Da La Repubblica del 04/11/2005

Cinque ore di audizione al Comitato parlamentare per il generale Pollari, capo dell'intelligence militare

Il Sismi assolto dal Copaco troppi i dubbi sul Nigergate

Il servizio sapeva della truffa ma non avvertì nessuno

di Giuseppe D'Avanzo

Assoluzione con formula piena, ammesso che ci sia stato davvero un processo o almeno un apprezzabile e coerente interrogatorio, e ci sono ragioni per dubitarne. Per cinque ore, il direttore del Sismi Nicolò Pollari, con accanto Gianni Letta (sovraintende a Palazzo Chigi sui servizi segreti) ha detto, spiegato, mostrato documenti, ricordato, a quanto pare. Il Nigergate non è affare che possa riguardare Forte Braschi. È il "parto" di un furfante di nome Rocco Martino. È quel vendifumo che confeziona "il pacco" e, con straordinaria maestria, gli riesce di prendere per il naso l'intera comunità di intelligence del mondo occidentale, se si esclude gli israeliani del Mossad, perché nella trappola cadono come gonzi smarriti gli spioni americani della Cia, francesi del Dgse, inglesi del Mi6. Non gli italiani che non hanno mai saputo nulla né sentito nulla né visto nulla dei traffici di quell'ex-collaboratore del Sismi, amico fraterno di un colonnello del Sismi, Antonio Nucera, che – così – per far guadagnare a Rocco qualche soldo gli presenta una "fonte" del Sismi nell'ambasciata nigerina, la Signora. Comunque, si tratta di null'altro che di una truffa all'italiana, un italian job, uno spezzone del film Totò, Peppino e la malafemmina. Poco conta che quei tre siano riusciti addirittura a documentare il pericolo concreto e imminente della minaccia nucleare irachena e a giustificare formalmente una guerra. Il Sismi non c'entra e va assolto. È un coro. Nel centro-destra come nel centro-sinistra e nella sinistra radicale. Ai membri del Parlamento non appare una smagliatura, una contraddizione o soltanto un singhiozzo nella ricostruzione del direttore del Sismi.

Maurizio Gasparri, An: «Il Sismi ha agito con piena correttezza sia dal punto di vista interno che da quello internazionale nell'ambito della vicenda Nigergate». Rincara Gigi Malabarba, Rifondazione comunista: «Nessun documento del Sismi agli Usa sull'uranio del Niger a Saddam: ci sono riscontri sia nelle inchieste della magistratura italiana che della stessa Fbi, che ha archiviato formalmente la questione con un documento del 20 luglio 2005». Offre qualche dettaglio Massimo Brutti, Ds: «A partire dagli anni novanta il Sismi ha avuto informazioni sul possibile traffico di uranio tra il Niger e l'Iraq e queste informazioni le ha condivise con i servizi segreti alleati, ma non ha mai detto che erano affidabili né che il traffico era avvenuto». Il presidente del comitato, Enzo Bianco, Margherita: «Vogliamo far sapere all'intelligence che gode del nostro apprezzamento: il Sismi deve essere messo in condizione di lavorare con il massimo della serenità». Il resto è politica. Con qualche esito sorprendente, se si ascolta Fabrizio Chicchitto, Forza Italia. Per il quale la guerra irachena non è il frutto di una decisione o volontà degli Stati Uniti e della Gran Bretagna in quanto «se la Francia e la Germania non avessero seguito la linea di dare a Saddam Hussein l'impressione che potesse sfuggire a un attacco armato, sarebbe stata possibile un'azione pacifica». Come auspicato da Silvio Berlusconi. Naturalmente di segno opposto le dichiarazioni di Massimo Brutti: «Il Sismi non ha mai accreditato né avuto contatti con il dossier falso costruito da Rocco Martino». Il problema per il diessino è Berlusconi. «Il presidente del Consiglio, in aula al Senato, ci ha detto che Saddam possedeva le armi di distruzioni di massa e quindi ci voleva il disarmo forzoso. C'è quindi un problema di indirizzo politico tra un governo favorevole alla guerra e le informazioni che questo stesso governo aveva sulla materia. Per questo motivo ho chiesto che il ministro della Difesa, Antonio Martino, sia convocato al Copaco». Quindi, con un calendario di routine come tutti tengono a chiarire, sarà presto ascoltato anche Antonio Martino.

Fermato il rumoroso turbinìo delle parole, si può tentare di capire qualcosa della «esaustiva» ricostruzione offerta al Parlamento dall'intelligence e dal governo.

Chiedono a Gasparri: «Coloro che preparano il falso dossier sono italiani? È confermato?». Risposta: «Sì, ma il loro ruolo è stato enfatizzato e comunque non facevano più parte del Sismi». (Lasciamo perdere che Rocco Martino era pedinato dal Sismi; Nucera ne ha fatto parte fino al 2002 e la Signora è stata accreditata come «fonte attendibile» alla Cia da Pollari il 15 ottobre del 2001). Dunque Totò, Peppino e la malafemmina cucinano la minestra sotto gli occhi della Ditta di Forte Braschi che non si accorge di niente. A un certo punto, però, il Sismi entra il possesso del falso dossier consegnato da Panorama all'ambasciata americana di Roma. Chiedono a Gasparri e Brutti: quando e come il Sismi entra il possesso dei documenti fasulli? La domanda è banale, ovvia. La risposta meno: «Non ce lo hanno detto». Comunque il dossier, a un certo punto (poniamo negli stessi giorni della consegna di Panorama) è nelle mani della nostra intelligence. I nostri agenti segreti ora possono dare uno sguardo alla carte e le scoprono false; in più hanno il nome del cartaro truffaldino, Rocco Martino. A questo punto, che fanno, chi avvertono, chi mettono in guardia? Nella bolgia di microfoni e telecamere, Brutti si confonde. Dice «Il Sismi avverte l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea)». Non può essere vero perché Pollari ha spiegato di diritto e di rovescio a molti che, quando è costretto a mandare un suo uomo all'Aiea, spedisce a Vienna il colonnello Alberto Manenti con una sola indicazione: «Se ti fanno vedere dei documenti e ti chiedono un giudizio di attendibilità, tu devi dire: "chiedetelo a chi ve li ha dati". Poi prendi il primo aereo e torni a casa…». Passa qualche ora e Brutti ci ripensa: «Mi sono confuso, è vero, l'episodio ci è stato raccontato così da Pollari. L'Aiea non è stata avvisata». Quindi, niente da fare. Il Sismi non ammette nemmeno all'Onu nel febbraio del 2003 che quel documento è falso. La questione è di un qualche interesse. Il Sismi sostiene di non avere nulla a che fare con la confezione del falso, con la sua distribuzione nei canali dell'intelligence occidentale. Bene. Però intorno al 9 ottobre del 2002 entra in possesso del documento farlocco e dell'identità dell'imbroglione che lo prepara ("cliente" conosciuto alla Ditta). Mancano quattro mesi e dieci giorni all'inizio della guerra, che cosa fa a quel punto? Avverte gli americani? Gli inglesi? I francesi? O tutti? La manipolazione, si sa, la si può fare con le parole e anche con silenzi. Chiedono ancora al presidente del comitato Enzo Bianco: «Quando materialmente del Sismi entra in possesso del documento?». Risposta ripetitiva: «Non ci è stato detto». Domanda: «A un certo punto però il falso dossier è nelle mani della nostra intelligence. Il Sismi ha riferito al comitato chi e quando è stato avvisato che si trattava dell'imbroglio di un truffatore?».

Enzo Bianco tace. Tace a lungo. Raccoglie le idee. La domanda non è poi così difficile. Sì: hanno avvertito qualcuno. No: non hanno avvertito nessuno. Finalmente Bianco dice: «Questa vicenda non è venuta fuori in questi termini. Pollari ha riferito dei collegamenti e dei rapporti con gli altri servizi, non specificamente su Rocco Martino». L'ultima domanda allora bisogna portarsela dietro andando via: ma di che cosa hanno parlato lassù per cinque ore?

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