Da Corriere della Sera del 06/05/2005
Le due società sono il secondo e terzo debitore privato al mondo. General Motors cede il 5%
L’auto Usa in crisi scuote Wall Street
Standard & Poor’s declassa a «spazzatura» le obbligazioni di Ford e Gm, giù il Dow Jones
di Ennio Caretto
WASHINGTON - A 24 ore dall’annuncio che il finanziere "corsaro" Kirk Kerkorian intende portare dal 4 al 9% il suo pacchetto azionario nella General Motors, la agenzia Standard & Poor’s ha ieri abbassato il rating sul debito del colosso dell’auto americana al livello BB, o "junk" (spazzatura). E ha ridotto quello della Ford, la sua principale concorrente, al livello BB?, di pochissimo superiore. La duplice misura sul secondo e terzo più grande debitore privato del mondo era attesa, ma ha egualmente traumatizzato i mercati: le azioni delle due case si sono deprezzate di circa il 5% e le obbligazioni di circa il 6%, facendo scendere l’indice Dow Jones dei titoli industriali dello 0,43% mentre salivano i titoli di Stato. Della bufera ha fatto le spese anche Fiat che a Piazza Affari, dopo una giornata all’insegna del rialzo (? 1,8% nel finale, con un massimo a 5,51 euro) ha perso, nel dopo Borsa, il 2,5%.
Intanto Gm ha protestato con S&P: il portavoce, Jerry Dubrovski ha commentato: «Siamo delusi della decisione sul rating. Gm e Gmac, il suo braccio finanziario, hanno una liquidità adeguata per gli affari immediati».
Ancora più amareggiato è apparso il direttore finanziario della Ford, Don Leclair: «S&P non ha tenuto conto della nostra considerevole liquidità, del nostro accesso ad altri finanziamenti e del recente successo dei nostri nuovi modelli». Ma l’agenzia non ha più potuto chiudere gli occhi sul peggioramento della crisi dell’industria automobilistica Usa, e in particolare della sua portabandiera. Si teme che Gm non riesca a fare fronte agli impegni pensionistici e sanitari coi suoi dipendenti: le vendite quest’anno sono calate del 5%, la quota del mercato interno è calata al 25% e nel primo trimestre il rosso di bilancio è salito a 1,3 miliardi di dollari, il massimo da oltre 10 anni.
La Ford è in migliori condizioni, nel primo trimestre ha registrato un attivo di bilancio, ma a marzo è passata dal secondo al terzo posto nelle vendite, dopo la Toyota. Di fronte alla crisi dei due giganti, la Toyota ha anzi prospettato un aumento dei prezzi per aiutarli a riprendersi, un gesto senza precedenti. Ma il Wall Street Journal, la voce del liberismo, ha messo in dubbio che sia sufficiente. La settimana scorsa, contravvenendo ai propri principi, il giornale si è chiesto perché l’amministrazione Bush non intervenga, come fece nel ’79 Jimmy Carter con la Lockheed e nell’80 con Chrysler.
Le prospettive di Ford e Gm, le cui azioni alla notizia dell’intervento di Kerkorian erano salite del 17%, sono aggravate dal rincaro del petrolio e della benzina, che ha danneggiato le vendite dei fuoristrada, le più fruttuose, e dal rallentamento dell’economia, che nel primo trimestre è cresciuta del 3,1% contro il 3,8 dell’ultimo trimestre 2004. E sulla caccia di Kerkorian a Gm ora sorgono gli interrogativi: il «corsaro» di Wall Street vuole condizionare la regina di Detroit per venderne una parte, vuole strappare grosse concessioni ai sindacati, o sta speculando?
Intanto Gm ha protestato con S&P: il portavoce, Jerry Dubrovski ha commentato: «Siamo delusi della decisione sul rating. Gm e Gmac, il suo braccio finanziario, hanno una liquidità adeguata per gli affari immediati».
Ancora più amareggiato è apparso il direttore finanziario della Ford, Don Leclair: «S&P non ha tenuto conto della nostra considerevole liquidità, del nostro accesso ad altri finanziamenti e del recente successo dei nostri nuovi modelli». Ma l’agenzia non ha più potuto chiudere gli occhi sul peggioramento della crisi dell’industria automobilistica Usa, e in particolare della sua portabandiera. Si teme che Gm non riesca a fare fronte agli impegni pensionistici e sanitari coi suoi dipendenti: le vendite quest’anno sono calate del 5%, la quota del mercato interno è calata al 25% e nel primo trimestre il rosso di bilancio è salito a 1,3 miliardi di dollari, il massimo da oltre 10 anni.
La Ford è in migliori condizioni, nel primo trimestre ha registrato un attivo di bilancio, ma a marzo è passata dal secondo al terzo posto nelle vendite, dopo la Toyota. Di fronte alla crisi dei due giganti, la Toyota ha anzi prospettato un aumento dei prezzi per aiutarli a riprendersi, un gesto senza precedenti. Ma il Wall Street Journal, la voce del liberismo, ha messo in dubbio che sia sufficiente. La settimana scorsa, contravvenendo ai propri principi, il giornale si è chiesto perché l’amministrazione Bush non intervenga, come fece nel ’79 Jimmy Carter con la Lockheed e nell’80 con Chrysler.
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