Da Corriere della Sera del 21/03/2005

Siniscalco canta vittoria «E’ un buon accordo»

A Palazzo Chigi filo diretto con Bruxelles. Ottimismo in serata

di Mario Sensini

ROMA - A Palazzo Chigi, a tarda sera, è tornato l’ottimismo. Il filo diretto con Bruxelles, dove i ministri delle Finanze faticavano per trovare l’intesa sulla riforma del Patto di Stabilità, aveva procurato sensazioni altalenanti per buona parte della giornata. Finché, dal ministro dell’Economia, Domenico Siniscalco, non è arrivata la notizia dell’accordo. Definito «molto positivo» nelle prime valutazioni a caldo. «Perché - si spiega - è un ritorno al Trattato di Maastricht, il superamento del Patto di Stabilità che era diventato una camicia di forza». Al Trattato «che sul deficit dice 3%, e non tre virgola zero come il Patto», sfuggendo dall’ossessiva codificazione delle varie procedure previste dai suoi regolamenti applicativi per il monitoraggio e la valutazione dei conti pubblici dei Paesi membri.

Se le sensazioni del ministero dell’Economia e dei tecnici di Palazzo Chigi sono buone, nella maggioranza gli umori sono diversi, con chi si confessa candidamente deluso, e chi anche un po’ preoccupato. «Questa riforma è acqua fresca» dice per esempio Renato Brunetta, consigliere economico del presidente del Consiglio. «Non credo che serva all’Europa offrire un alibi a tutti. Certo non mi pare che crei le condizioni per la crescita» dice Brunetta. «Serve un cambiamento di rotta deciso. Spero che domani, al Consiglio europeo - aggiunge -, Berlusconi imponga un salto di qualità, con un’intesa alta non solo sul Patto, ma anche sul bilancio Ue e sugli strumenti per raggiungere gli obiettivi di Lisbona».

Anche per Gianni Alemanno «le prospettive non paiono granché entusiasmanti. Pare più una riforma difensiva che la premessa per recuperare la crescita» dice il ministro di An, augurandosi che «un Berlusconi in gran palla, come mi pare sia in questi giorni, dal vertice dei capi di Stato porti a casa risultati concreti».

Marco Follini, vice presidente del Consiglio udc, è soddisfatto dell’intesa raggiunta ieri sera. Temevano peggio, nell’Udc, e sono comunque un po’ preoccupati dai rigurgiti antieuropeisti emersi in questi giorni: «Un conto è la riforma del Patto, altro è la demolizione delle istituzioni europee». «Il problema del rapporto tra l’Italia e l’Europa c’è, inutile negarlo - dice Alemanno -. Ma non va affrontato in chiave polemica, perché quella è una deriva pericolosa».

Ai centristi e alla destra, insomma, fa un po’ paura l’intransigenza della Lega, l’influenza di Giulio Tremonti «che lavora su una linea completamente diversa da quella di Siniscalco». Guido Crosetto, di Forza Italia, forse ne incarna in parte il pensiero. «Non possiamo sacrificare l’economia italiana alla burocrazia europea. Non è un discorso politico o di parte. La gente si accorge di quanto sia stata negativa la politica europea degli ultimi anni sugli Stati membri». Che sia la premessa per demolire il tabù del 3% è presto per dirlo, ma «se per salvarmi la vita devo fare una cosa che non piace - dice Crosetto - la faccio. E’ giusto che il controllo dei conti pubblici sia una priorità. Non dico che si debba fare più deficit per gli stipendi del pubblico impiego o i forestali. Ma se servono le infrastrutture si fanno» conclude Crosetto.

Siniscalco è convinto di un buon accordo complessivo. Sa bene che la riforma non avrebbe offerto grandi margini di manovra sul deficit italiano, perché se cresce quello il debito non si riprende più. Sa che forse è migliore per la Francia e la Germania, senza le quali, del resto, è difficile crescere in Europa. Spera che la riforma, il ritorno a Maastricht, sia il trampolino per lo sviluppo. E avrà il suo bel da fare, nei prossimi giorni, a convincere fino in fondo il premier e i suoi alleati.

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