Da La Stampa del 06/05/2005

Futuro in dubbio

di Lucia Annunziata

Ha vinto, ma in ginocchio - come aveva previsto, con un bel po’ di malizia, un grande giornale francese. Tony Blair ha raggiunto il sogno del terzo mandato, ma ha perso nel passaggio circa cento seggi, troppi per non far pensare che da questa mattina comincia il suo declino.

Alla vigilia delle elezioni era opinione comune, condivisa dagli analisti vicini al Labour, che se Blair fosse sceso dalla maggioranza di 161 di cui godeva nella passata legislatura, sotto il livello dei 100, la vittoria sarebbe stata amara. Con questa maggioranza ridottasi addirittura - secondo i primi exit poll - a 66, si può cominciare a parlare di un rischio sconfitta per il futuro.

La struttura del voto è forse ancora più preoccupante del numero di seggi persi dalla maggioranza. I conservatori, secondo gli exit poll, dovrebbero guadagnare circa 40-45 rappresentanti: la crescita gli assicura una solida piattaforma da cui rilanciare la loro iniziativa. Ma questo non è il solo elemento di preoccupazione per il Labour: l'aumento di seggi non corrisponde a un guadagno di voti; i conservatori rimangono infatti fermi al 33 per cento che sfioravano già nella passata legislatura. Come è possibile? La spiegazione viene dal voto dei liberaldemocratici, che aumentano del 3 per cento, ma guadagnano solo un paio di seggi.

E' una matematica assurda, ma chiara se si pensa ai seggi in cui la battaglia è stata fatta, cioè i cosiddetti «marginals» dove la distanza era di poche centinaia di voti. Nei «marginals» i consensi andati ai liberaldemocratici e sottratti al Labour hanno spezzato i voti, e hanno favorito l'affermazione dei conservatori, che guadagnano senza sostanziale aumento in termini numerici. Era il timore di Tony Blair, una affermazione dei Tory per la porta di servizio, sull'onda della divisione dei progressisti.

La guerra, l'informazione, il rapporto fra potere e alleanze sono stati i temi su cui anche questa volta l'esperimento è imploso. Benvenuto nella realtà, Mr Blair, ha commentato infatti ieri sera a caldo la Bbc - con ancora un po' di retrogusto in bocca di quella battaglia politica che due anni fa oppose l’emittente di Stato al premier, sulla questione della guerra, e che portò alle dimissioni del presidente della televisione.

Se è così, ancora una volta la sinistra ha divorato se stessa.

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