Da Corriere della Sera del 02/11/2005

Cia, lite al Senato Usa. Dibattito a porte chiuse

I democratici accusano: nascoste le prove contro il governo E la seduta viene oscurata: non succedeva da oltre 20 anni

di Ennio Caretto

WASHINGTON - Con l’accusa di nascondere le presunte manipolazioni dell’intelligence da parte del governo Bush per giustificare la guerra in Iraq, i democratici hanno costretto ieri i repubblicani a tenere un dibattito di due ore a porte chiuse in Senato e a impegnarsi a fissare i tempi di un’inchiesta.

Non capitava da oltre vent’anni - ed è un evento che ha pochi precedenti nella storia della democrazia americana - che ricorrendo a un articolo del regolamento usato raramente si facessero allontanare dall’aula il pubblico e i giornalisti, che si abbassassero le luci e le porte venissero chiuse. E’ il primo effetto dell’incriminazione di Lewis Libby, l’ex braccio destro del vicepresidente Cheney, nello scandalo Ciagate. I democratici sospettano che Cheney, se non addirittura il presidente Bush, abbia mentito sulle armi di sterminio di Saddam Hussein. Lo scontro si è concluso con un accordo provvisorio: tre senatori per parte stabiliranno una «tabella di marcia» e la presenteranno a Pat Roberts, il leader repubblicano della «Commissione intelligence» tra due settimane. La scorsa estate Roberts rese pubblico un rapporto di 511 pagine sui fiaschi della Cia in Iraq, fermandosi, però, al 2002, prima della guerra. Promise un secondo rapporto sulle armi di sterminio entro un anno, ma sospese i lavori senza dare spiegazioni. In tv Harry Reid, leader della minoranza democratica in Senato, è esploso: «E’ in corso un insabbiamento. I repubblicani sono in combutta con la Casa Bianca». Il repubblicano Frist ha reagito con rabbia: «E’ una pagliacciata, i democratici non hanno principi né idee». Ma il leader del Senato non ha via d’uscita: domani Libby si presenterà in tribunale per dichiararsi innocente, e il processo successivo potrebbe costringerlo a tenere un’inchiesta.

Il Ciagate assume una dimensione politica proprio in vista delle elezioni congressuali del novembre 2006, una svolta negativa per i repubblicani. E’ una dichiarazione di guerra dei democratici, che considerano l’amministrazione in crisi, e non vogliono consentire a Bush di stornare l’attenzione del Paese dallo scandalo.

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