Da Die Zeit del 06/04/2005
Il ministro degli Esteri tedesco boccia la proposta del Cancelliere di riaprire la vendita delle armi
Cina, Fischer contro Schroeder "Sbagliato togliere l´embargo"
di Jan Ross, Bernd Ulrich
Ministro Fischer, se la procedura dei visti è screditata (la questione dei visti facili era quasi costata una crisi di governo, ndr) è a causa dei suoi errori...
«Sono pronto ad ammettere i miei errori. Ma non mi potete imputare gli scandali che ne sono sorti. Chi esagera intenzionalmente accetta le conseguenze, che lei a ragione deplora.»
Parla come Helmut Kohl: chi va contro di me va contro la Germania.
«Sciocchezze. Mi può criticare o invitarmi a dimettermi , è legittimo. E devo affrontare questa critica. Ma il fatto che per settimane e mesi le relazioni abbiano assunto toni del tutto esagerati non lo può imputare a me. È una discussione che ci danneggia immensamente: l´ambasciata tedesca di Abu Dhabi comunica che la politica restrittiva dei visti verso gli stati del golfo è causa per noi di un danno di circa un miliardo di dollari l´anno.»
Il cancelliere Schroeder ha affermato che ignorerà l´opinione del Bundestag, contraria all´abolizione dell´embargo alla vendita di armi alla Cina. Lei farà lo stesso?
«Il cancelliere sa che sono scettico a proposito, come il mio partito e il mio gruppo. Ciononostante in Cina le cose sono molto cambiate. Dopo il voto a Taiwan eravamo molto speranzosi. Anche l´apertura dei collegamenti aerei diretti era un segnale positivo. Fino a questa legge su Taiwan (la legge anti-secessione che ha rinfocolato la tensione, ndr) le cose si erano evolute in senso positivo.»
Se lei è più scettico del cancelliere dovrebbe agire per cambiare la posizione del governo.
«I ministri degli Esteri della Ue lavorano per costruire un consenso che ancora non c´è. In questo contesto anche la situazione dei diritti umani, la stabilità regionale e un´intesa su un codice di comportamento Ue per le esportazioni di armi giocano un ruolo. A ciò si aggiungono le perplessità americane. Su questo bisognerà lavorare, se si vuole giungere ad un consenso, ne sono consapevole io come il cancelliere.»
Cede alle critiche o è lei stesso critico?
«Credo che a questo punto bisogna ragionare in termini di risultato. Chi vuole un consenso deve andare incontro ai critici. Solo così si può superare lo scetticismo e cambiare davvero la situazione.»
«Sono pronto ad ammettere i miei errori. Ma non mi potete imputare gli scandali che ne sono sorti. Chi esagera intenzionalmente accetta le conseguenze, che lei a ragione deplora.»
Parla come Helmut Kohl: chi va contro di me va contro la Germania.
«Sciocchezze. Mi può criticare o invitarmi a dimettermi , è legittimo. E devo affrontare questa critica. Ma il fatto che per settimane e mesi le relazioni abbiano assunto toni del tutto esagerati non lo può imputare a me. È una discussione che ci danneggia immensamente: l´ambasciata tedesca di Abu Dhabi comunica che la politica restrittiva dei visti verso gli stati del golfo è causa per noi di un danno di circa un miliardo di dollari l´anno.»
Il cancelliere Schroeder ha affermato che ignorerà l´opinione del Bundestag, contraria all´abolizione dell´embargo alla vendita di armi alla Cina. Lei farà lo stesso?
«Il cancelliere sa che sono scettico a proposito, come il mio partito e il mio gruppo. Ciononostante in Cina le cose sono molto cambiate. Dopo il voto a Taiwan eravamo molto speranzosi. Anche l´apertura dei collegamenti aerei diretti era un segnale positivo. Fino a questa legge su Taiwan (la legge anti-secessione che ha rinfocolato la tensione, ndr) le cose si erano evolute in senso positivo.»
Se lei è più scettico del cancelliere dovrebbe agire per cambiare la posizione del governo.
«I ministri degli Esteri della Ue lavorano per costruire un consenso che ancora non c´è. In questo contesto anche la situazione dei diritti umani, la stabilità regionale e un´intesa su un codice di comportamento Ue per le esportazioni di armi giocano un ruolo. A ciò si aggiungono le perplessità americane. Su questo bisognerà lavorare, se si vuole giungere ad un consenso, ne sono consapevole io come il cancelliere.»
Cede alle critiche o è lei stesso critico?
«Credo che a questo punto bisogna ragionare in termini di risultato. Chi vuole un consenso deve andare incontro ai critici. Solo così si può superare lo scetticismo e cambiare davvero la situazione.»
Annotazioni − Pubblicato il 06/04/2005 su "Repubblica". Traduzione di Emilia Benghi.
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