Da La Repubblica del 09/05/2005

Germania, memoria e dolore "Nazismo, la nostra vergogna"

Migliaia in piazza a Berlino, un monumento all'Olocausto

Solenne cerimonia alla porta di Brandeburgo. Bloccato dalla polizia il corteo neonazista
Schroeder parte per Mosca: "Chiediamo perdono ai russi che soffrirono a causa nostra"

di Andrea Tarquini

BERLINO - Decine di migliaia di tedeschi - giovani e reduci di guerra, singles e famiglie con bambini - sono venuti in piazza per la Festa della democrazia attorno alla Porta di Brandeburgo e al Memoriale dell'Olocausto pronto per l'inaugurazione domani. I neonazisti sono rimasti sotto scacco, circondati dalle forze speciali della polizia: si sono visti costretti ad annullare il corteo che preparavano da anni. Una solenne cerimonia ha ricordato la liberazione al Reichstag a un passo dal lato nord della Porta: il capo dello Stato, il conservatore Horst Koehler, ha chiesto di «non dimenticare mai», ha parlato di «vergogna davanti al Mondo per la Shoah e il conflitto» e di «gratitudine eterna per tutti i popoli che ci liberarono da Hitler». Il cancelliere Schroeder è partito per Mosca quale partner privilegiato della Russia di Putin. Sessant'anni dopo la fine della guerra hitleriana, Berlino in questa fredda domenica primaverile tra sole incerto e scrosci di pioggia ha saputo presentarsi al mondo quale capitale di una nuova Germania. Una democrazia decisa a ricordare sempre le responsabilità del suo passato, e a conquistarsi un ruolo di leader nel mondo vincendo non più guerre ma la pace.

La sconfitta di piazza dei neonazisti è stata un grande evento per l'immagine della Germania. Da tutto il paese gli ultrà della Npd avevano radunato appena 3300 dimostranti ad Alexanderplatz. Quasi il doppio, seimila, erano gli orsi bianchi, i corpulenti poliziotti anti-sommossa berlinesi in assetto di guerra, pronti con manganelli, idranti, lacrimogeni e cani a sbarrare loro la strada: la richiesta provocatoria della Npd di marciare davanti al Memoriale della Shoah e sotto la Porta per gridare «no alla menzogna della liberazione» aveva ricevuto un divieto a ogni istanza, fino alla Corte suprema. Alla fine i neonazi si sono sentiti minoranza rifiutata, hanno revocato il corteo e sciolto il raduno.

«Non dobbiamo mai dimenticare, mai lasciare che il mondo dimentichi», ha detto il capo dello Stato Horst Koehler, e gli altoparlanti rilanciavano il suo discorso in buona parte di Mitte, l'antico centro prussiano di Berlino. «Noi proviamo vergogna e orrore per allora, e la Germania di oggi ha proprio questa responsabilità speciale davanti al mondo: tenere viva la memoria del dolore. Mi appello ai giovani: voltare pagina e cancellare la Memoria non sarà mai ammissibile».

Sessant'anni dopo, ha aggiunto Koehler, «il mondo ha davanti a sé un'altra Germania. Una democrazia fondata sulla giustizia sociale, in prima linea per la pace, sempre pronta ad accorrere ovunque serva aiuto nel mondo. Un paese grato a chi lo liberò, e a chi lo aiutò nella ricostruzione. Un paese che ha diritto a essere fiero dei suoi successi, del suo nuovo ordine libero e democratico. Un paese che ricorda tutte le vittime della guerra, anche le sue. Una democrazia capace di difendersi dalle rumorose ma infime minoranze neonaziste, un paese diversissimo da com'era quando troppi tedeschi decisero di tacere e di chiudere gli occhi».

La Festa della democrazia era cominciata sabato. Pariser Platz è stata il suo palcoscenico principale. La adornavano gigantografie della Porta distrutta l'8 maggio del ‘45, e di Coventry e Rotterdam, Varsavia e Stalingrado, le città devastate dalla Luftwaffe e dalla Wehrmacht. Organizzata dalle Chiese, con l'adesione di tutti i partiti democratici, di gruppi rock e teatrali e giocolieri, la festa è continuata fino a ieri sera. Messe ecumeniche l'hanno accompagnata. Su questo sfondo segnato dalla Memoria, il cancelliere Schroeder è partito nel pomeriggio per Mosca. «Chiediamo perdono alla Russia», ha dichiarato; «Se ripenso ai crimini tedeschi di allora la nostra amicizia di oggi è un miracolo». Il segnale politico è chiarissimo: Vladimir Putin può contare sull'irriconoscibile ex nemico di 60 anni fa.

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