Da Corriere della Sera del 14/10/2005
Originale su http://www.corriere.it/Primo_Piano/Politica/2005/10_Ottobre/14/follini...

Dopo la votazione finale

Tutti «amici di Silvio». Solitudine di Follini

Il leader Udc tace e non applaude mai. Volonté: ma adesso non dimetterti, gli faresti un regalo

di Aldo Cazzullo

ROMA - Racconta Andreotti dopo aver visto il tg, di essere rimasto colpito dall’allegria diffusa in Aula. «Quando fu approvata la legge proporzionale con premio di maggioranza, la cosiddetta legge truffa - ricorda al telefono il senatore a vita - Alcide De Gasperi non era allegro. Era anzi teso per la bagarre che si era creata in Parlamento, preoccupato per il clima di scontro frontale con l’opposizione, roso dal dubbio di aver sbagliato a rifiutare su pressione di Saragat la proposta dei comunisti, che offrivano una tregua in cambio della riduzione del premio».

Dopo il voto che reintroduce il proporzionale con premio di maggioranza, Pierferdy Casini è particolarmente ridanciano. Poco prima è sceso in Transatlantico ad abbracciare un po’ di giornaliste come risarcimento per la bocciatura delle quote rosa: «Avete visto che calma? Che fermezza? Ventitré anni di Parlamento mi hanno dato il controllo delle emozioni». Anche Fini è sereno, si alza a stringere la mano a La Russa in segno di riconciliazione, La Russa sorride. Ridono tutti i deputati della maggioranza, le liste bloccate danno la speranza di mantenere il seggio, «sono allegri - spiega Buontempo - perché ognuno pensa di essere più amico dell’altro». Più amico di Berlusconi, ovviamente: il più felice di tutti. L’altro ieri era su di giri come quando le cose gli vanno bene, ora assume la postura delle giornate storiche: fronte alta da statista, mascella volitiva da uomo forte. Ne ha motivo. La vittoria è netta, sui frondisti interni prima ancora che sulla sinistra. Il premier può così annunciare che ora tocca alla par condicio e al partito unico. Dei 323 che hanno votato sì, uno solo resta muto, gelido, in disparte. Marco Follini ha capito che il partito unico, se nella forma potrebbe non farsi mai, nella sostanza esiste già: i leghisti, i deputati di An e gran parte dei suoi dell’Udc obbediscono ormai direttamente a Berlusconi. «Le primarie mi sembrano superate» infierisce il Cavaliere. «Le primarie? Bisogna chiedere all’Udc, le hanno proposte loro» maramaldeggia Fini.

In Aula Follini non applaude mai, neppure quando parlano gli oratori della maggioranza. Il suo ex gemello Casini, con cui è andato l’altro ieri a pranzo qui alla Camera senza per questo ritrovare appieno l’intesa perduta, ha la battuta pronta: quando dà la parola ad Adornato, sempre beccato dalla sinistra come un centravanti africano dai tifosi laziali, di fronte alla salva di buuu scherza: «Onorevole Adornato, non sapevo che lei suscitasse tanti entusiasmi!». La Russa ride. Anche questo è un gioco delle parti: Forza Italia manda avanti l’uomo più detestato dai suoi ex compagni, lui parte con voce suadente da colomba innamorata, parla del «dottor Prodi», poi passa alle invettive immaginifiche - «siete i Perry Mason del Mattarellum!» - cui gli altri rispondono amabilmente «spazzatura», «giuda», «venduto», «pentito», «comunista» e «imbroglione!», urlato a più riprese dal deputato operaio Buglio nascosto dietro un foglio di giornale. Adornato che ha dedicato gli ultimi sei mesi al nuovo partitone annuncia «l’unità di destino di un popolo». La Russa ride con le lacrime. Non delude mai il leghista, oggi Dussin: «Se sento qualcun altro di voi dire che il premio di maggioranza è un imbroglio, finisce che mi arrabbio davvero!».

Totalmente inane l’opposizione. Gli oratori dei suoi nove partiti si alternano nelle denunce morali di fronte all’indifferenza più completa, Bressa evoca «i diritti umani» e l’on. Maurizio Paniz di Forza Italia dà mano alla Gazzetta dello Sport, la Amici cita Antigone e l’on. Paniz è fisso su «Maradona-fisco: ballano milioni», Boato invoca «ragioni politiche, costituzionali, istituzionali, procedurali, di metodo e di merito» e l’on. Paniz guadagna pagina 19 della Rosea: «Il Padova trova forze fresche». L’on. Soda per vendicare il dottor Prodi si rivolge all’«egregio Silvio». È venuto anche Cacciari per la riunione dei sindaci, in corridoio chiede conto a Gerardo Bianco della svolta, il leader irpino spiega paziente: «Tu sei un nuovista, io sono uomo di tenuta. Io voglio uscire di qui quando esce De Mita, anzi il giorno dopo». Pecoraro Scanio in Aula dà i numeri del lotto, in senso tecnico: «Con questa legge bisogna giocare il 2, il 4, il 10, il 3, l’8 e il 20», segue spiegazione: «Ci sono sei parti di sbarramento e il premio del primo arrivato ultimo, più lo sbarramento regionale...». Continua la processione attorno a Follini, sempre più triste. Dice Volonté che non deve dimettersi, «sarebbe un regalo a Berlusconi». Spiega Tabacci che «il proporzionale è un buon risultato anche per noi, abbiamo indotto Berlusconi a restaurare la democrazia parlamentare.

Ora si tratta di continuare a distinguerci, per non farci soffocare. Se Marco ne cerca un modo, gliene suggerisco dieci. Ad esempio migliorare questa legge al Senato». Casini intanto il cerino se l’è tolto, peccato presidente con la sua fermezza non avere beccato chi urlava «imbroglione!» ad Adornato, «davvero? Io non ho sentito niente» sorride in ascensore. La sinistra sa di dover cambiare tattica, nelle conversazioni private Fassino spiega: «Qui è andata male, al Senato dove non c’è il voto segreto è inutile sperare nei franchi tiratori, meglio cercare di emendare la legge». L’idea piacerebbe anche ad Andreotti, «ad esempio bisognerebbe reintrodurre le preferenze, ma non mi faccio illusioni. Bipolarismo da noi significa che in Parlamento, per principio, non ci si parla più».

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