Da La Repubblica del 01/08/2005
L'Iran ricomincia con il nucleare
Ultimatum e rottura con la Ue, giro di vite sui dissidenti
di Alberto Mattone
Teheran annuncia la ripresa del programma nucleare e torna aria di crisi tra Iran e Unione europea. Se gli osservatori internazionali attendevano di capire quale piega prendesse il regime con il nuovo presidente, ebbene quel segnale è arrivato. Domani s'insedia Mahmoud Ahmadinejad e, con gran tempismo, gli ayatollah avvertono che riavvieranno la macchina che porterà il Paese a produrre energia atomica. Non è l'unico messaggio che inviano all'Occidente e ai riformisti interni. Mentre aumenta l'allarme per le condizioni di salute del più famoso dissidente politico, Akbar Ganji, da cinquanta giorni in sciopero della fame, la polizia arresta l'avvocato Abdol-Fattah Soltani, collaboratore del premio Nobel Shirin Ebadi.
L'Iran sfida ancora l'Occidente. La decisione di Teheran di riprendere il programma nucleare viene motivata con il mancato arrivo al tavolo delle trattative delle proposte dell'Ue. «Non abbiamo ricevuto alcun messaggio dall'Europa - spiega il portavoce del ministro degli Esteri, Reza Asefi - quindi riapre l'impianto di Isfahan». Insomma, dopo una sospensione di 10 mesi, riprende il piano per costruire le centrali, anche se sotto la supervisione dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea). Ma, rassicurano gli ayatollah, non riparte ancora il progetto per l'arricchimento dell'uranio.
Teheran accusa di inadempienza il terzetto europeo (EU3) formato da Gran Bretagna, Germania e Francia che, per conto dell'Ue e in accordo con gli Stati Uniti, ha avviato una mediazione per convincere l'Iran ad abbandonare le velleità nucleari. L'offerta dell'EU3 dovrebbe arrivare ai primi di agosto. Ma Teheran ha giocato di anticipo, nel timore che il terzetto voglia solo prendere tempo. «Gli europei - accusa il negoziatore iraniano Hassan Rohani - vogliono tirare fino a settembre, per saggiare la posizione del nuovo governo. È un grave errore».
Dietro i proclami di voler usare il nucleare solo a scopi civili, si teme che sia nascosto il progetto di costruire l'atomica. A che servirebbero, questo è il ragionamento, milioni di dollari di investimenti per l'energia se l'Iran è un Paese che galleggia sul petrolio? L'UE3 annuncia l'arrivo imminente di «dettagliate proposte»: cooperazione economica e patto di non aggressione in cambio della gestione congiunta degli impianti nucleari. Intanto, il Foreign Office avverte: «La ripresa del programma sarebbe un passo inutile e dannoso».
Le cancellerie cercano di decrittare l'ultimatum di Teheran: l'obiettivo potrebbe essere quello di ottenere benefici politici ed economici. Ma la bomba nelle mani degli ayatollah fa paura. L'Iran nuova potenza nucleare sconvolgerebbe gli equilibri in Medio Oriente. A Washington c'è preoccupazione per il crescente attivismo di Teheran sullo scacchiere bellico iracheno. «L'Iran danza con l'Iraq mentre gli Stati Uniti ribollono di rabbia» è il titolo di un editoriale pubblicato ieri del New York Times. La recente visita del premier Jaafari ai dignitari del regime non è stata gradita dal segretario alla Difesa Usa Donald Rumsfeld, che teme la creazione di un grande blocco sciita in chiave anti-americana.
Insomma, le previsioni pessimistiche elaborate all'indomani della vittoria del conservatore Ahmadinejad sembrano avverarsi. Anche nel campo dei diritti umani. Preoccupa l'arresto dell'avvocato Abdol-Fattah Soltani. Indagava sulla morte di un reporter che aveva scattato foto davanti alla prigione di Evin, a Teheran. E sarebbe in gravi condizioni Akbar Ganji, il giornalista-dissidente in carcere da 5 anni. Ieri, nella capitale un gruppo di attivisti politici riformisti si è riunito davanti al quartier generale della magistratura per chiedere la sua liberazione. E anche l'Ue lancia un appello per il rilascio di Ganji. «È un affare interno, l'Europa pensi ai suoi problemi» è la dura replica del portavoce del ministro degli Esteri iraniano. Ma la vita del dissidente è appesa a un filo. «La situazione è critica - dice la moglie, Massoumeh Shafiie - mio marito è agli sgoccioli».
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Dietro i proclami di voler usare il nucleare solo a scopi civili, si teme che sia nascosto il progetto di costruire l'atomica. A che servirebbero, questo è il ragionamento, milioni di dollari di investimenti per l'energia se l'Iran è un Paese che galleggia sul petrolio? L'UE3 annuncia l'arrivo imminente di «dettagliate proposte»: cooperazione economica e patto di non aggressione in cambio della gestione congiunta degli impianti nucleari. Intanto, il Foreign Office avverte: «La ripresa del programma sarebbe un passo inutile e dannoso».
Le cancellerie cercano di decrittare l'ultimatum di Teheran: l'obiettivo potrebbe essere quello di ottenere benefici politici ed economici. Ma la bomba nelle mani degli ayatollah fa paura. L'Iran nuova potenza nucleare sconvolgerebbe gli equilibri in Medio Oriente. A Washington c'è preoccupazione per il crescente attivismo di Teheran sullo scacchiere bellico iracheno. «L'Iran danza con l'Iraq mentre gli Stati Uniti ribollono di rabbia» è il titolo di un editoriale pubblicato ieri del New York Times. La recente visita del premier Jaafari ai dignitari del regime non è stata gradita dal segretario alla Difesa Usa Donald Rumsfeld, che teme la creazione di un grande blocco sciita in chiave anti-americana.
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