Da Corriere della Sera del 05/09/2005
Rogo a Parigi, nuova strage: fermate 3 ragazze
Fuoco in un palazzo della periferia: i morti sono 15. Salve tre famiglie italiane
di Massimo Nava
PARIGI - E’ un’altra tragedia del fuoco, la quarta di un’estate maledetta, quella che l’altra notte ha provocato quindici morti (due i bambini) e una trentina di feriti, molti dei quali gravi, in uno stabile della periferia sud di Parigi, a venti minuti dal centro. Le fiamme si sono propagate al piano terra di una torre di 18 piani a Hay-les-Roses, nella valle della Marna, uno dei tanti quartieri popolari in cui convivono famiglie di lavoratori francesi e immigrati. Secondo una prima ricostruzione, l’incendio sarebbe di natura dolosa: qualcuno avrebbe volontariamente dato fuoco alla cassetta delle lettere, provocando un tragico effetto camino all’interno della torre. Alcune testimonianze parlano di una festa di compleanno fra giovani, di una bravata che sarebbe all’origine della tragedia. La polizia ha fermato per accertamenti tre ragazze. Una ha 16 anni, le altre due 18: abitavano nel palazzo del rogo.
Quando è stato dato l’allarme, molti dei trecento inquilini dello stabile hanno aperto le porte degli appartamenti per fuggire, lasciando così entrare il fumo nei locali. «Mia moglie era ancora sveglia e ha sentito le urla dei vicini. Abbiamo visto il fumo sotto la porta di casa. Abbiamo svegliato i bambini, spalancato le finestre e messo stracci e asciugamani contro l’uscio. Così ci siamo salvati», racconta Abdellali Setouri, 47 anni, immigrato algerino, padre di tre figli, residente da 11 anni nel quartiere. Danielle Piot, infermiera, abita al secondo piano con la madre: «Mi sono salvata perché ho tenuto la porta chiusa». Nella torre vivono anche immigrati di origine italiana, le famiglie Rossi, Arnone e Dominaci: sono stati tutti evacuati. Ci sono anche francesi, turchi, portoghesi, spagnoli e magrebini: la prima generazione d’immigrati.
I soccorsi sono stati rapidi. L’incendio è stato domato in fretta, ma il fumo aveva ormai invaso tutto l’edificio e ucciso la maggior parte delle vittime. «In stabili come questo le scale sono strette, si riempiono subito di fumo. La gente fuggiva alla cieca ed è stato complicato raggiungere i piani più alti», ha spiegato il comandante dei vigili del fuoco, Michel Cros. Dopo lo sgombero decine di famiglie sono state alloggiate in un vicino liceo. Ci sono stati anche momenti di tensione con la popolazione in preda al panico. La polizia è dovuta intervenire per allontanare la gente e permettere ai pompieri di lavorare. «Adesso daranno la colpa agli abitanti della zona, ma qui non ci sono bande di criminali», dice Tarek, studente di economia all’università. Un’insegnante del locale liceo dice: «I ragazzi del quartiere non sono delinquenti. E’ una zona calma, mai avuti problemi con la polizia». Un’inquilina scampata all’incendio, Anna Maria Cano, di origine spagnola, tre figli: «Abito qui da quando il quartiere è stato costruito negli anni ’70. Ci sono bande di ragazzini, ma niente di grave». L’episodio più recente il 14 luglio: è stato bruciato il tavolino da ping pong nel campo giochi.
Quando è stato dato l’allarme, molti dei trecento inquilini dello stabile hanno aperto le porte degli appartamenti per fuggire, lasciando così entrare il fumo nei locali. «Mia moglie era ancora sveglia e ha sentito le urla dei vicini. Abbiamo visto il fumo sotto la porta di casa. Abbiamo svegliato i bambini, spalancato le finestre e messo stracci e asciugamani contro l’uscio. Così ci siamo salvati», racconta Abdellali Setouri, 47 anni, immigrato algerino, padre di tre figli, residente da 11 anni nel quartiere. Danielle Piot, infermiera, abita al secondo piano con la madre: «Mi sono salvata perché ho tenuto la porta chiusa». Nella torre vivono anche immigrati di origine italiana, le famiglie Rossi, Arnone e Dominaci: sono stati tutti evacuati. Ci sono anche francesi, turchi, portoghesi, spagnoli e magrebini: la prima generazione d’immigrati.
I soccorsi sono stati rapidi. L’incendio è stato domato in fretta, ma il fumo aveva ormai invaso tutto l’edificio e ucciso la maggior parte delle vittime. «In stabili come questo le scale sono strette, si riempiono subito di fumo. La gente fuggiva alla cieca ed è stato complicato raggiungere i piani più alti», ha spiegato il comandante dei vigili del fuoco, Michel Cros. Dopo lo sgombero decine di famiglie sono state alloggiate in un vicino liceo. Ci sono stati anche momenti di tensione con la popolazione in preda al panico. La polizia è dovuta intervenire per allontanare la gente e permettere ai pompieri di lavorare. «Adesso daranno la colpa agli abitanti della zona, ma qui non ci sono bande di criminali», dice Tarek, studente di economia all’università. Un’insegnante del locale liceo dice: «I ragazzi del quartiere non sono delinquenti. E’ una zona calma, mai avuti problemi con la polizia». Un’inquilina scampata all’incendio, Anna Maria Cano, di origine spagnola, tre figli: «Abito qui da quando il quartiere è stato costruito negli anni ’70. Ci sono bande di ragazzini, ma niente di grave». L’episodio più recente il 14 luglio: è stato bruciato il tavolino da ping pong nel campo giochi.
Annotazioni − Ha collaborato Alessandro Grandesso.
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