Da La Repubblica del 09/10/2005
Scrutinati i voti del 18 settembre: resistono le vecchie strutture di potere, ma sale alla ribalta una deputata che le sfida
In Parlamento tornano i "signori della guerra"
di Giampaolo Cadalanu
Signori della guerra, capi milizia, trafficanti di oppio, qualche ex Taliban che professa il pentimento e, fra le donne, una «ragazzina impertinente»: questa sarà la Wolesi Jirga, la Camera bassa del nuovo Afghanistan. I primi risultati dello spoglio hanno chiarito che le vecchie strutture di potere non sono state spazzate via dal voto del 18 settembre. I warlord andranno a testa alta nel nuovo Parlamento, legittimati dal consenso popolare: ottenuto forse con pressioni e ricatti, ma ormai incontestabile. Nella zona riservata alle donne, però, siederà Malalai Joya, quella che nell'Assemblea costituente i delegati dei warlord chiamavano «infedele», «comunista», «insolente».
Malalai, 27 anni, è un'attivista per i diritti delle donne. Ai tempi della Loya Jirga per due lunghissimi minuti aveva osato l'inconcepibile: una donna, per di più giovane e non affiliata ad alcun gruppo politico, aveva attaccato i signori della guerra in loro presenza, chiedendo che venissero esclusi dal futuro politico dell'Afghanistan. Perché «la legittimità dell'Assemblea costituente è messa in dubbio dalla presenza di questi mascalzoni che hanno condotto il nostro paese in queste condizioni». Da allora Malalai è scampata ad almeno quattro attentati, senza smettere di assistere le donne e i poveri della provincia di Farah, nell'Afghanistan occidentale.
L'elezione di Malalai forse non è del tutto gradita a Hamid Karzai, che aveva criticato con durezza perché non si liberava dei personaggi controversi. Ora però è tardi per seguire l'avvertimento: nel prossimo Parlamento Karzai dovrà fare i conti proprio con i warlord. Il più votato, secondo risultati ancora incompleti, è Mohammed Mohaqiq, leader militare e politico della comunità hazara. Dietro di lui, Bashar Dost, il controverso ministro della Pianificazione che aveva attaccato le «inefficienti» organizzazioni non governative occidentali.
Distaccato di un pugno di voti, Yunus Qanuni, e poi Abdul Rasul Sayyaf. Il primo, leader tagiko, in passato braccio destro dell'"eroe nazionale" Ahmad Shah Massoud, è stato ministro degli Interni e poi dell'Istruzione, e ha lasciato il governo per profilarsi come leader dell'opposizione. Il secondo, di etnia pashtun, era alleato di Osama Bin Laden durante la guerriglia contro le truppe sovietiche. Si dice che nei suoi accampamenti abbiano preso confidenza con gli esplosivi i futuri combattenti di Al Qaeda. Per Human Rights Watch è solo un criminale di guerra, massacratore degli hazara. Fra le altre facce note, il fratello del presidente, Abdul Qayyum Karzai, che molti credono coinvolto nella raffinazione dell'oppio e nel traffico di eroina, l'ex capo dello Stato Burhanuddin Rabbani, e l'ex comandante dei Taliban Haji Mullah Abdul Salam Raketi, così chiamato per l'abilità a usare il lanciagranate Rpg.
Malalai, 27 anni, è un'attivista per i diritti delle donne. Ai tempi della Loya Jirga per due lunghissimi minuti aveva osato l'inconcepibile: una donna, per di più giovane e non affiliata ad alcun gruppo politico, aveva attaccato i signori della guerra in loro presenza, chiedendo che venissero esclusi dal futuro politico dell'Afghanistan. Perché «la legittimità dell'Assemblea costituente è messa in dubbio dalla presenza di questi mascalzoni che hanno condotto il nostro paese in queste condizioni». Da allora Malalai è scampata ad almeno quattro attentati, senza smettere di assistere le donne e i poveri della provincia di Farah, nell'Afghanistan occidentale.
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