Da Corriere della Sera del 14/11/2003

Il mondo islamico

Ambigua solidarietà dalle moschee italiane

di Magdi Allam

L’onda lunga della strage degli italiani a Nassiriya ha scatenato un terremoto tra gli islamici d’Italia. Con connotazioni tra il serio e il faceto. Come nel caso dell’interrogatorio del sedicente imam di Carmagnola per un vecchio video di Bin Laden spacciato per inedito. E con contenuti ben più fondati e preoccupanti. Presenti nella generale richiesta del ritiro immediato dei nostri soldati dall’Iraq, paragonati a forze d’occupazione coloniale che violerebbero la stessa Costituzione italiana. Il sottinteso è che l’attentato sarebbe il frutto di una legittima azione di resistenza popolare. Non di vile e brutale terrorismo. Insomma nel day after del nostro 11 settembre gli islamici d’Italia si scoprono alleati di Bertinotti e Cossutta. In rotta con la maggioranza degli italiani che hanno condannato senza se e senza ma il più sanguinoso attentato terroristico della nostra storia.

Al Centro culturale islamico d’Italia, l’organismo che presiede la Grande moschea di Roma, il simbolo dell’Islam istituzionale nel nostro Paese, c’è stato un braccio di ferro sull’inclusione o meno della parola «terrorismo» nel comunicato ufficiale. Alla fine si è ripiegato su termini più neutri quali «grave attentato» e «violenza cieca». E’ la linea dei tradizionalisti che s’ispirano alla politica dei Paesi arabi e musulmani. In un passaggio del comunicato si vorrebbe far intendere che la strage degli italiani sarebbe la naturale conseguenza della realtà presente sul territorio: «La tragica perdita di tante giovani vite impegnate in Iraq in attività umanitarie ed impegnate nella ricostruzione del Paese dopo le devastazioni della guerra è una dimostrazione del vicolo cieco in cui si trova l’Iraq di oggi». In realtà il terrorismo che ha colpito il quartier generale dei carabinieri ha voluto sabotare la realtà positiva esistente tra gli italiani e la popolazione di Nassiriya. E’ un terrorismo estraneo ed ostile agli iracheni e alle forze italiane impegnate a favore degli iracheni.

Ancor più grave è il comunicato emesso dall’Ucoii, l’Unione delle comunità e delle organizzazioni islamiche d’Italia, che fa riferimento alla centrale internazionale dei Fratelli Musulmani. Controlla direttamente o indirettamente la gran parte dei luoghi di culto musulmani. Nel comunicato si dice senza mezzi termini: «Non c’era né patria né Costituzione da difendere a Nassiriya, anzi nel rispetto di quella Costituzione che aborrisce la guerra e la ripudia come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, quei nostri militari e civili non dovevano stare in Iraq. Nessuna convenienza politica o impegno con gli alleati può giustificare il dispregio dell’opinione pubblica e dei valori fondanti della Repubblica». I diciotto italiani vittime del terrorismo vengono messi sullo stesso piano di tutti gli altri morti della guerra: «Siamo certi di interpretare il sentimento dei musulmani in Italia nell’esprimere le nostre più sincere condoglianze alle famiglie di tutte le vittime dell’attentato e del conflitto». Non si fa il minimo accenno al terrorismo. Al contrario l’Ucoii ritiene di dover prima criticare e poi dispensare consigli a Berlusconi: «Se questa tragedia potrà far riflettere la maggioranza di governo e condurla ad una maggiore adesione alla volontà popolare e alla Costituzione, questo sangue non sarà stato versato invano e potremo ricordare questi fedeli servitori dello Stato come martiri della pace».

Del tutto esplicito è Nour Dachan, il presidente dell’Ucoii: «Speriamo che il governo ritiri le truppe dall’Iraq e l’Italia ritorni in pace». Dachan ci ricorda, proprio nel giorno di lutto per i morti italiani, che «l’Iraq è un Paese in guerra e nessuno offre solidarietà alle vittime irachene». Poi dà la sua valutazione sulla presenza italiana: «Chiediamo la pace e che le truppe di occupazione in Iraq vengano ritirate». Dello stesso tenore l’intervento di Samir, l’imam tunisino che guida la moschea di Centocelle a Roma, legata anch’essa all’Ucoii: «Le responsabilità sono tutte degli Stati Uniti. Una guerra sbagliata quella dell’Iraq. E ancor più sbagliata è la gestione della fase attuale. Il rischio è che la rabbia della popolazione che si sente invasa si riversi contro tutti. Basta una divisa per diventare un bersaglio. Meglio farebbe l’esercito italiano a lasciare il campo».

Nella mattinata di ieri era sembrato che il facile profeta di sventure, Abdulkadir Fadlallah Mamour, imam di una moschea non più attiva a Carmagnola, potesse essere il detentore dei segreti di Bin Laden. Nella sua abitazione gli agenti della Digos hanno rinvenuto una videocassetta con delle immagini del «Principe del terrore» in cui sentenzia: «Ogni buon musulmano deve intraprendere la via del martirio». Per «martirio» si intendono le azioni di terrorismo suicida. Il filmato era stato presentato come inedito dal Tg3 delle 14,40. In serata il conduttore di Ballarò , Giovanni Floris, che avrebbe dovuto trasmettere integralmente il filmato, ha invece ammesso che si trattava di materiale datato rintracciabile sui siti islamici online. Il filmato era stato scaricato e doppiato da Mamour durante un incontro della scorsa settimana a Londra con Omar Bakri, personaggio di spicco del radicalismo islamico vicino a Bin Laden. Al telefono lo stesso Bakri spiega: «Mamour era in compagnia di Davide Dessi, un italiano convertito all’Islam, titolare della società Grafiche Dessi di Riva presso Chieri (Torino). Offrivano al mercato britannico una produzione di libri, video e Cd con contenuti islamici». Bakri tenderebbe a escludere che Mamour possa essere un militante di Bin Laden nel nostro Paese. Per lui è più un faccendiere che strumentalizza l’Islam che soldato di Allah.

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