Da Corriere della Sera del 19/10/2005

«Basta con i sospetti, mio marito era mite e pulito»

La moglie della vittima: omicidio politico, non c’entrava con l’appalto. I voti? A Locri ne aveva presi solo 480

di Carlo Macrì

REGGIO CALABRIA - «Non capisco che cosa abbia a che fare l’assassinio di mio marito con l’appalto da 14 milioni di euro dell’ospedale di Locri». Da tre giorni e tre notti Maria Grazia Laganà, moglie di Francesco Fortugno, al dolore per l’assassinio del marito accosta l’interrogativo inquietante del perché sia stato ucciso. «Basta sospetti, era un uomo che ha sempre saputo allontanare le amicizie pericolose, era uno pulito. Ogni ipotesi che andasse in questa direzione sarebbe assurda - afferma con forza -. Da sei anni Francesco era fuori dall’ambiente ospedaliero di Locri. Le uniche attenzioni per quello che succedeva in quella struttura le aveva fatte emergere attraverso le decine di interrogazioni e interpellanze che aveva presentato quando sedeva fra i banchi dell’opposizione».

La vedova di Francesco Fortugno non ci sta a far passare l’omicidio del marito come un fatto «locale». «Non ho mai saputo niente dell’appalto di 14 milioni - dice -. Eppure sono il vicedirettore sanitario di quell’ospedale. Neanche Francesco me ne ha mai parlato. Perché non sentono il commissario amministrativo?». Una breve pausa, il tempo per una sigaretta, e Maria Grazia Laganà riprende a descrivere la vita di suo marito. «In questi quattro anni di attività politica nel Consiglio regionale Francesco non ha mai ricevuto una minaccia, un messaggio di morte, né tantomeno è stato vittima di attentati. Se avesse avuto il minimo sospetto di essere in pericolo l’avrebbe manifestato, non era capace di nascondermi nulla. E poi c’erano Anna e Giuseppe, i nostri figli, le sue perle: il pensiero di non poterli più riabbracciare l’avrebbe fatto fuggire dalla politica».

Ancora una pausa. Questa volta è necessaria perché l’argomento è delicato. Maria Grazia Laganà lo affronta nei dettagli, come a voler dire, indagate pure in ogni direzione. «Francesco alle passate elezioni regionali a Locri ha avuto 480 voti. Altri, invece, pur provenendo da zone diverse, ne hanno presi più di 800. Per non parlare poi dei risultati ottenuti nei paesi storicamente considerati in odor di mafia. I voti racimolati sono molto inferiori a quelli andati ad altri candidati».

Sul fatto che sia stato un omicidio politico, la vedova dell’ex vicepresidente del Consiglio regionale sembra non avere dubbi: «Non vorrei che inquadrandolo in un ambito locale, troppo ristretto, si rischiasse di perdere di vista il vero movente di questo omicidio o, peggio, di farlo cadere nel dimenticatoio». Pericolo concreto, almeno a scorrere le statistiche sugli omicidi degli ultimi mesi nella Locride: 23 morti, nessun colpevole. «Se accadesse qualcosa di simile - dice Maria Grazia Laganà - alzerei il telefono e informerei il capo dello Stato. E’ stato lui, ieri, a chiedermelo. Mi ha detto: "Mi faccia sapere come vanno le cose"». Le ultime parole sono per il ministro dell’Interno, Pisanu: «Afferma che lo Stato in Calabria c’è? Se lo dice lui che è di centrodestra...».

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