Da mondoacolori.org del 03/11/2005

Intervista al virologo Fabrizio Pregliasco e all'etologo Francesco Petretti

Aviaria. Tra confusione e allarmismo

Due esperti provano a fare chiarezza

di Gavino Pala

Nelle ultime settimane i giornali e i tg del mondo hanno dato ampio spazio al “virus dei polli”. In questo susseguirsi di notizie e di commenti alle volte si è puntato sulla pericolosità del virus, altre volte si è cercato di ridimensionare il problema. Noi abbiamo parlato con un noto virologo e con un etologo per provare a fare chiarezza e tracciare una strada fra le tante notizie che abbiamo ascoltato.

«Dobbiamo prendere in considerazione le basi storiche per capire la reale portate di una possibile Pandemia. Nel passato ci sono state grandi epidemie con una scadenza temporale precisa. Ogni 9-41 anni la Terra è colpita da una tremenda epidemia che miete migliaia di vittime, come è accaduto per la spagnola.» Ci spiega il dottor Fabrizio Pregliasco, ricercatore di virologia presso l’università di Milano.

Come mai è così pericoloso questo tipo id virus?
«Dobbiamo tener conto che il virus influenzale è molto semplice e per questo è soggetto a continue modifiche nel corso del tempo.»

Come definirebbe l'influenza aviaria?
«E’ un camaleonte che noi ricercatori cerchiamo di prendere, ma con scarso successo. Lui ci precede e cambia sempre colore.»

Pochi giorni fa è stata colpita la 200esima persona, ci dobbiamo preoccupare?
«Bisogna tenere conto che su 200 persone colpite sono morte meno della metà, diciamo intorno alle 60 contro milioni di animali morti. Le vittime umane sono un niente. Un altro fattore importante è quello del tenore di vita delle vittime accertate: una scarsa igiene ed un rapporto molto stretto con l’animale (in alcuni casi si è scoperto che la persona malata beveva il sangue dell’animale morto). In Asia gli animali vivono praticamente in casa, come noi teniamo gatti o cani.
È anche importante sentire le notizie che ci giungono dal resto d’Europa: la scoperta di un caso in Inghilterra non fa che confermare il lavoro di prevenzione svolto nel nostro continente. E’ come trovare un ago in un pagliaio.»

Che tipo di prevenzioni si possono usare?
«La vaccinazione è molto importante, siamo tenuti ad aspettare la solita influenza invernale, che quest’anno arriverà dalla California e colpirà 3-5 milioni di concittadini. Dobbiamo anche ricordare che ci potrebbero essere 4-5 mila decessi collegati all’influenza, soprattutto tra gli anziani o tra le persone che hanno problemi cardiaci o respiratori e che verrà ridotto in termini relativi il livello delle nostre difese immunitarie. L’eventuale pandemia, di cui si parla e si scrive molto oggi, non è altro che una moltiplicazioni dei normali problemi legati all’influenza.»

L'Agenzia Europea di parma ha sconsigliato di mangiare uova crude e derivati, ritiene sia una cautela opportuna?
«Diciamo che si è inserita in un discorso scegliendo male i tempi. Non intendeva infatti che le uova potessero essere portatrici del virus, anche perché nessuno studio verifica questa eventualità. Diciamo che il problema legato alle uova si chiama salmonella, e bisogna stare molto attenti.»

Proseguendo la nostra analisi del problema abbiamo ascoltato il professor Francesco Petretti, ordinario di Gestione delle Risorse Animali all’università di Camerino.
«Gli animali che più sono stati colpiti sono quelli domestici, quelli da allevamento, e non quelli che vivono in libertà.»

Professor Petretti è preoccupato per un così alto numero di decessi nel mondo animale?
«Negli allevamenti gli animali sono vulnerabili, perché considerati come macchine da produzione, e quindi sono costretti ad un ritmo di vita non idoneo alle loro capacità. Altre condizione tipica degli allevamenti è la promiscuità che viceversa non è presente nella vita normale dell’animale e che quindi facilità le possibilità di contagio.»

I nostri polli sono in salute?
«In Italia ci sono una serie di fattori che ci differenziano sicuramente dall’Asia: un maggior controllo delle ASL di competenza ed una divisione netta tra gli animali che vivono in libertà e quelli da allevamento. Possiamo stare sicuramente più tranquilli.»

Come viene contagiato un animale?
«Diciamo che spesso questi animali vivono in solitudine la maggior parte della giornata. Ci sono però dei momenti, diciamo di vita comune, nella quale producendo escrementi in un luogo circoscritto, gli animali vedono aumentare i rischi di contagio a causa della prolificazione batterica e della prossimità degli animali.»

Quali sono i primi sintomi dell'animale?
«Gli animali perdono la loro prestanza fisica, non si riescono a reggere sulle proprie zampe. Poi subentra la perdita dell’appetito insieme a problemi di diarrea e di stress.»

Il mercato del pollame è calato del 60%, cosa ne pensa?
«Questo è frutto di un drammatico allarmismo. Bisogna sottolineare il fatto che non ci può essere contagio con l’animale morto.»

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