Da La Repubblica del 25/10/2005

La Commissione avvia la procedure di infrazione e mette in mora l'Italia, che ora ha 60 giorni per esporre le sue ragioni

La Ue processa il Ponte sullo Stretto

Accolte le tesi del Wwf: danni all'ambiente e alla fauna

L'opera impedisce il passaggio dei migratori Sono a rischio 312 specie di uccelli

di Giorgio Lonardi

MILANO - Bruxelles ha «messo in mora» il governo italiano sul Ponte di Messina. Lo ha scritto venerdì scorso Julio Garcia Burgués, responsabile infrazioni della Direzione Generale Ambiente della Ue, al presidente del Wwf Italia Fulco Pratesi accogliendo così un reclamo dello stesso Wwf. Si tratta, dunque, dell'inizio di una procedura d'infrazione in cui la Commissione ha contestato all'Italia di «non aver adottato misure idonee a prevenire il deterioramento degli habitat e le perturbazioni dannose agli uccelli». Eh si, secondo Bruxelles il Bel Paese si sarebbe disinteressato delle 312 specie di uccelli (fra cui 32 tipi diversi di rapaci) che utilizzano lo Stretto come una sorta di Autostrada del cielo per le loro migrazioni verso l'Europa Centrale e Settentrionale. È il caso della Sula che nidifica in Gran Bretagna. O dell'Albanella Pallida che preferisce la Russia mentre il Falco Pescatore mette su famiglia in Svezia, Ungheria e Germania.

In realtà, siamo di fronte ad un vero e proprio siluro nei confronti del Ponte: la prima procedura d'infrazione contro una grande opera in Italia. A questo punto la palla passa al nostro governo che dovrebbe inviare a Bruxelles le proprie ragioni nel giro di un paio di mesi. Qualora la risposta tardasse oppure non fosse ritenuta convincente dalla Ue seguirebbe un parere motivato della Commissione che, in assenza di controdeduzioni soddisfacenti, potrebbe portare Bruxelles a deferire l'Italia alla Corte Europea. Quest'ultimo passo comporterebbe, oltre al rischio di una sanzione piuttosto salata, anche la sospensione di qualsiasi contributo europeo al Ponte stesso.

Insomma, la mossa compiuta da Burguès è maledettamente seria. Così come è insidiosa la strategia adottata dal Wwf che cerca in ogni modo di bloccare la costruzione del Ponte dei primati: 6 miliardi di costo complessivo, 3.300 metri di campata centrale, 4 torri da 382,60 metri. Accogliendo le tesi di Pratesi la Commissione mette in mora l'Italia per due questioni specifiche. La prima è di non essersi occupata dei riflessi che potrà avere la costruzione del Ponte sulle due Important Bird Area (IBA) dei Monti Peloritani in Sicilia e della Costa Viola in Calabria. L'Italia, infatti, è stata accusata di non aver rispettato la cosiddetta «Direttiva Uccelli» che impone agli stati membri di adottare tutte le misure necessarie a proteggere i volatili nelle IBA.

Il nostro Paese è stato inoltre ammonito dalla Commissione per «non aver correttamente eseguito la valutazione d'incidenza del progetto» su altre due aree come previsto dalla Direttiva Habitat. Si tratta di Capo Peloro e dei Laghi di Ganzirri in Sicilia e della Dorsale di Curcuraci in Calabria. Perché a parere di Bruxelles la valutazione d'incidenza presentata dalla società «Stretto di Messina Spa» non corrisponderebbe alla Direttiva Habitat. E adesso?

Secondo il Wwf l'unica via di uscita sarebbe di riaprire la procedura di impatto ambientale con tanto di valutazione d'incidenza. Tempi biblici, quindi, che rischiano di creare qualche incertezza anche ad Impregilo, il gruppo che ha appena vinto la gara per diventare general contractor del Ponte sullo Stretto.

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