Da La Repubblica del 27/12/2004

Decine di chiamate durante il periodo natalizio al centro Sos della Beghelli. Per le emergenze solo l´8%

E l´anziano telefona al Salvavita per battere la solitudine delle feste

In più della metà dei casi, c´è il bisogno di sentire una voce amica anche di notte
Qualcuno scoppia a piangere perché i figli sono lontani, altri perché non hanno soldi

di Jenner Meletti

CRESPELLANO (Bologna) - Ci provano, a dare la colpa al gatto. «Ulisse si è messo a saltare di qua e di là e ha schiacciato il bottone rosso. E così è partito l´allarme». Ma la signora Zita e quelle come lei non sanno dire le bugie. Un attimo di silenzio poi dall´altra parte del telefono a viva voce si sente un pianto. «Il gatto non ha colpa, sono stata io a chiamare. Non sono caduta ma sto male lo stesso perché ho bisogno di parlare con qualcuno. Queste feste non finiscono mai. Sono tutti via, sono sola, e quest´anno non sono riuscita nemmeno a comprare un regalino per i miei nipoti. Non avevo i soldi».

Il mondo di quelli che stanno bene passa davanti agli occhi degli operatori del centro Sos Beghelli, affacciato sull´autostrada del Sole. Auto in fila, verso Bologna o verso Milano, piene di padri, madri, figli e pacchi colorati. Il mondo delle persone che sono rimaste sole arriva invece via telefono, o attraverso le immagini di una videocamera in bianco e nero. Macchine inventate per il soccorso sono diventate misuratori di solitudine. «Più della metà delle chiamate sono state classificate come "improprie", perché non legate a nessuna emergenza. Ma in 6 anni, qui al call center, abbiamo capito una cosa: i nostri dispositivi servono ad aiutare l´anziano che cade in casa e non riesce a rialzarsi ma forse riescono, soprattutto, a dare una speranza a chi in certi momenti si sente troppo solo. E allora schiaccia un bottone per sentire una voce vera, la nostra. Sono Paolo, signora Maria. Come si sente? Ha bisogno di qualcosa?».

Nella sala operativa della solitudine ci sono l´albero di Natale e i resti di un panettone. «Lavorare al call center in queste ore di festa è davvero duro. Ti arriva addosso una disperazione che fa star male. Se c´è un´emergenza sappiamo come intervenire: possiano chiamare parenti, vicini di casa, ospedali e ambulanze, anche i pompieri. Ma quando devi rispondere a una signora che chiede se sappiamo dove sia suo figlio - lei non se la sente di chiamarlo perché ha paura che le risponda male - dove si trovano le parole giuste?». Non è un´opera pia, la Beghelli, e nemmeno un "telefono amico". È un´azienda con mille dipendenti in Italia (soprattutto illuminazione e lampade di emergenza) e altri mille in Cina.

Pensava che il Salvavita (una piccola centralina che si attiva schiacciando un bottone o usando un piccolo telecomando che il cliente tiene appeso al collo come un Crocefisso) fosse soltanto un business. «Invece ci siamo accorti - dicono il direttore generale Fabio Pedrazzi e Marcello Lolli, responsabile del call center - di essere spesso l´ultima frontiera fra la solitudine e la disperazione. Secondo il contratto, dovremmo disattivare l´impianto di chi ci chiama senza essere davvero in pericolo. Ma come si fa? In tante case siamo l´unico contatto con il mondo, e le ragazze e i ragazzi che stanno al telefono, oltre che tecnici dell´emergenza, sono diventati anche assistenti sociali, psicologi, volontari».

Deborah, Paolo, Nadia, Janine e Katia, Lella e Claudia sono alcuni dei 24 operatori che si alternano al lavoro anche nelle notti della cometa. «Per fortuna ogni tanto si ride. La signora Ida stava stendendo i panni, le è caduto dal balcone il telecomando che aveva al collo, è arrivata un´auto e con una ruota ha schiacciato l´allarme. Questo però l´abbiamo saputo dopo. Per noi c´era l´allarme e non riuscivamo a contattare la signora. Abbiamo mandato i pompieri e l´ambulanza». «Le chiamate di chi è solo arrivano soprattutto alla sera. Prima di andare a letto c´è chi ci chiama soltanto per essere sicuro che noi siamo sempre qui, pronti a rispondergli se ha bisogno». «Natale è il giorno più duro. La signora Paola ci ha detto che suo figlio alle 11 del mattino le ha portato pasta e arrosto ma poi è andato via, con moglie e figli, dalla suocera. Aveva davanti i piatti caldi, ma piangeva». «In questi giorni c´è chi si sente addosso tutti i mali. «Voglio che mi mandiate un medico, mi gira la testa e le gambe non mi tengono su». Ma poi si scopre che vuole soltanto che qualche parente si faccia vivo». «In questi ultimi mesi i nostri vecchi parlano sempre più spesso di soldi. Dicono che non ce la fanno più. La signora G. ci racconta che va a letto tutta vestita, perché per risparmiare deve spegnere il riscaldamento».

Quarantamila chiamate nei primi 11 mesi di quest´anno, e nel 53% dei casi c´è solo la voglia di parlare. Le emergenze vere e proprie, che provocano l´invio di un´ambulanza, sono soltanto l´8%. A chiamare sono quasi sempre (82%) le donne, il 53% delle quali ha un´età compresa fra gli 80 e i 90 anni. Il 12% hanno più di 91 anni. Il 75% di chi chiama vive solo. «Nei nostri computer ci sono i nomi ed i numeri di telefono di figli, fratelli e nipoti. Ma a volte il sabato sera e la domenica c´è chi stacca il cellulare e non riusciamo a trovare nessun parente». «I vecchi ci raccontano tutte le loro paure: la malattia, la povertà, la solitudine. Ci sono anche le nuove angosce. C´è la signora che ha la badante ma ancora non riesce a parlarle e non capisce quello che dice. Ha paura che questa donna straniera possa portarle via i soldi della pensione». «A volte succedono veri e propri drammi.

Una notte è arrivato l´allarme da una casa della Lombardia. «Sos Beghelli, sono Deborah, posso darle una mano?». Ho sentito un rumore secco, ma non ho capito. L´allarme attiva una viva voce che permette di ascoltare tutto ciò che viene detto, nel raggio di dieci metri, nella casa di chi chiama. Il cliente non rispondeva, ho avvertito parenti e ambulanza. Ho capito dopo, cosa era successo. L´anziano si era steso nella vasca e si era sparato. Ma prima aveva attivato l´allarme, per annunciare anche a noi la sua disperazione». Certe notti sono davvero lunghe, al call center per anziani soli.

«Il nostro imbarazzo è non riuscire a fare di più. C´è chi piange perché ha ricevuto lo sfratto e chiede una casa popolare. C´è chi ci racconta di essere bloccato su una carrozzella e non può nemmeno andare a comprare il giornale perché sta al terzo piano e non c´è l´ascensore». Molti Comuni stanno acquistando il Telesalvalavita per consegnarlo ai cittadini più anziani. «Dà sicurezza, e permette anche di evitare tante spese per i falsi allarmi». In questi giorni di festa, arrivano anche le prime chiamate di collaudo dagli anziani che hanno ricevuto l´impianto come regalo di Natale. «Allora ci siete davvero. Ma rispondete anche di notte?». Presto, anche in queste case, nel momento in cui scende il buio, un gatto schiaccerà per "caso" l´allarme. «Scusate il disturbo, sono Maria». Visto che sono in linea, volevo dirvi che oggi mio figlio è venuto a prendermi e sono stata con i nipoti tutto il pomeriggio. E´ stata una bella giornata».

Sullo stesso argomento

Articoli in archivio

Tra moda e scienza la guerra alle leggi della biologia
Invecchiare
I trucchi e le terapie che ingannano il tempo
di Gianluca Nicoletti su La Stampa del 17/01/2005
Figli unici troppo viziati
I piccoli imperatori della Cina
di Francesco Sisci su La Stampa del 20/12/2004
Anziani e flessibilità
Se il nonno torna al lavoro
di Pietro Ichino su Corriere della Sera del 09/12/2004
 
Cos'� ArchivioStampa?
Una finestra sul mondo della cultura, della politica, dell'economia e della scienza. Ogni giorno, una selezione di articoli comparsi sulla stampa italiana e internazionale. [Leggi]
Rassegna personale
Attualmente non hai selezionato directory degli articoli da incrociare.
Sponsor
Contenuti
Notizie dal mondo
Notizie dal mondo
Community
• Forum
Elenco degli utenti

Sono nuovo... registratemi!
Ho dimenticato la password
• Sono già registrato:
User ID

Password
Network
Newsletter

iscriviti cancella
Suggerisci questo sito

Attenzione
I documenti raccolti in questo sito non rappresentano il parere degli autori che si sono limitatati a raccoglierli come strumento di studio e analisi.
Comune di Roma

Questo progetto imprenditoriale ha ottenuto il sostegno del Comune di Roma nell'ambito delle azioni di sviluppo e recupero delle periferie

by Mondo a Colori Media Network s.r.l. 2006-2024
Valid XHTML 1.0, CSS 2.0