Da La Repubblica del 19/12/2004

In nome della guerra al terrorismo il Cremlino riduce le libertà: intercettazioni, divieti di spostamento e di raduno

Russia, tutto il potere alle "spie"

Putin affida ai servizi segreti un drastico giro di vite su stampa e sicurezza

di Giampaolo Visetti

MOSCA - Vladimir Putin, evocando la lotta contro il terrorismo, riaffida la Russia ai servizi segreti. A poco più di tre mesi dalla strage di bambini nella scuola di Beslan, impressionato dalla "rivoluzione arancione" in Ucraina, il capo del Cremlino ha imposto a governo e parlamento un drastico giro di vite sulla libertà delle persone e dei mass media. Dopo il diritto di nomina dei governatori regionali, approvato la scorsa settimana, il presidente russo ha fatto passare venerdì il disegno di legge che gli assegna la possibilità di proclamare lo "stato di emergenza preventivo". A capo di tutto viene riportato l´Fsb, l´erede del Kgb sovietico, di cui lo stesso Putin è stato direttore. Basterà che i suoi vecchi compagni della Lubianka lancino un allarme sicurezza, per vedersi riconosciuto il potere di introdurre misure straordinarie. Nessuna verifica o prova da presentare per giustificare il provvedimento.

Dietro la definizione "misure contro il terrorismo" si nasconde l´istituzione di un vero e proprio stato di polizia. L´"attività terroristica" arriva ora a comprendere l´"azione politica", ampliando i requisiti che legittimano la proclamazione dello stato d´emergenza. In risposta a notizie di imminenti attentati, per due mesi i cittadini potranno essere privati della possibilità di spostarsi dal luogo di residenza, di radunarsi nei luoghi pubblici, di manifestare e organizzare picchetti. Le forze dell´ordine potranno limitare gli spostamenti delle persone sia a piedi che sugli automezzi, intercettare le telefonate, installare microspie, oltre che procedere a controlli d´identità, perquisizioni corporali e domestiche.

Giornali e tivù, ormai già sotto il controllo delle autorità, perderanno l´ultimo spazio d´indipendenza. Saranno i responsabili delle cosiddette "azioni anti-terrorismo", i "siloviki", a decidere quanto e come si potrà informare. I giornalisti non potranno più raggiungere il luogo dei presunti attentati, o quello in cui è in corso un´operazione anti-terrorismo. Il capo dell´Fsb avrà il diritto di non fornire alcuna notizia, o di vietare la pubblicazione di informazioni considerate «non opportune». Per il Cremlino anche la guerra in Cecenia è un´azione anti-terrorismo. Secondo la legge, approvata in prima lettura dalla Duma a larga maggioranza, i servizi segreti potrebbero impedire l´accesso dei mass media nel Caucaso, o in intere regioni russe. Un ritorno alle "città chiuse" dell´Urss. Ma potrebbe pure accadere che nessun giornalista possa più recarsi sul posto di un sequestro come quello di Beslan, o del teatro Dubrovka. Saranno le spie, pur sotto accusa dopo una lunga serie di insuccessi, a fornire la versione ufficiale dei fatti. In casi eccezionali, non definiti, il presidente russo potrà inoltre far intervenire le forze armate per «incursioni anti-terrorismo dentro e fuori i confini nazionali». È la prima volta che l´esercito post-sovietico viene coinvolto in azioni non belliche. Anche in questo caso però, a dare gli ordini sarà l´Fsb. Putin, deciso a ridisegnare i servizi dopo un anno disastroso, ha preteso di sottomettere all´intelligence i ministeri degli interni e della difesa, oltre che polizia ed esercito. Un uomo solo, agli ordini del presidente, controllerà tutte le strutture di sicurezza.

Lo stesso quotidiano Isvestia, appena normalizzato, ha sottolineato che anche i deputati della maggioranza putiniana hanno votato la legge, bisognosa di emendamenti legali prima dell´approvazione definitiva, «esibendo plateali smorfie di disgusto». Dure accuse di un «ritorno a un regime totalitario» sono arrivate da ciò che resta dei partiti dell´opposizione democratica. Reazioni estese anche al "processo" celebrato in settimana dal governo contro giornali e tivù. Nel mirino del premier Fradkov è finito il ministro dell´informazione Sokolov, accusato di consentire «notizie negative e poco patriottiche». Sul metodo per controllare meglio l´informazione e gestire la censura si è sfiorata la rissa e la nuova legge è stata rinviata.

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