Da La Stampa del 10/01/2005
Originale su http://carta.lastampa.it/carta/edicola/nav/view.asp?user=20501&ses...

Barghuti, suo diretto avversario nella successione al Raiss, avrebbe avuto soltanto il 20% dei consensi

Abu Mazen: dedico la mia vittoria ad Arafat

Gli exit poll gli danno il 65 per cento dei voti

di Aldo Baquis

TEL AVIV - Abu Mazen è da oggi il nuovo presidente dell'Anp. Questo il parere espresso dalla maggioranza dei palestinesi dei Territori che ieri si sono ordinatamente recati alle urne dopo che Israele aveva diluito la propria presenza militare in Cisgiordania.

Secondo gli exit-poll divulgati in serata il candidato di al-Fatah dovrebbe aver ricevuto oltre il 65 per cento dei voti, mentre il suo principale avversario – l'indipendente Mustafa Barghuti, avrebbe avuto circa il 20 per cento dei consensi. Non appena diffuse queste informazioni, a Ramallah militanti di al-Fatah sono scesi nelle strade e hanno sparato in aria raffiche di esultanza. Il capo dell'Olp, Abu Mazen, ha affermato in serata che lavorerà per «porre fine alla sofferenza del popolo palestinese». Ed ha aggiunto: «Dedico questa vittoria ad Arafat»

L'esito definitivo del voto sarà reso noto oggi a Ramallah. Per una coincidenza, nelle stesse ore il premier israeliano Ariel Sharon sarà impegnato alla Knesset a chiedere il voto di fiducia per il suo nuovo governo congiunto con i laburisti di Shimon Peres e con i rabbini ortodossi del Fronte della Torah: un governo imperniato sulla necessità di accelerare al massimo i tempi del ritiro israeliano da Gaza. Sia i palestinesi sia gli israeliani sono dunque giunti a un punto critico di svolta.

Per spianare la strada al successo di Abu Mazen – un esponente pragmatico, identificato con la linea di quanti vorrebbero mettere fine alla rivolta armata – Israele ha rarefatto ieri la propria presenza militare nei Territori e ha garantito libertà di spostamento a centinaia di osservatori internazionali. «Gli osservatori si sono anche complimentati con noi» ha osservato il ministro degli Esteri Silvan Shalom, mentre da parte palestinese veniva fatto notare che comunque i principali posti di blocco in Cisgiordania non sono stati rimossi.

Dato il boicottaggio del voto annunciato dalla opposizione islamica (Hamas e Jihad), per i dirigenti di al-Fatah la sfida principale della giornata era quella di raggiungere una percentuale di voto soddisfacente e di garantire ad Abu Mazen un netto margine di vantaggio su Barghuti. Tra la palese insoddisfazione dei rivali politici, l'apparato dell'Anp e quello di al-Fatah si sono dunque mobilitati al massimo per convincere la popolazione a recarsi in massa alle urne, anche mediante appelli della Commissione elettorale. Ed il risultato di questo sforzo è stata una partecipazione del 65 per cento degli aventi diritto.

A contribuire ad elevare la percentuale di voto sono giunti il tempo particolarmente clemente e il grande interesse manifestato per le elezioni democratiche palestinesei dagli inviati della stampa internazionale e in primo luogo dalle grandi reti televisive arabe che per l'occasione hanno inviato nei Territori le loro star più famose, cosa che ha stimolato l'orgoglio della popolazione locale.

Ma a mezzogiorno aveva votato solo il 30 per cento degli aventi diritto, e nel pomeriggio la percentuale era salita appena al 40 per cento. La Commissione elettorale ha così deciso di estendere le procedure di voto di altre due ore, fino alle ore 21, cosa che ha aiutato a raggiungere e superare la quota del 50 per cento necessaria per rendere valide le elezioni.

Malgrado il timore di incidenti (a Gerusalemme Est, ad esempio, si temevano manifestazioni di protesta della destra israeliana) le procedure di voto si sono svolte generalmente nella calma. L'episodio più grave della giornata è avvenuto al confine col Libano dove una pattuglia militare israeliana è caduta in un agguato teso da guerriglieri sciiti Hezbollah. Nella deflagrazione un ufficiale israeliano è rimasto ucciso e poco dopo, nel corso di una battaglia di artiglieria, è rimasto ucciso anche un ufficiale francese dell'Unifil, gli osservatori delle Nazioni Unite. Secondo il ministro della Difesa Shaul Mofaz l'improvviso attacco è stato sferrato dagli Hezbollah e da agenti iraniani allo scopo di creare tensione ai margini delle elezioni palestinesi. Milos Struger, portavoce Unifil, ha detto che il funzionario francese è stato «ucciso da colpi sparati dal lato israeliano della linea blu», la linea di confine tra Israele e il Libano tracciata dall'Onu.

Da Abu Mazen Israele ha grandi aspettative e il premier Ariel Sharon è interessato ad incontrarlo al più presto. In una intervista tv Shimon Peres – che da oggi sarà di fatto il vicepremier di Israele – ha avuto parole di elogio nei suoi confronti e nei confronti di Abu Ala. Israele – ha precisato Peres, scostandosi subito dalla politica ufficiale di Sharon – preferisce che il ritiro da Gaza non avvenga in maniera unilaterale, ma sia piuttosto concordato con l’Autorità palestinese.

Resta, acuto, il problema dell’Intifada armata e dei ripetuti attacchi con razzi e mortai lanciati dai palestinesi dalla striscia di Gaza. Secondo Peres, sarà necessario che Abu Mazen assuma il controllo della situazione facendo in modo che questi gruppi armati «siano condotti sotto un unico comando». In altri termini, Peres sembra accettare l'approccio di Abu Mazen secondo cui il modo migliore per mettere le briglie ai comandanti militari dell’Intifada sarebbe di integrarli nei servizi di sicurezza palestinesi e pagare loro regolari stipendi.

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