Da Corriere della Sera del 12/01/2005

Tanti reati impuniti. «Il rischio della prescrizione»

Anno giudiziario, la relazione del pg Favara: aumentate del 3,7% le violazioni che restano senza colpevoli

di Dino Martirano

ROMA - A questo punto si assiste a una vera «fuga dal processo civile» per mancanza di fiducia nella giustizia, dovuta ai ritardi e alle disfunzioni. Invece, «il processo penale, quando non è fulminato dalla prescrizione» - e ora c’è il rischio che ciò accada anche più di frequente» - produce due effetti sicuri: «O una pena che può apparire come una tardiva vendetta dello Stato nei confronti di una persona, ormai mutata negli anni, oppure un’assoluzione che non ripaga dei danni sofferti in conseguenza dei processi». Basterebbero queste meste espressioni scelte dal procuratore generale della Cassazione, a conclusione della sua relazione per l’inaugurazione dell’Anno giudiziario, per mettere a fuoco il quadro ancora più sconfortante di una giustizia ingolfata: sono ormai nove milioni i processi pendenti.

E suonano allarmanti le parole pronunciate dal pg Francesco Favara davanti al capo dello Stato e al presidente del Consiglio: «Una situazione ormai insostenibile ci vede, a livello europeo, permanentemente sotto preoccupata osservazione. Siamo i primi per quanto riguarda la violazione dei diritti dell’uomo. E la sola riforma dell’ordinamento giudiziario non è assolutamente sufficiente». Ma se «governo e Parlamento daranno al Paese riforme giuste e condivise, leggi moderne, il risultato non potrà mancare».

In attesa che le riforme decollino, però, il Pg non può che constatare l’«impressionante esplosione della criminalità». Tre milioni di notizie di reato. E «se a questa cifra aggiungiamo la sfida oscura del crimine, lo scenario è dirompente: epidemia del crimine e rischio di vittimizzazione di massa». L’81 per cento dei delitti denunciati rimane a carico di sconosciuti (con un aumento in un anno del 3,7%): ignoti gli autori del 95 per cento dei furti (1.343.891), del 50 per cento degli omicidi tentati o consumati, dell’80 per cento delle rapine.

E quando si va a processo, spesso interviene la prescrizione: «A questo punto, il suo perseguimento rischia addirittura di essere agevolato se i termini saranno ridotti, con ulteriore incremento delle impugnazioni e vanificazione del lavoro delle forze dell’ordine e dei magistrati». Questo dice Favara alla vigilia del dibattito al Senato sulla legge Cirielli, la cosiddetta Salva Previti, che cambia con talune esclusioni i tempi della prescrizione. Incalza il Pg: «Con riferimento ai reati societari, la nuova disciplina comporta che, pur in presenza di fatti gravissimi, sussistono elevatissime probabilità di prescrizione prima che sia possibile arrivare alla sentenza definitiva».

Detto questo, Favara ha esortato i magistrati «ad elaborare moduli organizzativi che migliorino il servizio giustizia», eliminando «le residue sacche, fortunatamente limitate, di scarsa operosità». Infine le spese abnormi per le intercettazioni telefoniche: «Solo nel primo semestre del 2004, 146 milioni di euro di cui 112 riconducibili al noleggio degli apparati. Occorre una razionalizzazione di tale strumento di indagine».

Al termine dell’intervento del Pg, 121 pagine più tabelle, il Guardasigilli Roberto Castelli ostentava soddisfazione: «Relazione equilibrata che mostra luci ed ombre ma, per la prima volta, le luci hanno superato le ombre». Non si discosta il neo sottosegretario Michele Saponara (Interno): «Relazione non disperata ma piena di fiducia e senza spirito polemico». Diversa, invece, l’analisi di Virginio Rognoni, vice presidente del Csm, che condivide gli allarmi lanciati da Favara sulla prescrizione che vanifica il processo. Più esplicita Anna Finocchiaro (Ds): «Sono d’accordo con il Pg, la prescrizione "fulmina" l’autorevolezza dello Stato e la sicurezza dei cittadini».

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