Da Corriere della Sera del 09/05/2005
La ricetta inglese: solo il nucleare batterà lo smog
Dossier sul tavolo del governo Blair: eolico e solare non bastano, senza nuove centrali l’inquinamento crescerà
di Paola De Carolis
LONDRA - Nuovo governo, nuova pagina: dopo quattro anni senza una decisione, l’esecutivo britannico si appresta a rivoluzionare il settore energia, riaprendo le porte al nucleare. Questo almeno stando a un memorandum top secret preparato per il ministro dell’energia entrante, Alan Johnson, dall’unità specializzata del dicastero. Quarantasei pagine confidenziali, secondo quanto ha rivelato ieri in esclusiva il domenicale Observer , in cui, per spronare Johnson ad agire in fretta, gli viene ricordato che «é, a grandi linee, più semplice procedere con temi controversi all’inizio di un nuovo governo». Quindi agire il prima possibile, nel tentativo di superare gli ostacoli esistenti nel governo stesso e convincere un’opinione pubblica ancora abbastanza contraria. Adottando lo slogan: il nucleare per battere lo smog e rispettare il protocollo di Kyoto sulle emissioni di C02, ossia di anidride carbonica.
IL RAPPORTO - Che cosa auspica di tanto contenzioso il rapporto del ministero? La costruzione di diverse centrali nucleari nuova generazione, un totale dietro-front, in pratica, rispetto alla linea attuale, che prevede smantellamenti e chiusure dell’esistente. «Al momento - sottolinea la relazione - abbiamo dodici centrali nucleari che producono il venti per cento dell’elettricità senza emissioni. Nel 2020 il totale scenderà a tre centrali nucleari per una capacità produttiva del sette per cento».
Dal 2008, prosegue il rapporto, nel Regno Unito potrebbe verificarsi una scarsità di elettricità e il Paese potrebbe trovarsi a contare sempre più su importazioni esterne: ci sarebbe il rischio di blackout nei momenti di crisi. E l’unica ricetta è quella dell’atomo: «Un programma che estenda la vita delle centrali nucleari esistenti, o ne costruisca di nuove, potrebbe al contrario rafforzare il contributo del settore al taglio delle emissioni di anidride carbonica».
CALO EMISSIONI - Per Joan MacNaughton, direttrice del gruppo energia del ministero per la «produttività, l’energia e l’industria», è tutta una questione di numeri: «Le emissioni di biossido di carbonio sono aumentate negli ultimi anni - scrive nel rapporto -. Senza l’introduzione di nuove misure non raggiungeremo l’obiettivo di ridurle del venti per cento entro il 2010» (come invece si era prefisso di fare il governo).
ENERGIA RINNOVABILE - Gli esperti sono arrivati a questa conclusione principalmente per due considerazioni: «La crisi del settore nucleare e la scarsa efficacia di altri provvedimenti presi nell’arco degli anni». Il fallimento delle fonti alternative è quantificato con chiarezza. In particolare, i tentativi di dare maggiore spazio a forme di produzione di energia rinnovabile, come centrali eoliche e pannelli solari, obbligando i fornitori di corrente elettrica a recuperare il dieci per cento dell’energia da fonti «ecologiche». Altro obiettivo che, stando al rapporto citato ieri dall’ Observer , non verrà centrato. «Un tetto massimo del 7 o 8 per cento è molto più probabile».
Se sinora il governo non ha preso una posizione chiara sul nucleare la colpa sarebbe, secondo quanto emerge dalla relazione, dei grandi contrasti all’interno dell’esecutivo stesso. Mentre il ministro per l’energia era a favore, Margaret Beckett, rimasta responsabile dell’Ambiente anche dopo il rimpasto che ha seguito le elezioni, è dichiaratamente contraria.
GLI OSTACOLI - «Questo ha reso necessario un compromesso, trovato con l’appoggio del primo ministro, che non ha né spalancato, né sbarrato la porta», dice il rapporto. Che spiega anche come l’opposizione del ministero dell’Ambiente «potrebbe essere superata dimostrando che i target da raggiungere per combattere i cambiamenti climatici saranno ottenibili soltanto con l’utilizzo di energia nucleare pulita, ovvero priva di emissioni di carbonio».
I COSTI - Ma la stessa MacNaughton ammette che comunque sussistono diversi ostacoli. Come convincere l’opinione pubblica? Come risolvere il problema dell’eliminazione definitiva delle scorie ad alto rischio? Come finanziare la creazione di nuove centrali? A proposito di quest’ultimo interrogativo viene auspicato un ampio programma di costruzione che permetta di ridurre i costi complessivi.
IL RAPPORTO - Che cosa auspica di tanto contenzioso il rapporto del ministero? La costruzione di diverse centrali nucleari nuova generazione, un totale dietro-front, in pratica, rispetto alla linea attuale, che prevede smantellamenti e chiusure dell’esistente. «Al momento - sottolinea la relazione - abbiamo dodici centrali nucleari che producono il venti per cento dell’elettricità senza emissioni. Nel 2020 il totale scenderà a tre centrali nucleari per una capacità produttiva del sette per cento».
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CALO EMISSIONI - Per Joan MacNaughton, direttrice del gruppo energia del ministero per la «produttività, l’energia e l’industria», è tutta una questione di numeri: «Le emissioni di biossido di carbonio sono aumentate negli ultimi anni - scrive nel rapporto -. Senza l’introduzione di nuove misure non raggiungeremo l’obiettivo di ridurle del venti per cento entro il 2010» (come invece si era prefisso di fare il governo).
ENERGIA RINNOVABILE - Gli esperti sono arrivati a questa conclusione principalmente per due considerazioni: «La crisi del settore nucleare e la scarsa efficacia di altri provvedimenti presi nell’arco degli anni». Il fallimento delle fonti alternative è quantificato con chiarezza. In particolare, i tentativi di dare maggiore spazio a forme di produzione di energia rinnovabile, come centrali eoliche e pannelli solari, obbligando i fornitori di corrente elettrica a recuperare il dieci per cento dell’energia da fonti «ecologiche». Altro obiettivo che, stando al rapporto citato ieri dall’ Observer , non verrà centrato. «Un tetto massimo del 7 o 8 per cento è molto più probabile».
Se sinora il governo non ha preso una posizione chiara sul nucleare la colpa sarebbe, secondo quanto emerge dalla relazione, dei grandi contrasti all’interno dell’esecutivo stesso. Mentre il ministro per l’energia era a favore, Margaret Beckett, rimasta responsabile dell’Ambiente anche dopo il rimpasto che ha seguito le elezioni, è dichiaratamente contraria.
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