Da Corriere della Sera del 01/05/2005

I francesi ci ripensano: il «sì» sorpassa

Per la prima volta dopo 23 sondaggi negativi, la Carta europea ha il 52 per cento dei consensi

di Elisabetta Rosaspina

PARIGI - Riluttante, forse controvoglia, sicuramente senza entusiasmo, la Francia ci sta ripensando: potrebbe approvare la Costituzione europea, tra quattro settimane. Dando il buon esempio al Portogallo, all'Inghilterra, all'Olanda e non usando l'arena europea per regolare i suoi conti con il governo nazionale. La partita, se si votasse oggi, si concluderebbe con la vittoria dei favorevoli sui contrari per 52 (per cento) a 48. Sempre che i mille elettori interpellati mercoledì e giovedì scorso non abbiano mentito agli intervistatori di TNS-Sofres e Unilog, autori del sondaggio, i «sì» hanno sorpassato i «no» per la prima volta in quasi due mesi d'irremovibile ostilità popolare al trattato. La svolta è arrivata al ventiquattresimo giro di pareri. Vero, manca un mese all'apertura dei seggi, e gli indecisi sono ancora il 24 per cento, quasi un quarto dei francesi, mentre un altro 13 per cento non esclude di cambiare idea prima del 29 maggio. Vero anche che un sondaggio concorrente realizzato quasi in contemporanea dall'Ifop per il settimanale domenicale, Le journal du dimanche , tra 795 iscritti alle liste elettorali, fornisce percentuali identiche, ma invertite: 52 per cento di no, 48 per cento di sì. In ogni caso il risultato conferma il progressivo ridimensionamento del fronte degli oppositori, indeboliti del 4 per cento in quindici giorni.

La sfida continua, ma ieri alle 8 i quotidiani del mattino, in Francia, erano già vecchi: i commenti tagliati sull'ipotesi, fino a quell'ora molto più probabile, di una sconfessione nazionale dell'Europa, sono stati superati dalla nuova radiografia delle intenzioni di voto. A scanso di equivoci, il «referto» che l'accompagnava ha specificato però che l'inchiesta si era svolta e conclusa prima dell'intervento televisivo dell'ex primo ministro socialista, Lionel Jospin, a favore del «sì». Precisazione indispensabile, visto che alla trasmissione avevano assistito ben 5 milioni e trecentomila spettatori e che a spostare l'ago della bilancia avrebbe sensibilmente contribuito l'elettorato del Partito socialista (Ps), con un 49 per cento di consensi. Ma è ancora la destra a guidare lo schieramento dei sostenitori della Costituzione con il 70 per cento dei suoi simpatizzanti. Se Jospin non può vantarsi, per ora, d'aver spostato voti e percentuali, il presidente della Repubblica, Jacques Chirac, e l'ex presidente della Commissione europea, Jacques Delors, si sono potuti tranquillizzare: le rispettive prese di posizione a favore del «sì» (in tivù, Chirac, dalle colonne del Nouvel Observateur , Delors) non hanno nuociuto alla causa, come insinuavano concordemente nei giorni scorsi sia alleati sia avversari politici. Perché ormai sigle, colori e bandiere si confondono nei due grandi partiti trasversali del «sì» e del «no». Vecchie inimicizie e rivalità più recenti sono state dimenticate, o perlomeno accantonate, per stringere patti «pro-costituzionali» forse provvisori, talvolta imbarazzanti: Nicolas Sarkozy, capo dell'Ump si batte per il sì assieme a Chirac, con cui è in probabile competizione per la corsa all'Eliseo, nelle presidenziali del 2007. Accanto a loro, a favore della Costituzione europea, c'è il numero uno del Partito socialista, François Hollande. Che si oppone al suo numero due, Laurent Fabius, sulle barricate dei «oui» e dei «non». La campagna referendaria separa ciò che le tessere di partito avevano unito. E viceversa. Ma soprattutto, come notava ieri Le Monde , la Carta costituzionale spinge al ritorno sul ring pesi massimi ormai in pensione: Lionel Jospin riassapora le gioie degli applausi a scena aperta, dopo quasi tre anni passati sull'Aventino a rimuginare la dolorosa sconfitta subita nel 2002 dal confronto elettorale con il leader del Fronte Nazionale (estrema destra), Jean-Marie Le Pen.

Simone Veil ha preso un'aspettativa di un mese dal Consiglio costituzionale per arruolarsi tra i partigiani del «sì», a rischio di essere accusata di venir meno ai suoi doveri di imparzialità. Valéry Giscard d'Estaing, essendo uno dei padri della Costituzione europea, non deve porsi questo problema, ma limitarsi a iniettare ottimismo: «Il sì vincerà con il 53 per cento dei voti», ha pronosticato prima ancora della pubblicazione del sondaggio che gli dà quasi perfettamente ragione.

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