirette o indirette» nell'affare Nigergate. Sono bastati due soli giorni a trasformarla in un avventuroso azzardo. Resa pubblica dal direttore del Sismi, la lettera del 20 luglio 2005 - con cui il direttore dell'Fbi lo informava della conclusione dell'indagine sulle origini del falso dossier nigerino - trascina infatti il Bureau in un pasticcio domestico che accende i toni del dibattito politico, rianima l'aggressività della stampa americana e, verosimilmente, costringerà ora l'Fbi a fare ciò che sin qui non ha fatto o ha fatto solo in parte.

Le parole con cui, venerdì a metà giornata, il vicedirettore del Bureau, John Miller, aveva infatti tentato di ridurre il danno provocato dal Sismi spiegando che l'inchiesta sul Nigergate doveva intendersi chiusa solo parzialmente e limitatamente all'origine dei falsi documenti, non solo non sono bastate a rassicurare i Democratici del Senato, ma ne hanno eccitato gli animi. Venerdì sera, lasciando Washington per New York, il vicepresidente del comitato di Intelligence del Senato, il democratico John "Jay" Rockefeller IV, usa parole taglienti che suonano come un avviso per il Bureau. «Apprezzo gli sforzi dell'Fbi nel completare l'indagine sui documenti nigerini - dice -. Ma restano diverse questioni aperte. E fino a quando non riceverò tutte le informazioni necessarie alla completezza dell'indagine, non potrò decidere se ci troviamo di fronte a un lavoro dalle conclusioni accurate».

In soli tre giorni Rockefeller, che dell'indagine dell'Fbi sul Nigergate è stato nel marzo del 2003 il committente istituzionale, e con lui l'intero partito Democratico, vanno così ad un doppio incasso. Dopo aver resuscitato con una seduta a porte chiuse del Senato, la "fase due" del lavoro del comitato di Intelligence «sull'uso politico dell'intelligence nella fase precedente alla guerra» (lavoro per un anno insabbiato dai repubblicani), costringono ora l'Fbi a un supplemento di indagine che renda ciò che è stato sin qui raccolto dal Bureau in Italia un accertamento degno di essere definito «completo». Non è un caso che riferendosi al lavoro che attende il Senato, Dianne Feinstein, senatrice democratica della California, dica: «È venuto il momento che l'Amministrazione ci metta a disposizione tutti i documenti e le testimonianze di intelligence che ci ha sin qui negato». «Perché - aggiunge Carl Levin, senatore democratico del Michigan - soltanto allora saremo in grado di stabilire se le prese di posizione dell'Amministrazione alla vigilia della guerra fossero fondate e, soprattutto, su cosa fossero fondate». È un discorso che vale, evidentemente per tutta la "pre-war intelligence" ma, a maggior ragione, per il caso Nigergate. Soprattutto quando si registra quel che, ieri, sono tornate con forza a sostenere quattro diverse fonti dell'intelligence americana interpellate dalla catena di giornali Knight Ridder (8 milioni e mezzo di copie al giorno per 32 quotidiani tra cui testate come il Philadelphia Inquirer e il Miami Herald). «Il Sismi è coinvolto in questa storia. Non c'è nessun dubbio», riferisce una delle fonti di intelligence americana, che spiega come parte di questa vicenda sia «ancora classificata». «Tra l'ottobre 2001 e l'ottobre 2002 - aggiungono altre due delle fonti interpellate - il Sismi ha trasmesso tre rapporti alla Cia che erano nient'altro che l'esatta trascrizione delle informazioni contenute nel falso dossier. Il Sismi, inoltre, ha trasmesso rapporti identici a francesi, inglesi e tedeschi».

Se hanno dunque ragione i funzionari dell'intelligence americana, nella documentazione ancora classificata e sin qui negata sul Nigergate potrebbe trovarsi qualche risposta a molte delle domande lasciate inevase dall'Fbi. Anche perché, come conferma il settimanale Newsweek nel suo numero in uscita, il rapporto del Bureau sull'origine dei documenti mostra la corda proprio lì dove riconosce che ai federali «non è stato possibile» interrogare l'uomo chiave di questa vicenda, Rocco Martino (a dire dell'Fbi, Martino, sebbene sollecitato, non avrebbe voluto rispondere a nessuna domanda).

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