Da Corriere della Sera del 10/03/2005

Studio dell’associazione costruttori. Vietato coltivarla, mai nessuno punito

Olanda, cannabis in giardino

«Mini-piantagioni in 100 mila case, per pagare mutuo o ferie»

di Paolo Valentino

BERLINO - Ma chi l’ha detto che l’arte di arrangiarsi sia ancora uno stile di vita di esclusivo appannaggio degli italiani? E che la fantasia nello sbarcare il lunario, in tempi di contrarietà economiche, esploda soprattutto nelle azzurre lontananze mediterranee e levantine? Andatelo a chiedere agli olandesi, già incorruttibili interpreti del rigore protestante, gente così abituata da secoli all’abbondanza da averne disagio, come spiega il grande storico Simon Schama. Eppure, anche la terra dei tulipani, di Rembrandt e del totaalvoetbal , il calcio totale, conosce le durezze di una congiuntura sfavorevole, il brivido di un benessere non più scontato. E anche i suoi abitanti, non tutti per la verità, cercano altri modi, meno ortodossi, di raggranellare un po’ di quattrini in più. In che modo? Beh, fanno le canne. Non tanto nel senso che se le fumano, ché quello non sarebbe una notizia, in un Paese nel quale le droghe leggere sono perfettamente legali. Quanto nel senso che le coltivano in casa. Coltivano cioè la cannabis indica , per poi dare vita a un piccolo business, magari per finanziarsi il mutuo o la prossima vacanza.

Sono almeno centomila, secondo stime delle associazioni dei costruttori di edilizia residenziale, gli olandesi che attualmente curano, nel soggiorno o nella terrazza sul tetto di casa, piccole ma rigogliose piantagioni di marijuana. Gente normalissima, onesti cittadini col reddito medio-basso e la fedina penale immacolata, nulla a che vedere insomma col mondo del malaffare, con i professionisti del narcotraffico. I margini di guadagno sono interessanti ed è difficile resistere alla tentazione: al coltivatore fai da te bastano infatti sei piante, in condizioni ottimali, per assicurarsi un reddito extra di 700 euro al mese. Giusto il necessario per pagare senza problemi i piccoli debiti del bilancio familiare, ovvero garantirsi qualche viaggetto in più.

Per risparmiare sui costi, poi, i trucchi non mancano. Come quello di usare abusivamente la corrente elettrica, necessaria per riscaldare le mini-serre. Secondo le aziende energetiche, lo scherzetto comporta per loro danni pari a oltre 200 milioni di euro ogni anno. Soltanto il gruppo Neon dichiara di scoprire in media ogni settimana una ventina di queste profumatissime piantagioni illegali. Un altro riscontro indiretto è quello dei consorzi assicurativi: gli incendi, che spesso si sviluppano nelle coltivazioni casalinghe, a causa della scarsa dimestichezza con la tecnologia delle «green house» di tanti produttori per hobby, causano annualmente danni per 60 milioni di euro.

A incoraggiare involontariamente il fenomeno è l’ambiguità della legislazione olandese, che permette il consumo e la vendita di hashish ed erba, ma ne proibisce la coltivazione, quando supera le cinque piante. Nei 325 cosiddetti growshops , sparsi in tutta l’Olanda, un produttore per hobby può infatti procurarsi legalmente tutto quello che serve allo scopo. La pena massima per chi tiene una serra di cannabis in casa è di due anni, ma fino ad oggi non è stato ancora condannato nessuno. Certo, anche il contesto dà il suo bravo contributo. Quella della cannabis legale, nel regno d’Orange, è infatti una delle voci più fiorenti del comparto agrario. «È un settore in continua crescita» dicono i portavoce dell’Associazione Highlife, organizzatrice dell’ultima fiera di Utrecht, «Highlife Hennep», dove oltre 15 mila visitatori hanno potuto informarsi, concludere affari e testare le varie specialità in tutta tranquillità e con grande soddisfazione. Una promessa di affari sicuri, per gli 800 proprietari di coffee shop esistenti nel Paese, dove la vendita di hashish e marijuana è autorizzata. Nel frattempo, l’altissima qualità dei risultati, raggiunta dai produttori professionisti, ormai in grado di far crescere piante con una quantità di tetracannabinolo (Thc) molto superiore rispetto a quelle della concorrenza maghrebina, ha fatto della cannabis olandese un prodotto da esportazione.

Il risvolto negativo è quel fenomeno del «turismo da droga», che ogni anno porta milioni di giovani a farsi il loro bravo viaggio di formazione, si fa per dire, nei Paesi Bassi. Una tendenza che preoccupa i Paesi vicini, la Germania in primo luogo, dove le leggi in materia sono molto più severe. Ma che mette in allarme anche il governo conservatore dell’Aja, deciso a contrastare l’immagine pregiudizialmente negativa del Paese, quella di Mecca dello spinello, che viene alimentata soprattutto da media conservatori e bacchettoni, come il network televisivo americano Fox News.

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