Da Punto Informatico del 18/10/2005
Originale su http://punto-informatico.it/p.asp?i=55633
Bangalore, discarica globale dell'IT
La metropoli indiana, epicentro della rivoluzione tecnologica della tigre asiatica, sta diventando la più grande discarica dell'industria elettronica mondiale. L'allarme di Greenpeace: danni gravissimi a persone ed ambiente
di Tommaso Lombardi
Bangalore (India) - La moderna e popolosa Bangalore ha due facce: agli occhi dell'industria high-tech occidentale è il paradiso dell'outsourcing, dove reperire mano d'opera qualificata a bassissimo prezzo. Ma un abitante di questo lontano sprawl urbano, fatto di palazzoni alternati a catapecchie, potrebbe esprimere un giudizio totalmente opposto: Bangalore è l'inferno dei rifiuti tecnologici, dove le multinazionali dell'IT hanno creato lugubri cimiteri dell'elettronica.
Le aziende locali importano quotidianamente quintali di scarti tecnologici e vecchi apparecchi dai ricchi paesi dell'occidente. Un traffico complesso che alimenta un florido sistema economico sotterraneo: mostruose discariche a cielo aperto, scoperte dagli inviati di BBC, diventano i magazzini ipertrafficati da eserciti di apprendisti stregoni cyberpunk che, costretti dalla fame, sezionano e fondono i rottami elettronici per estrarre argento, oro e platino.
Può sembrare bizzarro, ma è la dura realtà di una città messa in ginocchio da estreme disparità sociali e dai galoppanti interessi delle industrie elettroniche. Il governo indiano, a differenza della vicina Repubblica Popolare Cinese, non ha ancora varato nessun piano legislativo per rispondere a questa emergenza ecologica.
Una vera "bomba ad orologeria" che sta già iniziando a lasciare profondi segni sugli ambienti umani e naturali: materiali tossici come cadmio e piombo, copiosamente prodotti dalle fucine fai-da-te dei cosiddetti riciclatori, hanno già raggiunto livelli critici nel sangue delle persone che vivono a Bangalore.
Un medico specializzato in tossicologia, il Dott. Thuppil Venkatesh, ha dichiarato che gli ospedali locali hanno iniziato a registrare tassi incredibili di avvelenamento da piombo: una persona su due ha livelli ematici di questo inquinante "10 volte maggiori rispetto alla soglia di normalità". L'industria dei rifiuti IT, completamente abusiva e priva di misure di sicurezza, coinvolge soprattutto i bambini dei quartieri più poveri. "In un bimbo", conclude Venkatesh, "questa incredibile presenza di piombo può causare gravi ritardi mentali e mutazioni genetiche".
I membri locali di Greenpeace sono indignati e chiedono aiuto alla comunità internazionale affinché questo scempio possa avere fine. "Le multinazionali stanno scaricando i loro rifiuti tecnologici in India" mascherandoli con "carità e buoni intenti", denuncia Ramapati Kumar, attivista che si interessa di questa nuova e pericolosissima forma di inquinamento. Le grandi aziende, messe in difficoltà da dure leggi ambientali nei loro paesi d'origine, si starebbero infatti liberando dei rifiuti facendoli passare come "un'azione benevola": informatizzare i paesi in via di sviluppo. In verità, conclude Kumar, "è una mossa dettata dall'assoluta mancanza di standard indiani per il trattamento di questi rifiuti".
Le aziende locali importano quotidianamente quintali di scarti tecnologici e vecchi apparecchi dai ricchi paesi dell'occidente. Un traffico complesso che alimenta un florido sistema economico sotterraneo: mostruose discariche a cielo aperto, scoperte dagli inviati di BBC, diventano i magazzini ipertrafficati da eserciti di apprendisti stregoni cyberpunk che, costretti dalla fame, sezionano e fondono i rottami elettronici per estrarre argento, oro e platino.
Può sembrare bizzarro, ma è la dura realtà di una città messa in ginocchio da estreme disparità sociali e dai galoppanti interessi delle industrie elettroniche. Il governo indiano, a differenza della vicina Repubblica Popolare Cinese, non ha ancora varato nessun piano legislativo per rispondere a questa emergenza ecologica.
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