Da La Repubblica del 05/04/2005

Un libro del Nobel Crutzen: dalla rivoluzione industriale a oggi abbiamo alterato l´equilibrio del pianeta come mai era accaduto

Ecco l´era dell´Antropocene così l´uomo manipola la Terra

Nel suo ultimo pamphlet il grande chimico spiega come negli ultimi due secoli la nostra specie abbia lasciato una impronta devastante. Sarà rimediabile?
L´homo sapiens diventato tecnologico non sa governare il cambiamento e minaccia il proprio futuro: gas serra, carenza d´acqua, inquinamento dei suoli

di Antonio Cianciullo

ROMA - Si chiama Antropocene ed è la prima era geologica in cui una sola specie governa l´evoluzione e modifica in modo radicale il ciclo dell´acqua come quello del carbonio, la concentrazione dell´ozono come quella del piombo.

Questa specie è l´homo sapiens, abbastanza tecnologico da modificare il pianeta ma non abbastanza saggio da pilotare il cambiamento: buona parte delle modifiche è involontaria e minaccia il futuro dell´umanità. È la tesi sostenuta in un libro che uscirà oggi per i tipi della Mondadori: "Benvenuti nell´Antropocene!", con il sottotitolo "L´uomo ha cambiato il clima. La Terra entra in una nuova era". Lo firma Paul Crutzen, che nel 1995 ha vinto il Nobel per la chimica per le sue ricerche sull´ozono.

«Nel secolo scorso la popolazione è quadruplicata fino a raggiungere i 6 miliardi di individui attuali», scrive Crutzen. «La superficie coltivata è raddoppiata, quella irrigua è quintuplicata, la produzione industriale è aumentata di 40 volte, mentre diminuivano le foreste e le specie dei grandi animali».

Il prezzo pagato per quest´espansione è stato pesante: l´attività umana ha accresciuto di una o due volte l´erosione del suolo rispetto ai ritmi naturali degradando circa due miliardi di ettari, una superficie che equivale alla somma di Stati Uniti e Canada.

In poco più di due secoli, l´Antropocene ha lasciato un´impronta devastante sull´equilibrio del pianeta. Ad esempio nel 1970 la quantità di azoto fissata dall´uomo, attraverso l´uso di fertilizzanti, era pari a circa 90 milioni di tonnellate l´anno (un intervento analogo a quello della natura): oggi si è arrivati a 120 milioni di tonnellate. Buona parte di questi fertilizzanti va a inquinare le falde idriche e ad esasperare i processi di eutrofizzazione di laghi e fiumi.

Se l´azoto abbonda l´acqua scarseggia in 80 paesi che ospitano il 40 per cento della popolazione mondiale. Il consumo globale di acqua è triplicato dal 1950 ed è previsto un aumento del 40 per cento nei prossimi vent´anni. Il corso dei fiumi è stato stravolto con 45 mila dighe che trattengono 7 volte più acqua di quella che si trova nei bacini idrici naturali, ma molti rubinetti continuano a restare a secco.

La minaccia più grave, tuttavia, viene dal clima. La quantità di gas serra emessi dall´uomo «ha superato i livelli dell´intero Quaternario e nessuno sa quali potranno essere le conseguenze. Il cambiamento, inoltre, è stato decine di volte più rapido dei cambiamenti più bruschi avvenuti negli ultimi 740 mila anni (...) I livelli di anidride carbonica e metano sono i più alti mai registrati negli ultimi 15 milioni di anni».

L´aumento di temperatura, inoltre, incide anche sul vapor acqueo: «Stiamo rendendo il pianeta nel suo complesso più umido e nuvoloso e l´umidità aggiunta partecipa anch´essa al riscaldamento globale». Il premio Nobel ritiene che nei prossimi decenni il caldo aumenterà e provocherà feedback positivi, cioè reazioni che moltiplicano l´effetto serra: durante l´ultimo periodo interglaciale, circa 100 mila anni fa, il mantello di ghiaccio che copriva la Groenlandia «si è presumibilmente sciolto.

Se il riscaldamento globale raggiungerà i 5 gradi centigradi entro la fine del ventunesimo secolo, come prevedono i calcoli più pessimistici dell´Ipcc, ciò accadrà di nuovo e l´umanità sarà davvero in pericolo: il livello delle acque si alzerà di circa 7 metri, come fece allora, e sommergerà gran parte delle aree abitate».

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