Da Corriere della Sera del 23/12/2004
I sindacati: governo assente. E chiamano Confindustria
Lunedì l’intervento di Siniscalco alla Camera sulle norme europee
di Mario Sensini
ROMA - Altro che Patto di Stabilità. Se l’Italia perde colpi nella competitività e soffre cronicamente di una crescita lenta, la responsabilità non è dell’Europa, ma di un «governo assente». Cgil, Cisl e Uil non hanno dubbi, in proposito. Tanto che ieri i tre segretari confederali hanno annunciato di aver chiesto unitariamente un incontro alla Confindustria e alle altre associazioni di imprese, «per provare a discutere insieme - ha detto il segretario della Cgil, Guglielmo Epifani - del problema della crisi del sistema produttivo industriale e vedere come governare i problemi che ci sono per l’occupazione e per il Paese». «Quello che manca - ha incalzato Epifani - è il governo. Aveva promesso di aprire tavoli sulla competitività e non lo fa. Dovrebbe occuparsi di questi problemi e invece si occupa di altro. Il Paese reale ha bisogno di avere indirizzi e nuove politiche industriali e va esattamente nella direzione opposta. E’ il governo che non comprende quanto sia difficile questa situazione che una parte del paese sta vivendo» ha aggiunto il segretario della Cgil.
Il centrosinistra, nel frattempo, critica il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, per essersi infilato in una sorta di vicolo cieco con la sua proposta di revisione del Patto di Stabilità. «Nella trattativa in corso sulla modifica del Patto, la demagogia di Berlusconi a puro uso interno, ci sta mettendo nella condizione del bersaglio. Non ci vuole molto a capire che aria tira a Bruxelles», ha detto il responsabile economico del Ds, Pierluigi Bersani. «Il Paese con il più alto debito d’Europa dovrebbe avere un solo imperativo: non finire nell’isolamento negoziale» ha aggiunto Bersani. «Abbiamo appreso la verità: Berlusconi aveva ottenuto dall’Europa per la sua proposta di aumentare il deficit di bilancio non un mezzo sì, ma un completo no» ha detto Ugo Intini, segretario dello Sdi. Solo Fausto Bertinotti, segretario di Rifondazione, contesta come il premier «l’Europa di Maastricht e del Patto di Stabilità, in cui domina la stagnazione».
Dal governo, dopo le spiegazioni di Berlusconi, poche reazioni. Antonio Marzano, ministro delle Attività produttive, ritiene comunque che se ci sono «come dice Almunia, dodici o tredici Paesi che hanno difficoltà a osservare il Patto, o c’è qualcosa che non va nei Paesi, o nel Patto». Dall’Economia non arriva invece alcun commento sulla polemica tra il commissario europeo e il presidente del Consiglio. Il ministro, Domenico Siniscalco, interverrà comunque in Parlamento il 27 dicembre prossimo, nel corso di un’audizione proprio sul futuro del Patto di Stabilità, alla Commissione Bilancio della Camera.
Al Tesoro, tuttavia, si consolano con i primi dati sul condono edilizio, dati buoni, che allontanano il rischio di uno scivolamento del deficit pubblico oltre il 3% nel 2004. Il gettito della prima rata è stato pari a 962 milioni di euro, esattamente quanto previsto. Nessun rischio, dunque, di flop: sulla base dei dati relativi alla prima tranche dei pagamenti, appare sicuro anche il residuo incasso previsto nel 2005, e pari a 2,2 miliardi di euro (che serviranno per la copertura degli sgravi fiscali).
Il centrosinistra, nel frattempo, critica il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, per essersi infilato in una sorta di vicolo cieco con la sua proposta di revisione del Patto di Stabilità. «Nella trattativa in corso sulla modifica del Patto, la demagogia di Berlusconi a puro uso interno, ci sta mettendo nella condizione del bersaglio. Non ci vuole molto a capire che aria tira a Bruxelles», ha detto il responsabile economico del Ds, Pierluigi Bersani. «Il Paese con il più alto debito d’Europa dovrebbe avere un solo imperativo: non finire nell’isolamento negoziale» ha aggiunto Bersani. «Abbiamo appreso la verità: Berlusconi aveva ottenuto dall’Europa per la sua proposta di aumentare il deficit di bilancio non un mezzo sì, ma un completo no» ha detto Ugo Intini, segretario dello Sdi. Solo Fausto Bertinotti, segretario di Rifondazione, contesta come il premier «l’Europa di Maastricht e del Patto di Stabilità, in cui domina la stagnazione».
Dal governo, dopo le spiegazioni di Berlusconi, poche reazioni. Antonio Marzano, ministro delle Attività produttive, ritiene comunque che se ci sono «come dice Almunia, dodici o tredici Paesi che hanno difficoltà a osservare il Patto, o c’è qualcosa che non va nei Paesi, o nel Patto». Dall’Economia non arriva invece alcun commento sulla polemica tra il commissario europeo e il presidente del Consiglio. Il ministro, Domenico Siniscalco, interverrà comunque in Parlamento il 27 dicembre prossimo, nel corso di un’audizione proprio sul futuro del Patto di Stabilità, alla Commissione Bilancio della Camera.
Al Tesoro, tuttavia, si consolano con i primi dati sul condono edilizio, dati buoni, che allontanano il rischio di uno scivolamento del deficit pubblico oltre il 3% nel 2004. Il gettito della prima rata è stato pari a 962 milioni di euro, esattamente quanto previsto. Nessun rischio, dunque, di flop: sulla base dei dati relativi alla prima tranche dei pagamenti, appare sicuro anche il residuo incasso previsto nel 2005, e pari a 2,2 miliardi di euro (che serviranno per la copertura degli sgravi fiscali).
Sullo stesso argomento
Articoli in archivio
di Tony Barber su Financial Times del 12/04/2005
di Mario Sensini su Corriere della Sera del 05/04/2005
su Financial Times del 31/03/2005