Da Corriere della Sera del 17/01/2005

Sul New Yorker inchiesta del reporter che denunciò lo scandalo Abu Ghraib

«Commando americani entrati in segreto in Iran per preparare l’attacco»

Rivelazioni di Hersh. La Casa Bianca: notizie imprecise

di Ennio Caretto

WASHINGTON - Dalla scorsa estate, forse da prima ancora, commando americani s'infiltrano segretamente in Iran per individuarne gli impianti missilistici, nucleari e chimici sotterranei e mettere il Pentagono in grado di bombardarli. I corpi speciali delle forze armate compiono ricognizioni clandestine anche in una decina di altri Paesi del Golfo Persico e mediorientali. Lo scrive sulla rivista New Yorker Seymour Hersh, il più grande giornalista investigativo americano, che nel 2004 denunciò lo scandalo delle torture di Abu Ghraib in Iraq. Hersh sostiene che se l'Iran non rinuncerà ai programmi atomici, l'America lo attaccherà. Cita un anonimo funzionario dell'amministrazione e un ex agente dei servizi segreti. Il primo dichiara che «i civili del Pentagono», cioè il ministro Donald Rumsfeld e i suoi falchi, «vogliono colpire l'Iran per distruggere quante più infrastrutture militari possibili». Il secondo aggiunge che «l'amministrazione Bush è in guerra contro il terrorismo e l'Iraq è solo la prima campagna: l'amministrazione guarda alla regione come a una enorme zona di guerra, la prossima campagna sarà l'Iran».

Secondo Hersh, le task force americane, che avrebbero una presenza costante nei Paesi musulmani sospettati di nascondere armi di sterminio o terroristi, hanno scoperto in Iran «oltre tre dozzine di bersagli».

Esse operano «in base a una serie di direttive segrete» del presidente Bush «con l'aiuto di scienziati pachistani che hanno lavorato con quelli iraniani». In cambio della sua collaborazione, il presidente pachistano Musharraf avrebbe ottenuto l'immunità per il padre della sua atomica, Abdul Qadir Khan, nel mirino americano da quando si seppe che fornì tecnologie e materiali nucleari alla Libia e alla Corea del Nord.

Le rivelazioni di Hersh, riprese dalle tv - la Cnn ha mostrato una parata militare a Teheran - hanno suscitato enorme scalpore, inducendo la Casa Bianca a una ambigua smentita. Il consigliere della Casa Bianca Dan Bartlet ha ribattuto che «l'Iran è una preoccupazione non solo per noi ma per il mondo intero», e ha definito Hersh «estremamente impreciso». «Alcune sue conclusioni non poggiano sui fatti», ha aggiunto. «Nessun presidente americano ha mai rinunciato all'opzione militare in caso di crisi. Ma il presidente Bush ha dato prova di credere nella diplomazia e intende continuare a usarla».

In realtà, in tutti i suoi pubblici interventi Bush, che incluse nell’«asse del male» l'Iraq, l'Iran e la Corea del Nord, ammonisce Teheran ora di non interferire nelle elezioni a Bagdad, ora di disarmarsi: lo ha fatto anche ieri in un'intervista al Washington Post . Stando a Hersh, il presidente ricorre ai commando delle forze armate per preparare un eventuale conflitto allo scopo di evitare le restrizioni imposte dalla legge alle attività della Cia all'estero.

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