Da Corriere della Sera del 05/04/2005
Originale su http://www.corriere.it/Primo_Piano/Cronache/2005/04_Aprile/05/papa_fot...
Le foto ricordo
Un rito antico. Con i videofonini
Giovani pellegrini immortalano il corpo del Papa nei suoi abiti medievali scattando con il cellulare
di Mauro Covacich
Ciò che hai negli occhi non basta più. Ciò che la tua essenza concreta di essere umano trattiene nei reconditi anfratti della tua coscienza non può più dire, e soprattutto, non può più dirti a cosa stai assistendo. Davanti a te c’è il corpo del Papa nei suoi abiti medievali, ti sta passando a mezzo metro come la spoglia che irradia verità, la cosa divina che è finita e, proprio perché è finita, può trasmetterti il mistero della sua eterna presenza.
Eppure... eppure devi scattare, devi fotografare e poi inviare, in una parola condividere questa occasione unica, eccezionale in ogni senso, per poterla vivere davvero come solo tua. L’esperienza più toccante della tua vita passa per i pixel e le onde radio del tuo videotelefonino. Non toglie nulla al tuo essere vicino, massimamente vicino al corpo del Papa. Ma contiene un paradosso, l’inevitabile contraddizione di un’epoca che sente, sente con le più sofisticate terminazioni nervose, solo quando traduce in immagine la propria emozione, solo quando è capace di rendere il fuoco rovente del reale nei riverberi videotrasmessi di ciò che brucia. Tu cristiano, tu cattolico, sei qui insieme a migliaia di altri come te.
Ecce homo, dice il corpo del Papa che passa. Non è la metafora, non è il simbolo della carne: è la carne stessa, materia di cui anche tu sei fatto, è l’ostensione sacra della più propria delle nostre esperienze, la morte. Ma tu che non sei morto, tu che non sei finto, tu che sei nell’attimo forse più vivo della tua vita, alla visione di quella che Heidegger chiamava l’esperienza costitutiva dell’Essere-nel-mondo frapponi il tuo cellulare. Tu, testimone oculare dell’Evento, non puoi fare altro che inquadrare bene, creare una nuova cartella e salvare con nome.
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