Da La Repubblica del 04/11/2005

Il presidente del pontificio Consiglio per la cultura è contro le teorie Usa a favore del "disegno intelligente"

La Chiesa difende l'evoluzionismo "Darwin non nega la creazione"

Il cardinal Poupard: sbagliano i neo-fondamentalisti

di Marco Politi

CITTÀ DEL VATICANO - Vade retro creazionista! Nel dibattito che sta spaccando scuole e università statunitensi sotto la spinta dei gruppi evangelici fondamentalisti, desiderosi di imporre il creazionismo come «ipotesi alternativa» da insegnare obbligatoriamente negli istituti pubblici, la Chiesa cattolica prende le difese di Darwin.

«I fondamentalisti vogliono prendere alla lettera le parole della Bibbia», che non hanno «finalità scientifica», dichiara il cardinale Paul Poupard. Il porporato, che è presidente del pontificio Consiglio per la cultura, precisa che bisogna rendersi conto che scienza e teologia agiscono in campi diversi.

L'intervento del cardinale, pronunciato in occasione del primo congresso organizzato in Vaticano sul tema dell'Infinito con la partecipazione di scienziati internazionali, marca la posizione del Vaticano, che da anni ha accettato le teorie dell'evoluzionismo. Con la sola premessa che la spiegazione scientifica dei «passaggi» attraverso cui è avvenuta l'evoluzione dell'universo e il cammino per tappe, che ha portato all'uomo, non debba a sua volta tramutarsi in una specie di religione positivista con l'obbligo di credere nella nascita della materia dal nulla. Dio, insomma, resta creatore dell'universo, perché ha dato origine al tutto, ma non agisce come un meccanico che interviene a mettere un bullone qua e là. E nemmeno come l'orologiaio che pianifica a tavolino il prodotto, secondo un'immagine dei neofondamentalisti americani che propagandano il cosiddetto «disegno intelligente».

Alla Chiesa cattolica in questo momento interessa soprattutto contrastare la deriva fondamentalista, orientata a presentare in modo martellante una lettura ideologica e letterale della Bibbia.

«Quando la Genesi nel primo capitolo ci parla dell'origine del mondo - spiega Poupard - quello che interessa è la lezione che ci viene da questi testi. E cioè, che l'universo non si è fatto da solo e ha un creatore. Ma sulla modalità della creazione la discussione è aperta da secoli e continuerà tuttora». Per i credenti, ha continuato Poupard, è importante capire come la scienza vede le cose. Citando il pensatore cristiano Pascal, il porporato ha sottolineato che «scienza e teologia agiscono in campi diversi, ciascuno nel proprio».

Monsignor Gianfranco Basti, direttore del Progetto Stoq promosso dal pontificio Consiglio per la Cultura (il progetto riunisce scienziati e teologi sul tema ontologico), è ancora più netto. La posizione dei creazionisti è «falsa», afferma convinto. «Dire che il principio di evoluzione è contro il principio di creazione non sta né in cielo né in terra». Il prelato ricorda le parole di Giovanni Paolo II, quando affermò che «il principio dell'evoluzione è più che un'ipotesi», per rilevare che ormai si tratta di una «teoria scientifica abbastanza consolidata». La conclusione è senza ombre: «Il principio di evoluzione e il principio di creazione possono convivere, essendo su due piani completamente diversi».

Sulla stessa linea anche il biblista Gianfranco Ravasi, che sabato parteciperà a Firenze all'incontro dell'Istituto Stensen su evoluzionismo e anti-evoluzionismo. Per Ravasi «è ovvio che l'evoluzione esiste, non si possono ignorare i risultati della scienza». Gli scienziati, tuttavia, devono evitare che le loro scoperte diventino «sistema ideologico».

Notevole clamore aveva suscitato nel luglio scorso un articolo del cardinale di Vienna Christoph Schoenborn, che pareva svalutare totalmente le teorie di Darwin dichiarandole incompatibili con la fede. Nell'articolo, apparso sul New York Times, Schoenborn aveva definito «vaghe e non importanti» le dichiarazioni di Giovanni Paolo II sull'evoluzionismo. Un gruppo di scienziati statunitensi aveva scritto allora a Benedetto XVI, chiedendo di riconfermare la posizione di papa Wojtyla.

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