Da Corriere della Sera del 28/07/2005

Il generale George Casey: «Sostanziosa riduzione delle truppe» se Bagdad sarà in grado di difendersi da sé

«Il ritiro americano inizierà tra un anno»

Al Zarkawi annuncia: «Abbiamo ucciso i due diplomatici algerini»

di Ennio Caretto

WASHINGTON - Gli Stati Uniti prevedono una «sostanziosa riduzione» delle loro truppe in Iraq la prossima primavera o estate a due condizioni: che il processo politico proceda positivamente, e «lo sviluppo delle forze armate irachene continui». Lo ha dichiarato a Bagdad il generale George Casey, il capo delle operazioni militari alleate, alla fine di un colloquio tra il ministro della Difesa Usa Donald Rumsfeld, giunto a sorpresa nella capitale, e il premier iracheno Ibrahim Jaafari. Poche ore dopo il gruppo di Al Zarkawi ha annunciato che i due diplomatici algerini nelle sue mani, Ali Belarussi e Azeddine Balkadi, erano stati uccisi «per volontà di Dio», come il diplomatico egiziano Ihab al Sherif tre settimane fa.

E' stata la prima volta dall'offensiva scatenata dagli insorti ad aprile che l'America prospetta l'inizio di un graduale ritiro dall'Iraq. Casey non lo ha quantificato, sebbene un memorandum segreto a Londra abbia riferito di una riduzione delle truppe alleate da 170.000 a 66.000 uomini, e Rumsfeld si è limitato a confermare di volere un «veloce» ridimensionamento. Jaafari si è mostrato d'accordo: «La partenza americana nel momento che potremo assumerci maggiori responsabilità è il grande desiderio del popolo iracheno», ha detto. Ma ha insistito sulla necessità che il disimpegno «sia coordinato» e che la transizione sia pianificata «in base alle nostre esigenze». Per Casey, ciò dovrebbe essere possibile: «Non siamo in un'impasse. Per sopravvivere, una insurrezione ha bisogno di progressi, e gli insorti non ne hanno registrati».

Nello scenario Usa, a dicembre, quando si svolgeranno le elezioni, l'Iraq avrà 85 mila soldati e 145 mila agenti di polizia, e sarà in grado di assumere il controllo di 3 province, 10 città e alcuni quartieri di Bagdad. L'ostacolo maggiore potrebbero essere la Costituzione, da completare entro il 15 agosto, e il referendum di approvazione a ottobre. Il presidente della Commissione costituzionale Human Hamoud ha ieri ammesso che esistono ancora contrasti su numerosi articoli, dal federalismo alla Sharia, la legge islamica, al ruolo delle donne. Ma ha annunciato che, per superarli, i leader iracheni parteciperanno a un’assemblea a inizio agosto. Rumsfeld teme che un ritardo possa favorire gli insorti. Dopo aver accusato Iran e Siria di «indebite interferenze», ha sollecitato Jaafari a stringere i tempi: «E' l'ora di concludere, datevi da fare».

Da un sondaggio di Gallup, Cnn e del quotidiano Usa Today , la strategia della Casa Bianca è criticata dagli americani. Mentre il 52 per cento pensa che la guerra «non sia stata un errore», un'inattesa inversione di tendenza a favore di Bush, il 54 per cento dubita che l'America possa vincerla e il 58 non crede che l'Iraq diventi «una stabile democrazia», come sostiene il presidente.

Per la prima volta il 51 per cento ritiene che l'Amministrazione abbia mentito deliberatamente sulle armi di sterminio di Saddam per attaccarlo. Il portavoce della Casa Bianca Scott McClellan vi ha invece ravvisato la conferma che l'America «capisce che il nostro successo in Iraq trasformerà il Medio Oriente». Non è il messaggio trasmesso da Over there , uno sceneggiato tv sul conflitto iracheno che, allo slogan «contro la guerra ma per le nostre truppe» sta riscuotendo vastissimi consensi.

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