Da Corriere della Sera del 14/04/2005
Originale su http://www.corriere.it/Primo_Piano/Esteri/2005/04_Aprile/14/calipari.shtml

L'indagine sulla morte del funzionario del Sismi a Bagdad

Calipari, è scontro tra italiani e americani

I nostri rappresentanti non firmano le conclusioni. la Procura protesta: dateci l'auto. Colloquio Fini-Rice

di Fiorenza Sarzanini

ROMA - Il lavoro della commissione bilaterale che indaga sulla morte di Nicola Calipari è bloccato. L’indagine è praticamente conclusa, ma lo scontro tra italiani e americani impedisce di arrivare ad una conclusione. I rappresentanti degli Stati Uniti insistono nel voler inserire una dichiarazione di sostanziale assoluzione dei soldati che spararono al posto di blocco sulla strada verso l’aeroporto di Bagdad. «Allo stato attuale non si ravvisano responsabilità dei militari americani», vogliono scrivere. Ma i rappresentanti italiani, l’ambasciatore Ragaglini e il generale Campregher, si oppongono. Chiedono che ci sia almeno il riconoscimento di qualche errore, malinteso, o altra forma di negligenza (seppure non dolosa) che ha portato a far fuoco sulla Toyota Corolla dove viaggiavano Calipari, l’altro funzionario del Sismi e la giornalista del manifesto Giuliana Sgrena.

Anche perché, rispetto alle diverse versioni fornite nei primi momenti dagli Stati Uniti e dai protagonisti italiani, almeno una è rimasta in contrasto: gli americani continuano a sostenere che prima degli spari che uccisero Calipari ci fu l’avviso di fermarsi, gli italiani negano. Gli Usa, invece, hanno dovuto riconoscere che la Corolla non andava a forte velocità - come sostennero inizialmente - ma intorno ai 40/50 chilometri orari dichiarati dal funzionario del Sismi. Per superare la situazione di stallo, i commissari degli Stati Uniti avrebbero proposto di arrivare a una doppia conclusione, quella loro e quella - divergente - degli italiani. Ma la soluzione sarebbe stata respinta dai delegati scelti da palazzo Chigi. L’inchiesta, comunque, è di fatto terminata. Ma nonostante ciò la macchina presa di mira dal «fuoco amico» (di proprietà del Sismi che l’ha acquistata), richiesta dai magistrati romani che indagano sulla morte di Calipari, non è stata ancora messa a loro disposizione. E questo ha provocato una formale protesta della Procura di Roma, che ha invitato il governo italiano a muoversi presso le autorità Usa. L’ultima missiva firmata dal procuratore Giovanni Ferrara è del 21 marzo scorso. Due giorni prima il presidente della commissione mista Peter M. Vangjel, aveva ribadito al sottosegretario Gianni Letta che le uniche risposte potevano essere date ai delegati italiani della commissione, e che «ogni richiesta investigativa deve essere indirizzata e vagliata dal Dipartimento di Giustizia statunitense»; in ogni caso l’autovettura non poteva essere riconsegnata prima della fine dei lavori.

Scrive però Ferrara a Letta che «le attività dell’autorità giudiziaria non possono essere pretermesse, compromesse o posticipate rispetto a quelle della commissione paritetica». Di qui l’invito al sottosegretario ad adoperarsi per rimuovere gli ostacoli frapposti al lavoro dei magistrati. Il Guardasigilli Castelli sostiene di aver fatto tutto quello che doveva, «non saprei cos’altro fare». Ma alle rogatorie firmate dal ministro già all’indomani della morte di Calipari, che comprendevano la richiesta dei nomi dei militari Usa impiegati al check-point da cui s’è sparato, non è mai arrivata risposta. Da parte sua il ministro degli Esteri Fini da Washington cerca di stemperare la polemica. Assicura di essere contento della «collaborazione che si è instaurata» e aggiunge: «Illazioni, indiscrezioni e valutazioni appartengono unicamente alla polemica politica e non alla doverosa ricerca della verità». Gli fa eco Condoleezza Rice: «Credo che stiamo agendo in maniera cooperativa e in spirito di amicizia per capire cosa sia successo. L’importante non è fare in fretta, ma fare bene». Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, dal canto suo, ha incontrato ieri sera a Palazzo Chigi l'ambasciatore statunitense Mel Sembler. Durante la visita di Sembler è giunto anche il direttore del Sismi Nicolò Pollari.

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