Da La Repubblica del 29/10/2005
Parla l'uomo inviato dal governo per contrastare l'emergenza criminalità nella regione: "Colpiremo il boss al portafoglio"
Pisanu: superprefetto per la Calabria
Poteri speciali a De Sena. "Ma con la ‘ndrangheta l'esercito non serve"
di Claudia Fusani
ROMA - L'esercito in Calabria non serve, dice il ministro Pisanu, «perché sarebbe una misura di scarso effetto pratico» per combattere l'ndrangheta. Il superprefetto, però, sì: l'uomo forte esperto di criminalità organizzata, di piani di recupero del mezzogiorno, con poteri speciali di coordinamento delle forze di polizia e di intelligence e ottimo conoscitore delle strutture centrali è la risposta più adatta per affrontare l'emergenza Calabria.
Il prefetto vicecapo della polizia Luigi De Sena è da ieri il nuovo prefetto di Reggio Calabria. Palazzo Chigi gli ha dato poteri speciali di «coordinatore delle attività di sicurezza pubblica e di contrasto della criminalità organizzata e dell'attuazione del programma di intervento in Calabria». Detto in modo più semplice è l'uomo che il governo, su indicazione del ministro dell'Interno e del capo del Dipartimento di pubblica sicurezza Gianni De Gennaro, ha scelto per sfidare sul territorio lo strapotere delle ‘drine. Una sfida difficile che il prefetto commenta così: «Non abbiamo bacchette magiche: siamo convinti che l'attacco ai patrimoni dei boss e l'azione sistematica e costante di prevenzione e repressione grazie al coordinamento tra le forze investigative siano l'unico modo per ottenere risultati». A testa bassa, senza velleitarismi, con fatti concreti e con l'aiuto degli uomini dei reperti speciali, Dia, Sco, Ros, Gico.
Il ministro Pisanu è sceso nella sala stampa di Palazzo Chigi dopo il Consiglio dei ministri per parlare del piano Calabria. La nomina di De Sena è una di quelle misure «dure e puntuali che abbiamo promesso perché il prefetto è un uomo di grandissima esperienza». Nei primi sei mesi del 2005 ha fatto sequestrare alla camorra 200 milioni di euro contro un solo milione dello stesso periodo del 2004. Dal 1994 lavora ai Pon, i piani comunitari di sviluppo per il mezzogiorno. La Calabria è un suo problema già dalla primavera del 2004 quando capo della Criminalpol lanciò in rapporti scritti l'allarme ‘ndrangheta.
Al governatore Loiero, deluso per il mancato invio dell'esercito («peccato perché in Calabria c'è bisogno di una presenza molto forte dello Stato»), Pisanu ha spiegato che i militari sarebbero «una risposta di sicuro impatto psicologico ma di scarso effetto pratico». Il piano del Viminale invece è «un'iniziativa di più vasto respiro che riguarda tutta la Calabria ed è destinata a durare a lungo nel tempo». Sei punti, molti ordinari, senza effetti speciali: più controllo del territorio, più intelligence e prevenzione, aggressione dei patrimoni, massimo sforzo nel combattere il traffico di droga «con accordi speciali con le polizie straniere», più sinergia tra procure e uffici investigativi e, soprattutto, «scioglimento immediato di amministrazioni e enti pubblici sospette di collusioni e di inquinamento mafioso».
Messa così sembra ci sia voglia di fare un gran repulisti. Ci credono gli esperti di sicurezza del centro destra (i sottosegretari Iole Santelli, Giuseppe Valentini e Luigi Vitali) e del centro sinistra (Marco Minniti e Giuseppe Lumia). Applausi bipartisan. Più cauto Loiero: «Questo è un avvio. Vedremo se tutto ciò diventerà immediatamente operativo».
Il prefetto vicecapo della polizia Luigi De Sena è da ieri il nuovo prefetto di Reggio Calabria. Palazzo Chigi gli ha dato poteri speciali di «coordinatore delle attività di sicurezza pubblica e di contrasto della criminalità organizzata e dell'attuazione del programma di intervento in Calabria». Detto in modo più semplice è l'uomo che il governo, su indicazione del ministro dell'Interno e del capo del Dipartimento di pubblica sicurezza Gianni De Gennaro, ha scelto per sfidare sul territorio lo strapotere delle ‘drine. Una sfida difficile che il prefetto commenta così: «Non abbiamo bacchette magiche: siamo convinti che l'attacco ai patrimoni dei boss e l'azione sistematica e costante di prevenzione e repressione grazie al coordinamento tra le forze investigative siano l'unico modo per ottenere risultati». A testa bassa, senza velleitarismi, con fatti concreti e con l'aiuto degli uomini dei reperti speciali, Dia, Sco, Ros, Gico.
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