Da La Repubblica del 29/10/2005

Pesante incriminazione per Libby: "Ha testimoniato il falso". Dossier uranio, gli Usa confermano l'incontro tra Pollari e Hadley

Cia-gate, bufera sulla Casa Bianca

Si dimette il braccio destro di Cheney. Bush: "Prove serie"

di Alberto Flores D'Arcais

NEW YORK - Irving Lewis Libby jr., detto Scooter, è stato incriminato. Il Grand Jury che indaga sul cosiddetto Cia gate lo ha accusato di cinque reati – due di spergiuro, due di falsa testimonianza e uno di ostruzione della giustizia – e il braccio destro di Richard Cheney, vicepresidente degli Stati Uniti, si è immediatamente dimesso. Quello che tutta l'America (Casa Bianca compresa) si attendevano si è puntualmente avverato nella mattinata di ieri.

È stata la Cnn a dare la notizia poco prima che il procuratore speciale Patrick Fitzgerald illustrasse i provvedimenti in una conferenza stampa. Libby è l'unico incriminato tra "tutti gli uomini della Casa Bianca", Karl Rove - il potente consigliere di Bush - può tirare, per il momento, un sospiro di sollievo. Il presidente non nasconde l'amarezza: «L'inchiesta dello special counsel Fitzgerald e i procedimenti legali sono una cosa seria, adesso il processo muove verso una nuova fase».

Qualora venisse riconosciuto colpevole da una giuria di tutti e cinque i reati per cui è stato incriminato, Libby potrebbe essere condannato fino a 30 anni di prigione e al pagamento di una multa di oltre un milione di dollari.

Fitzgerald ha ricordato che fino al verdetto di un tribunale vale - per Libby come per chiunque altro - la presunzione di innocenza, spiegando poi come il "braccio destro" di Cheney abbia saputo che Valerie Plame era un'agente della Cia sotto copertura da un sottosegretario di Stato e ne abbia successivamente parlato con diversi giornalisti: «L'11 o il 12 giugno 2003 - si legge nel documento di incriminazione di ventidue pagine redatto dal Gran Giurì - il sottosegretario di Stato informò verbalmente Libby alla Casa Bianca che, in sintesi e in sostanza, la moglie di Wilson lavorava alla Cia e che dipendenti del Dipartimento di Stato affermavano che la moglie di Wilson era coinvolta nell'organizzazione del suo viaggio».

L'ordinanza di ventidue pagine accusa Libby di avere mentito agli agenti dell'Fbi che lo interrogarono il 14 ottobre del 2003 e il 26 novembre del 2003; di avere dichiarato il falso sotto giuramento nella testimonianza resa al Gran Giurì il 24 marzo del 2004 e di avere impedito il corso della giustizia ostacolando le indagine dello stesso Gran Giurì. Gli agenti che hanno indagato sul Ciagate hanno anche appurato che Libby il 12 giugno 2003 - oltre un mese prima che il columnist conservatore Robert Novak rendesse pubblica l'identità di Valerie Plame - apprese da Cheney che la moglie di Wilson lavorava per la Cia nella divisione Winpac (Weapons Intelligence non-proliferation and Arms Control).

Chi sia il sottosegretario di Stato a rivelare per primo l'identità della Plame, Fitzgerald non lo ha detto (uno dei sei a quell'epoca era l'attuale ambasciatore alle Nazioni Unite Bolton); il procuratore ha confermato che l'inchiesta «non è finita». «L'ostruzione della giustizia è una faccenda molto seria, è come gettare sabbia negli occhi dell'arbitro», ha detto spiegando l'incriminazione di Libby con una metafora sportiva presa dal baseball».

Sia Bush che Cheney hanno passato la giornata clou del Ciagate mantenendo gli impegni presi e parlando tutti e due davanti a una platea di militari: il presidente con un discorso (molto duro contro Iran e Siria) nella più grande base navale americana, quella di Norfolk in Virginia; il suo vice nella base aerea di Robins, in Georgia. «Il signor Libby mi ha informato che si è dimesso per difendersi dalle accuse. Ho accettato la sua decisione con profondo rammarico, nel nostro sistema di governo per una persona accusata vale la presunzione di innocenza fino a prova contraria», aveva detto Cheney prima ancora che il procuratore Fitzgerald prendesse la parola a Washington. E Bush prima di partire per il weekend a Camp David ha ripreso gli stessi concetti: «Sono rattristato dalle sue dimissioni, Libby ha lavorato senza posa per il popolo americano; ha diritto a un processo equo e deve essere presunto innocente fino a un verdetto contrario». Libby stesso si è dichiarato ottimista sugli esiti del processo: «Sono certo che sarò prosciolto».

Fitzgerald non ha voluto dire niente sul Karl Rove - «sono qui per parlare solo di chi è stato incriminato» - e non è chiaro se le indagini che «proseguono» possano rappresentare un pericolo reale per l'uomo che più di ogni altro alla Casa Bianca ha contribuito ai successi di George W. Bush. Ieri mattina, evidentemente già sollevato dalle voci che si erano diffuse fin dall'alba, Rove aveva anche scherzato con i giornalisti che lo attendevano sotto casa: «È una bellissima giornata e mi appresto a passare uno splendido weekend».

Meno soddisfatto è sembrato l'ex ambasciatore Wilson, marito di Valerie Plame: «L'incriminazione di Libby è un passo importante nel procedimento avviato oltre due anni fa dalla giustizia penale. Sembra che ci possano essere ulteriori sviluppi davanti al Gran Giurì. Qualunque sia l'esito dell'indagine e del procedimento, resterò dell'opinione che rivelare l'identità di mia moglie come agente della Cia fu molto sbagliato e un danno per l'America. La mia famiglia è stata attaccata per avere detto la verità sugli eventi che portarono il nostro paese alla guerra».

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